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R Recensione

6/10

The Good Night regia di Jake Paltrow

Drammatico
recensione di Alessandro Pascale

Gary è in un brutto momento della sua vita e non riesce a ottenere soddisfazione da niente e nessuno, nè dal lavoro, nè dalla moglie, nè dagli amici. Inizierà a cercare rifugio nel mondo dei sogni dove conosce Anna, una ragazza sexy, divertente e pazza di lui. Ma le cose miglioreranno solo in parte...

Gira e rigira si va sempre a parare lì: sogno o son desto? Si vive per sognare o si sogna per vivere? Il percorso del pluritrentenne Gary (Martin Freeman) è abbastanza esemplificativo di un caso di umanità derelitta uscita malconcia dalla società dei consumi. Pur avendo tutto infatti, Gary non è felice. Ha una bella casa, una bella ragazza (Gwyneth Paltrow), un lavoro tranquillo seppur non totalizzante, e in generale nessun motivo di preoccupazione. Il tipico sogno americano insomma.  

Eppure non va, proprio non va; così abbandonato il sogno di sfondare in campo musicale e piombato in un’afasia pressochè assoluta Gary si rifugia lentamente nel sogno, in cui tutto è perfetto e Anna, una donna perfetta (Penelope Cruz), lo rincorre ogni notte dandogli ogni tipo di soddisfazione.  

Gary inizia a sognare per vivere, per trovare soddisfazione dalle giornate sempre uguali, prive di stimoli e passioni significative. Ma ben presto l’attrattiva notturna si fa sempre più pressante, lasciandolo dipendente come da una pericolosissima droga. Gary inizia quindi a insonorizzare le pareti sconvolgendo la propria camera da letto, trascura il lavoro, la pulizia della casa e va a rompere il precario equilibrio di vita instaurato con la dolce metà.  

Inizia persino a frequentare un guru dei sogni (il redivivo Danny DeVito che ogni tanto spunta fuori dal nulla) che lo aiuta a prendere possesso delle proprie facoltà con qualche trucchetto più o meno attendibile. Ormai Gary vive per sognare e si mostra totalmente incapace di mantenere una vita normale.  

L’esito tragico finale appare scontato, eppure esso arriva dopo un travaglio personale che funge da viaggio di formazione, il quale consente a Gary di capire quali sono davvero le sue vere priorità, del tutto diverse da quelle virtuali di Anna. Il finale agro-dolce pienamente inserito nella realtà trova paradossalmente il suo compimento in un sogno stesso (stavolta forzato e non desiderato), rendendo giustizia all’evolversi stesso del film.  

Film che per la tematica appare pienamente inserito inserito in un filone sterminato che è quello rientrante nel rapporto binario sogno-realtà, tipico di registi del calibro di Fellini, Bunuel e, più recentemente, Michael Gondry. Manca però ovviamente la genialità e il tocco magico di questi autori. Jake Paltrow non è ovviamente tale, pur mostrando, all’esordio dietro la macchina presa, una discreta capacità di messa a fuoco della storia che scorre via senza troppi imbrogli e patemi.  

È interessante infine notare la coincidenza di uscita nelle sale con Coraline e la porta magica, altra analisi di uguale tema (seppur ovviamente con caratteristiche totalmente diverse) tutta incentrata a mostrare come pur essendo triste e monotono, il nostro mondo è pur sempre il miglior mondo possibile. Leibniz esulterebbe. Io invece mi metto le mani nei capelli e mi ribello: sognate gente, sognate. E non smettete mai di credere che tali sogni possano concretizzarsi. L’importante è ricordarsi di mantenere i piedi per terra e fare un passo per volta.

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