R Recensione

7/10

Chiamatemi Francesco - Il Papa della Gente regia di Daniele Luchetti

Biografico
recensione di Carlo Danieli

La vita di Jose Mario Bergoglio, al secolo papa Francesco I, focalizzata in tre momenti principali: il suo operato al Collegio dei Gesuiti durante la dittatura di Videla, la sua nomina a vescovo ausiliare di Buenos Aires e infine la vigilia della partenza per Roma, poco prima dell'elezione al soglio pontificio.

Daniele Luchetti decide di sorprendere tutti e quasi nulla racconta del privato di Papa Francesco: il momento della vocazione è solo accennato e viene ancor meno rappresentato il suo cammino spirituale. Lo scopo del regista è di rivelare altro: le radici e il percorso di Jorge Bergoglio, un emissario di Dio, ma prima di tutto un uomo, un combattente, una personalità profondamente umana che lotta per le proprie idee e non si piega al compromesso. Emerge perciò la figura di un pontefice strettamente legato alla propria terra, un uomo che non ha scordato la propria storia e le proprie origini, tanto da rimanere in fondo, anche dopo la nomina a successore di Pietro, sempre lo stesso. Il Bergoglio argentino non è molto diverso dal Bergoglio romano. Lucchetti si inoltra in un racconto lineare, che se da un lato si avvicina alla sobrietà, dall'altro rischia di essere povero di sussulti. In effetti il film, che pure ha il merito non cadere nella costruzione di un "santino" patinato, non riesce ad elevarsi da una costanza fin troppo eccessiva e mancante di un certo pathos. Di positivo c’è senza dubbio l’emersione della straordinaria statura morale e la forza rivoluzionaria di papa Francesco, la cui figura viene tracciata senza stereotipi e con una notevole vicinanza alla realtà. Come? Attraverso un'attenta ricerca e documentazione, fra libri (uno su tutti Francesco il Papa della gente di Evangelina Himitian), documenti ufficiali e sopratutto testimonianze dirette di chi ha vissuto e lavorato in terra argentina a fianco a del futuro papa. Il risultato di questa indagine, più storica che psicologica, è alla base del film, concepito, a dire il vero, più per la televisione che per il cinema. La versione originale infatti nasce come prodotto televisivo e quello proiettato nel grande schermo è solamente una versione più ridotta (98 minuti rispetto ai 270). A dirla tutta si nota che la versione cinematografica soffre di alcuni tagli, soprattutto di temporali, piuttosto evidenti, e arriva al finale con il fiato tirato. Alla fine però il risultato pur non eccellendo, almeno in questa versione, rimane dignitosissimo e per certi versi coraggioso, in particolar modo nel delineare una figura autentica del protagonista, lontana da eccessi in un verso e dall’altro. Molto bravo il trentanovenne attore argentino Rodrigo della Serna, che dà volto, voce e cuore al giovane Bergoglio.

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