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4/10

Manuale D Amore 3 regia di Giovanni Veronesi

Commedia
recensione di Antonio Falcone

Tre episodi, introdotti da un moderno Cupido, volti a descrivere l’importanza dell’ amore nelle varie fasi della vita, giovinezza, maturità e…oltre.

Terzo capitolo di una sorta di saggio sul tema dell’amore, considerando che il regista Giovanni Veronesi ha in cantiere altre due parti a completare il tutto, Manuale d’amore 3 spreme sino in fondo sia la formula ad episodi cara al nostro cinema, rispolverata con il primo film, sia l’uso di attori noti al pubblico, cavalcando sulla strada maestra del già visto e della banalità.

Manca infatti la precisa volontà, già in fase di sceneggiatura (lo stesso regista, Ugo Chiti e Andrea Agnello), di connotare la pellicola da un punto di vista concretamente e compiutamente cinematografico, dandogli un minimo di nerbo, una sua identità: difficile definirla una vera e propria commedia, lasciando da parte, una volta per tutte, l’abusata appendice “all’italiana”, complici l’inorganicità tra i tre episodi che la compongono, estremamente ondivaghi tra l’umorismo puro e semplice, riflessioni esistenziali e satira di costume, e la scarsa caratterizzazione dei personaggi, specie quelli secondari (penso a Paolo Ferrari e Lella Costa), tra noia e poche risate.

Un improbabile Cupido tassista (Emanuele Propizio), con tanto di arco e frecce, ci conduce lungo la narrazione, declamando con dilettantesca enfasi ovvietà sull’importanza dell’amore nelle varie fasi della vita. Giovinezza: Roberto (Riccardo Scamarcio), giovane avvocato in procinto di sposarsi con Sara (Valeria Solarino), viene inviato dallo studio legale del quale fa parte in un paesino della Toscana per convincere dei contadini un po’ testoni a cedere il loro terreno, rientrante in un progetto di speculazione immobiliare; in una realtà bucolica, microcosmo a sé stante, abitato da fancazzisti reduci dal circo pieraccioniano più che eredi della supercazzola monicelliana, il nostro cederà alla tentazione rappresentata dalla misteriosa Micol (Laura Chiatti) per poi tornare alla sua vita di sempre, con una nuova “saggezza”.

Maturità: l’affermato giornalista televisivo Fabio (Carlo Verdone), marito fedele, è coinvolto in una frenetica avventura con Eliana (Donatella Finocchiaro), afflitta da sindrome bipolare e già nota ai carabinieri per il reato di stalking; pur nella solita tiritera dell’uomo maturo alle prese con una donna più giovane, qui si ride, senza gridare al miracolo, grazie alla perfomance comica della Finocchiaro, mentre Verdone forse pecca della solita bonomia, quando un certo cinismo avrebbe dato spessore ulteriore al personaggio.

Oltre, Adrian (Robert de Niro), anziano professore di origine americana trasferitosi a Roma dopo un trapianto di cuore, vede quest’ultimo riprendere a battere per la bella Viola (Monica Bellucci), figlia del suo caro amico Augusto (Michele Placido) portiere del palazzo dove abita: se Placido e la Bellucci interpretano in fondo se stessi e De Niro dimostra la consueta professionalità recitando in italiano (e pensando in inglese), appare evidente una mancata alchimia tra i tre interpreti.

La speranza è che Veronesi, in vista dei paventati seguiti, riesca a guardare lontano, magari, senza essere troppo sofistici, evitando di prenderci per grulli: anche il celiare può essere arte.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.

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dalvans (ha votato 2 questo film) alle 11:42 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Inutile

Brutto