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R Recensione

6/10

Segreti Di Famiglia regia di Francis Ford Coppola

Drammatico
recensione di Alessandro Pascale

Il quasi diciottenne Bennie va a cercare a Buenos Aires il fratello maggiore Angelo (Vincent Gallo) che non vede da oltre 10 anni. Il fratello (i due sono figli di due madri diverse) è stato in manicomio e ha rotto i ponti con la famiglia, infatti si fa chiamare Tetro (abbreviazione del cognome Tetrocini), a causa di un difficile rapporto rapporto con il padre (Klaus Maria Brandauer) direttore d'orchestra di fama mondiale. Tetro vive con Miranda nel quartiere della Boca e lavora in un piccolo teatro facendo il tecnico delle luci, concede a Bennie di restare solo pochi giorni, il tempo necessario per le riparazioni della nave da crociera in panne sulla quale lavora come cameriere.

mostra spoiler

Nonostante prima di fuggire via avesse lasciato una lettera al fratello minore dove prometteva che un giorno sarebbe tornato per portarlo via e prendersi cura di lui, Tetro non vuole più avere rapporti con la sua famiglia. Un giorno Bennie trova degli scritti di Tetro e, essendo cresciuto nel mito del fratello maggiore e delle sue doti letterarie, decide di trascriverli dato che egli non intende che vengano pubblicati. Quando Tetro lo scopre si infuria, ma Bennie reclama che quella è anche la sua storia e decide di realizzarne una rappresentazione teatrale. Tutto questo contringerà il protagonista a confrontarsi con le le ragioni della sua fuga, fino a svelare a Bennie il pesante segreto che si porta dietro da anni.

Prendi Coppola, uno dei ragazzacci più fichi mai avuti da Hollywood, aggiungici il bello maledetto Vincent Gallo, strapazza il tutto con un bel bianco-nero artistico da film d’essai europeo e il gioco è fatto, eccoti il filmone di turno elogiato da tutta la critica. Certo, non si può dire che Coppola abbia realizzato un brutto film, anzi. Dall’inizio alla fine si è abbagliati dalla sublime fotografia, dalla maestria delle inquadrature mai banali, come solo un grande regista come lui può fare.

Si rimane piacevolmente sorpresi e colpiti quando dopo una mezzora piena ti piovono addosso i colori sgargianti del primo dei tanti balletti e flashback, volutamente stracarichi di colore e messi a fuoco con la più nitida precisione possibile. È il passato certo, inesorabile, che si vuole cancellare ma che se ne sta lì, chiaro e preciso, in tutta la sua eleganza e tracotanza lussuosa, simbolo di una decadenza aristocratica viscontiana. Il mondo in bianco-nero di Tetro invece è oscuro per il giovane Bennie, fratello appena diciottenne che cercherà di fare luce nella vita del fratello per capire anche la propria.

Questa aura di fitto mistero si sposa perfettamente con la messa in piedi di una scenografia accuratissima nella usa essenzialità (l’appartamento argentino di Tetro) nonché nella focalizzazione dei personaggi, ognuno perfettamente a proprio agio per la propria parte: tagliata su misura quella di Tetro per Gallo, ma notevoli anche Maribel Verdù nei panni della sua compagna Miranda, nonché l’esordiente Alden Ehrenreich nel ruolo del giovane Bennie.

L’atmosfera da cinema europeo d’essai (con particolare riferimento alla Nouvelle Vague più intellettuale) non riesce però a nascondere i grossi difetti del film, consistenti soprattutto in una sceneggiatura satura che da un certo momento in poi (grosso modo dal viaggio in Patagonia) comincia a mostrare tutti i suoi limiti. In quel momento è già tutto chiaro e definito; è chiaro ormai quale sia il vero segreto della famiglia Tetrocini. Quello che segue diventa una lunga via crucis in cui cominciano ad accumularsi tensioni e scene madri pesanti e ridondanti.

Non posso perdonare infine a Coppola quei cinque minuti in cui succede davvero di tutto. Troppo in fin dei conti, e con una successione quasi consequenziale che ha del tragicomico. La drammaticità, prima così misurata e realistica, straripa fino a scadere in un kitch melodrammatico esagerato e strabordante. Quasi una deriva da soap opera quei cinque minuti maledetti, che bastano da soli a cancellare tutto quel che di buono era riuscito ad accumulare la prima parte del film. Il giudizio rimane comunque sufficiente, ma la sensazione di aver mancato il capolavoro per una sciocchezza è davvero grande…

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alexmn 7/10

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