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6/10

Ricordati Di Me regia di Gabriele Muccino

Drammatico
recensione di Guido Giovannetti

La famiglia Ristuccia sta attraversando un classico periodo di crisi adolescenziale: la figlia 18enne, Valentina, è sempre più in conflitto con i genitori  a causa del suo sogno (vuole lavorare in TV e sembra disposta a far di tutto per riuscirci); il figlio, Paolo, anch’egli 18enne, è in una fase di profonda depressione (non ha nessun amico che gli voglia davvero bene, e si è fissato su una ragazza che non lo corrisponde). Ma la crisi della famiglia Ristuccia è più profonda, perchè anche Carlo (il padre) e Giulia (la madre) sono in fase di rotta (lui ha anche un’amante, Alessia). L’incidente di Carlo, investito per errore da un’auto, sarà l’evento scatenante per la creazione di un nuovo equilibrio.

Ricordati Di Me è un film davvero difficile da analizzare: da un lato è quanto di più stereotipato abbia mai visto, ma dall’altro ha un fascino tutto suo che (in parte) gioca proprio su questo. Cerco di spiegarmi meglio; partendo dal soggetto, ci troviamo davanti ad un simil-seguito de L’Ultimo Bacio (altro film di Muccino) che vuol fare una certa critica della società medio-borghese, mostrandone le nevrosi e le frustrazioni nascoste dietro ad una maschera di apparente normalità (American Beauty e anche Lontano Dal Paradiso sono punti di riferimento a tratti evidentissimi). Eppure qui c’è un quid in più; nei due film citati hanno grande importanza l’amore e la passione matrimoniale della coppia, al cui crollo fa seguito quello della “maschera” di perbenismo apparente dei personaggi; la pellicola di Muccino si concentra maggiormente sulla necessità di essere ritenuti importanti dagli altri, ed anche l’amore è visto solo in quest’ottica (“Credi sempre che io valga qualcosa?” chiederà Carlo all’amante “tradita”, ed anche il figlio vuole trovare una ragazza solo per avere qualcuno che tenga davvero a lui). Inoltre, rispetto alle due pellicole Statunitensi, Ricordati Di Me si chiude su un’atmosfera del tutto diversa, grazie ad un finale meno drammatico (ma non meno intenso, visto che senza dubbio è il punto più alto dell’intera pellicola) e più ambiguo.

I personaggi: chi negherebbe che si tratti di assoluti stereotipi? Così li ha definiti (con buona ragione) il Morandini: “il Sognatore Fatuo, la Moglie Isterica, la Zoccola Volitiva, l’Adolescente Insicuro”. Ovviamente il mestiere della Morante (quando c’è da fare la nevrotica batte pure la divina Mezzogiorno) e soprattutto del sempre efficiente Bentivoglio, innalza di molto il livello dei loro personaggi; ma anche i due figli (che pure sono interpretati da un Silvio Muccino. e una Romanoff in gara per la palma del peggiore, palma che alla fine assegno alla ragazza nonostante l’improponibile zeppola del giovane Silvio), per quanto banali e scontatissimi, possiedono in fin dei conti una funzionalità narrativa che in qualche modo li riabilita dalla loro “pochezza” (probabilmente ci mette del suo anche Gabriele Muccino, che non sarà il mostro sacro della cinepresa ma non è nemmeno uno scarsone da buttare via in toto).

Monica Bellucci: la signora Cassel, dotata di alto tasso erotico (secondo un nutrito gruppo, di cui il sottoscritto non fa parte), non è mai stata altrettanto dotata in campo recitativo. Sarà che il suo personaggio è (senza dubbio) quello meglio scritto (l’unico davvero non stereotipo, anche se pure qua non si spicca per originalità), sarà che deve parlare poco, ma stavolta la Bellucci è davvero sorprendente, molto naturale e credibile, e risulta la migliore della baracca insieme ai due “vecchi” (forse addirittura meglio della Morante). Manuale D’Amore 2 e Manuale D'Amore 3 sono lontani anni luce.

Anche la narrazione è di un banale che rasenta la favoletta, eppure secondo una diversa ottica potrebbe essere vista come incredibilmente efficace. Praticamente tutto va male, malissimo, a “tragedia greca”, fino al fantomatico incidente; da lì in poi va tutto bene, benissimo, “e vissero tutti felici e contenti”. Ora questa netta dualità di registri è fastidiosissima nella sua totale prevedibilità, eppure alla luce dell’ottimo finale (che fiacca la serenità della fase positiva) acquista una valenza tutta nuova e innegabile. Ad un livello più microscopico, anche i dialoghi sono banalissimi, già sentiti; ma è ovvio che Ricordati Di Me giochi, almeno in parte, su questi stereotipi portati all’eccesso della macchietta, e dunque anche questo aspetto può risultare, in qualche modo, funzionale alla volontà descrittiva della pellicola (per quanto resti una scenggiatura intrinsecamente bassa).

Ricordati Di Me, dunque, è un’opera tanto banale quanto efficace, gestita da un’efficiente regista e interpretata da un cast bianco/nero (che recita o bene o male, senza vie di mezzo), che appassiona nella sua semplicità e crea sdegno per la sua totale mancanza di originalità. Con una trama più innovativa o personaggi dalla caraterizzazione più coraggiosa, il film di Muccino avrebbe avuto valenza maggiore; ma essere riusciti a realizzare un prodotto a tratti interessante partendo da questi presupposti è comunque da apprezzare.

 

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Voto degli utenti: 6/10 in media su 4 voti.
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alexmn 7/10

C Commenti

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fiorellino48 (ha votato 7 questo film) alle 20:56 del 23 febbraio 2019 ha scritto:

chiedo se qualcuno ha visto il film e sa alla fine Valentina con chi si fidanza dopo aver ''mollato'' colui che l ha introdotta nello spettacolo grazie