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6/10

Ciliegine regia di Laura Morante

Commedia
recensione di Nicole Musto

Amanda soffre di androfobia: teme il tradimento, la menzogna e l'abbandono, per questo si dimostra fredda, cinica e distaccata nei confronti degli uomini, sempre pronta a individuare un passo falso, un segnale di debolezza o inadeguatezza nell'altro. La notte di capodanno incontra Antoine, a causa di un malinteso crede che sia gay e si dimostra con lui dolce, comprensiva e tenera... è solo un qui pro quo o cupido ha scoccato la sua freccia?

La protagonista di questa commedia romantica dal retrogusto un po' amaro è una donna delusa e scoraggiata dalle esperienze avute col genere maschile, esigente quasi fino alla ricerca di perfezione e per questo capricciosa, affezionata a un'idea talvolta fiabesca dell'amore, fatta di una totale intesa e comunione di idee, intenti, gesti e modi di vivere, una simbiosi insomma difficile da trovare in una relazione di coppia che è fatta anche di incomprensioni, compromessi ed errori alle volte. La paura della delusione spinge Amanda ad adottare un atteggiamento da gendarme, il suo fare sempre sospettoso e diffidente nei confronti dell'altro rende il personaggio simpatico fino al ridicolo in alcuni frangenti.

E' evidente che questo suo comportamento è una sorta di autodifesa, una protezione dalla sofferenza che teme di provare qualora i rapporti sentimentali si rivelino un buco nell'acqua; la sua paura di scegliere, di affidarsi all'altro la paralizza a tal punto che preferisce evitare qualsiasi contatto, rifugiandosi nel suo mondo di convinzioni e paranoie che sviliscono il genere maschile in toto. L'intreccio, seppur grottesco in alcuni frangenti, regge nella quasi totalità del film, cala nell'ultima parte, dove a mio giudizio è ormai orchestrato da troppe persone, tra chi sa e chi non sa, dove subentra inoltre la figura dello psichiatra interpretato dal marito di Florance, la migliore amica della protagonista, che nei suoi siparietti cerca di trarre conclusioni e annotazioni sull'evolversi della vicenda con opinioni e frasi filosofiche spesso enigmatiche, che a volte strappano un sorriso, mentre a volte restano incomprensibili e noiose.

La prova degli attori è buona, il cast è brillante e la recitazione è leggera e adatta allo spirito di una commedia; oltre a Laura Morante, che incarna la protagonista, degna di nota è l'interpretazione di Isabelle Carre, che conferisce al ruolo di Florance, una figura chiave dell'intreccio, brio e vivacità, compensando e mitigando il cinismo e la negatività dell'amica Amanda, ma senza scadere nell'immagine di una donna superficiale o frivola. L'esordio alla regia della Morante, che ha anche curato la sceneggiatura del film, è positivo, l'ambientazione e la realizzazione di alcune scene, come quelle nell'appartamento tanto ammirato dalla protagonista o quelle nel parco, sono suggestive. Nonostante ciò non si nota un linguaggio personale, il racconto si svolge in maniera lineare e l'impressione è quella che sia stata dedicata maggiore attenzione alla stesura della storia piuttosto che alla ricerca di un modo originale di rappresentarla.

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