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4/10

Il ragazzo invisibile regia di Gabriele Salvatores

Fantastico
recensione di Carlo Danieli

Michele è un ragazzo di tredici anni, alle prese con i difficili cambiamenti che la sua età gli impone. Ai margini della classe, vessato da due bulli che peggio non si potrebbe e con pochi amici, sembra vivere in un mondo a sé stante. Un giorno compra un vestito da supereroe cinese e s’accorge che può diventare invisibile. Merito del vestito o di poteri propri che non sapeva di avere?

Coraggioso salto nel fantasy per Gabriele Salvatores, che con Il ragazzo invisibile tenta di esplorare terreni pressoché sconosciuti per il cinema italiano, con risultati, bisogna dire, piuttosto deludenti. Il fantasy e la fantascienza sono da sempre un punto di forza del grande cinema americano, tanto che ogni anno puntualmente esce il consueto Independence Day di turno, in cui assistiamo alla classica invasione aliena abilmente respinta dalle forze statunitensi, nelle vesti di salvatori del mondo. Per non parlare del filone Marvel-Comics e company, da sempre impegnati nei vari biopic sui i più famosi supereroi, arrivando addirittura a fare il remake del remake (vedi il caso Spiderman). Salvatores perciò se ha un merito è quello di avere sdoganato il concetto per cui il cinema italiano non può occuparsi di certi generi, fantasy compreso. La sua incursione non si riduce ad un copia e incolla del grandi blockbuster americani, in quanto, e questo è un altro merito, il regista siciliano impiega tutta farina del suo sacco, con uno stile ed una poetica prettamente personali. Questo fa sì che Il ragazzo invisibile sia una pellicola che viva di vita propria, con un’anima singolare e indipendente da prodotti simili. Ma ciò non basta a farne un film ben riuscito.

Se nei primi venti e passa minuti la trama è ancora godibile e interessante, superata la prima mezz’ora il film pasticcia e si ingarbuglia senza più riuscire a districarsi. Le tematiche adolescenziali sono buttate là senza un perché e senza una vero sviluppo, e tanti, troppi punti, sono involontariamente imbarazzanti. Primo fra tutti l’incontro tra il piccolo protagonista Michele e la sua amica Stella, che rappresenta il punto di rottura, dal momento che da quella scena in poi tutto peggiora gradualmente senza riuscire più a risollevarsi. Per un finale che fa tanto Hunger Games, seminando mille indizi per un possibile e probabile sequel. Se il film rimane incerto tra un Superman de noialtri e pretenziose denunce sulle difficili problematiche adolescenziali, ben peggiore risulta la scelta degli attori. Gli adulti sono tutti fuori ruolo, davvero improbabili sia la Golino sia Bentivoglio, e i bambini non sono da meglio, con una recitazione palesemente infantile. In più non si capisce questa ossessione di Salvatores per la cultura russa, che già era stata portata sullo schermo con il non brillantissimo Educazione Siberiana. Ne Il ragazzo invisibile addirittura i russi tornano a essere rappresentati come accadeva nei film americani della guerra fredda, ovvero brutti, sporchi e molto cattivi. Infine il taglio della regia non pare azzeccato, con un approccio troppo buonista, indulgente e paterno. Insomma Salvatores nelle vesti di cinefantasy non convince affatto. Rimane un dato di fatto incontrovertibile: di tutto il cinema italiano è stato solo Sergio Leone a riuscire a trattare con successo un genere che italiano non lo era affatto. Altri tempi.

 

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
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alexmn 7/10

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tramblogy alle 14:00 del 24 dicembre 2014 ha scritto:

boommm!!..wahahahahah....auguri cinema italiano!!!

alexmn (ha votato 7 questo film) alle 2:40 del 25 dicembre 2014 ha scritto:

non è un capolavoro ed è assai lontano dall'essere un film perfetto. però, per il target a cui pare essere rivolto, mi sembra un film che può funzionare bene come versione nostrana dei film supereroistici (seppur con un budget assolutamente non paragonabile). da qualche parte, bisognerà pure iniziare per dare un'alternativa di sopravvivenza al nostro cinema, magari sull'esempio dell'industria francese.

in una carriera non sempre sullo stesso livello, di salvatores apprezzerò sempre la capacità di provare a cimentarsi in generi diversi mantenedo alcuni temi chiave della sua idea di cinema. non è abbastanza per il cinema italiano, ma non è nemmeno poco considerando l'attuale stato di salute.

tramblogy alle 18:50 del 25 dicembre 2014 ha scritto:

cos'ha?