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8/10

War Horse regia di Marianne Elliott, Tom Morris

Drammatico
recensione di Alessandro Pascale

War Horse è basato sull’omonimo romanzo di Michael Morpurgo. Pubblicato nel 1982, il romanzo è divenuto uno spettacolo teatrale messo in scena con grande successo a Broadway e a Londra. La sua popolarità ha spinto addirittura la regia di Spielberg a farne un film capace di conquistare 6 nomination all’Oscar.

Siamo alle soglie del conflitto mondiale. Albert e il suo cavallo Joey sono cresciuti insieme ed è proprio la Guerra a separarli. Albert, troppo giovane per esser mandato al fronte, vede partire Joey, venduto alla cavalleria inglese. Allo scoppio della guerra, infatti, un milione di cavalli inglesi parte per il fronte. Solo poche di queste meravigliose bestie faranno ritorno a casa. Ma Joey è un animale coraggioso. Attraversa l’Europa in guerra; in Francia combatte strenuamente al fianco degli Inglesi, per poi servire i soldati tedeschi nelle mani dei quali è caduto. Così, non appena ha l’età per arruolarsi, Albert parte per il fronte determinato a ritrovare il suo Joey e a riportarlo a casa.

Definito “una pietra miliare del Teatro” da The Indipendent e “uno spettacolo unico e commovente” dal Daily Mail la versione teatrale di War Horse adattata da Nick Stafford e diretta da Marianne Elliott e Tom Morris, con la collaborazione della compagnia teatrale South Africa Handspring Puppet Company è in effetti qualcosa di emozionante, che ben merita la visualizzazione cinematografica che arriverà in Italia nella giornata unica del 6 maggio.

L'opera teatrale di Michael Morpurgo, resa famosa dalla trasposizione cinematografica di Steven Spielberg (che ottenne nel 2006 ben 6 nomination agli oscar), sorprende per freschezza, vivacità, ma soprattutto per il realismo con cui riesce a mettere in scena una storia in cui il vero protagonista principale è un cavallo. Per ottenere questo sorprendente effetto tre uomini sostengono e dirigono un complesso cavallo di legno che riescono a manovrare dandogli fattezze reali, a tal punto che lo spettatore si dimentica della finzione scenica, rimanendo sbalordito dalle reazioni genuine e istintive dell'animale.

Rispetto all'opera Spielberghiana questo War Horse teatrale accentua i toni drammatici, rendendo più forte e conflittuale il contrasto tra padre e figlio e accentuando il pathos emotivo della storia, senza per questo appesantirla, anzi riuscendo a ben coniugare brevi siparietti comici ed excursus musicali in una storia che si svolge in maniera equilibrata tra la quieta campagna inglese e il fronte bellico della Prima Guerra Mondiale.

Al centro rimane certo il tema dell'amicizia profonda tra il giovane Albert Narracott e il suo cavallo Joey. È questo il vero motore delle vicende, che pure non lesinano richiami ai motivi dell'antimilitarismo (in nome della fratellanza universale, ben testimoniata dal fatto che l'ammirazione e il rispetto per i grandi cavalli si riscontra sia tra inglesi che tedeschi) e dell'asprezza della situazione sociale contadina, trovando anzi la sintesi proprio nel messaggio di come una vera passione disinteressata possa riuscire a superare ogni avversità.

Praticamente perfetto il cast, la cui bravura fa impallidire le patinate interpretazioni del seppur ottimo War Horse spielberghiano, che trova d'altronde i propri punti forti in peculiarità più tipiche dell'arte cinematografica: la scenografia, gli effetti speciali, la fotografia e il sonoro.

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