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8/10

Boxtrolls - Le scatole magiche regia di Graham Annable | Anthony Stacchi

Animazione
recensione di Fabio Secchi Frau

  Nelle fondamenta della cittadina vittoriana di Cheesebridge, vivono i Boxtrolls, trolls che, secondo la leggenda, sgusciano fuori la notte per rubare ciò che gli abitanti hanno di più caro. Sfortunatamente, dopo il rapimento di un bambino, la cittadina, carica di odio verso le creature, si lancia in una brutale caccia ai mostri... Ma i mostri in realtà si sono solo presi cura del bambino che crescerà infatti come uno di loro, almeno fino a quando il loro cacciatore, Archibald Arraffa, non sarà deciso a sterminarli tutti.

 

  Diversità è unicità.  E questo potrebbe essere un eventuale terzo titolo per questo film.

  Boxtrolls – Le scatole magiche è più di un film d’animazione in stop-motion. È un film che esalta la qualità e la condizione di chi o di ciò che è diverso in tutte le sue forme. E potrei finire qui la mia recensione… ma sento il dovere di lodare maggiormente questo titolo e chiunque ci abbia lavorato.

  Con una trama in fin dei conti molto lineare e senza calcare troppo visivamente su un facile conformismo e sul concetto di “normale”, si affronta il tema di ciò che sostanzialmente ci fa differire l’uno dall’altro, esaltandolo e spingendo il diverso a reagire e a non lasciarsi conformare, né a reprimere se stesso all’interno di una immaginaria o reale scatola uguale a tutte le altre.

  Stesso tema, fra l’altro, che si era apprezzato anche in un altro buonissimo film in stop-motion della Laika Entertainment: ParaNorman (2012), nel quale uno dei due registi di Boxtrolls (Graham Annable, nello specifico) ha infatti lavorato. In esso, non si descriveva la mentalità di un bambino come la mentalità di un individuo che accetta tutto e tutti senza porsi domande ma, faceva del suo protagonista un attento osservatore (forse anche più degli adulti) che notava (perché suo malgrado era dotato della capacità di vedere e comunicare con i fantasmi) ciò che era diverso intorno a lui, attraverso cambiamenti e comportamenti che si discostavano da quelli che avevano la maggior parte delle persone. In quel caso, quindi, il bambino percepiva il diverso per colore, consistenza e forma ma, non giudicava. E infatti, gran parte del film era spinto dalla curiosità, dalle domande che Norman si faceva e dal suo voler sapere il perché.

  In questo film, invece, il protagonista ha accettato la diversità e/o l’unicità dei troll perché convinto di farne parte e lotta, dal suo finto ruolo di trolls, per “normalizzare” agli occhi degli umani le strane creature che lo hanno cresciuto.

  Grande onore, dunque, ai registi Annable e Stacchi che, basandosi sul romanzo illustrato "Arrivano i mostri!" di Alan Snow, affrontano con una interessante e, a tratti, molto comica sceneggiatura la seguente domanda: è così importante sentirsi uguale agli altri? E lo fanno con uno stile audiovisivo assolutamente ineccepibile e che regala molte soddisfazioni al curioso spettatore.

  Una buona pellicola di animazione che dovrebbe essere uno spunto di riflessione anche per gli adulti, perché la diversità a volte, fa più paura a noi che ai bambini. Siamo noi adulti a spaventarci per ciò che non conosciamo ed è per questo che evitiamo di avvicinarci, di capire, di fare domande e così, senza sapere nulla e totalmente privi di informazioni, decidiamo che non vogliamo avere nulla a che fare con questa o quella cosa sconosciuta che sembra brutta e spaventosa.

  Un plauso al doppiaggio di Massimo Lopez, assolutamente azzeccato nel ruolo di Archibald Arraffa, il vero cattivone del film che, guarda caso, a tempo perso si diverte anche lui a essere “diverso”: una drag queen di nome Madame Frou Frou. Come non sorridere di fronte a una pellicola con così tante sfumature? Come?

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