R Recensione

6/10

Shakespeare In Love regia di John Madden

Drammatico
recensione di Elena Rimondo

Londra, 1593. Due teatri, il Curtain e il Rose, si contendono il pubblico e le opere di William Shakespeare. Il Rose è sull’orlo del fallimento, ma l’impresario riesce ad assicurarsi l’ultima fatica del commediografo, che ritrova l’ispirazione grazie a un grande amore, quello per Viola, la figlia di un ricco mercante. Tra i due sboccia una storia d’amore intensa ma breve, dato che Viola deve sposare l’aristocratico e insopportabile Lord Wessex.

Shakespeare in Love può essere considerato il capostipite di una lunga serie di film a tema e di produzione inglese che, da qualche anno a questa parte, stanno dominando il cinema europeo e americano, al punto da far spesso incetta di Oscar. Dopo il film di Madden verranno Orgoglio e Pregiudizio (2005) ed Espiazione (2007) di Joe Wright, Il discorso del re (2010) di Tom Hooper (con il quale Shakespeare in Love ha in comune parte del cast, Geoffrey Rush e Colin Firth) e molti altri, fino a Pride (2014) di Matthew Warchus. Tutti questi film – qualcuno più, qualcuno meno – hanno essenzialmente due intenti, uno divulgativo e uno propagandistico. Dietro lo scopo dichiarato di rendere popolare la storia e la letteratura inglese si nasconde l’operazione molto furba di alimentare il mito della cosiddetta Cool Britannia anche attraverso il cinema, con romantiche dimore aristocratiche a fare spesso (ma non sempre) da sfondo alla storia.

In Shakespeare in Love il Bardo, assiduo frequentatore di bettole e bordelli nei bassifondi di Londra, s’innamora di una delicata fanciulla benestante (bionda, tanto per cambiare), residente in una ricca dimora in stile Tudor sulle rive del Tamigi. Gli ingredienti per una storia d’amore indimenticabile ci sono tutti: il divario sociale, un matrimonio combinato, l’animo poetico dei due amanti e una balia compiacente. E in effetti quando il film uscì, nell’ormai lontano 1998, tutto il mondo se ne innamorò, anche se la coppia PaltrowJoseph Fiennes non riuscì a replicare il successo ottenuto da Leonardo di Caprio e Kate Winslet l’anno prima con Titanic. Candidato a 13 premi Oscar, Shakespeare in Love ne vinse 7, tra cui quello come miglior film, migliore sceneggiatura originale e migliore attrice protagonista a Gwyneth Paltrow. In realtà il punto debole del film è proprio l’interpretazione della Paltrow, che risulta ora troppo melensa ora troppo legnosa, col risultato che la passione tra il commediografo più famoso del mondo e la sua musa ispiratrice non riesce mai a coinvolgere veramente. Nella seconda parte del film però il ritmo si fa più serrato, la minaccia costituita da Lord Wessex più concreta e l’intreccio tra vita e teatro più stretto. Qui l’amore tormentato tra Shakespeare e Viola si sovrappone e, anzi, diventa quello tra Romeo e Giulietta, i due sfortunati amanti veronesi, ma a parti invertite perché Viola, travestitasi da uomo per poter recitare, viene ingaggiata per interpretare non Giulietta, bensì Romeo. Il teatro e la poesia diventano così lo spazio in cui i due amanti possono veramente essere sé stessi e vivere la loro passione liberamente in una società rigidamente divisa in caste. Complice un montaggio ad hoc, quel che succede e viene detto sul palcoscenico non è più distinguibile dalla realtà perché teatro e vita ormai coincidono, sono diventati la stessa cosa. La classica associazione tra teatro e finzione viene però ribaltata, al punto che William, con la sua Romeo e Giulietta, vince la scommessa per essere riuscito a rappresentare il vero amore sul palcoscenico.

Se non fosse per qualche caduta di stile nella prima parte, il film di Madden si potrebbe considerare un piccolo capolavoro. Tuttavia il personaggio di Shakespeare, per quanto poco si sappia di certo sul suo conto, è un tale monumento che nel trattarlo bisogna andarci con i piedi di piombo, altrimenti si rischia l’involontariamente comico, come nella scena in cui Rupert Everett/Christopher Marlowe suggerisce ad uno Shakespeare a corto d’idee la trama di Romeo e Giulietta. Bisogna però dare atto che, quando invece il comico è voluto, il risultato è tutt’altro che disprezzabile, complice anche un cast di contorno di grande livello, su cui spicca la regale Judi Dench.

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Mr. Zanon (ha votato 3 questo film) alle 15:34 del primo settembre 2016 ha scritto:

Mi rendo conto che oggettivamente è un film molto valido, ma lo reputo uno dei 5 più sopravvalutati della storia del cinema. Non mi è piaciuto per niente, mi ha stancato subito e lo ho trovato pesante. Tranne per costumi, trucco e scenografie non vedo cosa ci sia di bello. Joseph Fiennes è anonimo e anche la Paltrow non è convincente; anche il resto del cast non brilla (Judi Dench, uno degli Oscar più sbagliati di sempre). La regia di John Madden non ha idee, è piatta e ci tiene solo a mostrare lo sfarzo delle scenografie. La colonna sonora tipica da film storico è dimenticabile e la fotografia la trovo PERSONALMENTE mediocre. La sceneggiatura è costellata di dialoghi banali e ma interessanti e ho trovato il susseguirsi di eventi molto casuale e approssimativo. Inoltre, il montaggio è scolastico e privo di guizzi. Ma, più di ogni altra cosa il film non mi ha appassionato per niente. Mi dispiace per i tantissimi che hanno apprezzato l'opera (giustamente), ma è uno di quei film che, purtroppo, non riesco a non detestare. Buona giornata a tutti....