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4/10

La Peggior Settimana Della Mia Vita regia di Alessandro Genovesi

Commedia
recensione di Alessandro Giovannini

La settimana precedente il matrimonio fra Paolo (Fabio De Luigi), impiegato milanese con una spasimante in ufficio e un grande amico napoletano, e Margherita (Cristiana Capotondi), rampolla di una ricca famiglia residente sul lago di Como: una settimana di equivoci, fraintendimenti, uccisioni involontarie e confronti fra le controparti.

Il film è l'esordio alla regia cinematografica di Alessandro Genovesi, autore teatrale di Happy Family, di cui ha curato l'adattamento cinematografico diretto da Gabriele Salvatores (che ha coadiuvato come aiuto regista). Per questo film si è ispirato ad una serie tv inglese trasmessa dalla BBC nel 2004, The Worst Week Of My Life.

Lo spunto di base è carino anche se non brilla di originalità. La commedia ha più che altro il pregio di svolgersi come una sequenza di gag più o meno sviluppate, più o meno verosimili, più o meno divertenti, che hanno luogo nei sette giorni (in cui è scandita la narrazione) che precedono il matrimonio tanto atteso dai due sposini.

Come tutte le commedie, regia e tecnica sono subordinate agli interpreti, tutti nella parte e mediamente spiritosi, il cui pregio principale sta nella naturalezza della recitazione: le situazioni che si vengono a creare sono per buona parte verosimili, e ciò contribuisce a creare una certa continuità  fra attori e spettatori. A volte si scivola nel grottesco e nell'inverosimile, e questi sono i momenti peggiori. Tuttavia la mancanza di volgarità e l'appeal leggero del film rendono la visione accettabile. Gradevole la colonna sonora, con una performance in scena della cantante Arisa.

Nota negativa invece proprio per la sceneggiatura, cosa che da un autore teatrale non ci sarebbe aspettati: molto spesso la situazione va a terminare con uno fade sul primo piano urlante di De Luigi, palesando una natura da sketch televisivo più che cinematografico: non per niente la produzione è Colorado Film, dal che si comprende (ma certo non si giustifica) un'impostazione adatta alla trasmissione su piccolo schermo.

Purtroppo questo sta diventando la norma in Italia, paese con pochi produttori, in cui quelli che ci sono si occupano sia di tv che di cinema, intendendo il secondo come medium necessario ad aumentare gli ascolti sulla prima. That's entertainment, pardon: that's business.

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