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9/10

Alien regia di Ridley Scott

Fantascienza
recensione di Guido Giovannetti

L’astronave da trasporto Nostromo, carica di minerale da riportare sulla Terra, è abitata da un ristretto equipaggio di sette individui e controllata (in gran parte) da un’intelligenza artificiale, Mother. Captato uno strano segnale, simile ad un S.O.S., la nave interrompe la sua normale rotta di rientro, svegliando dall’ibernazione l’equipaggio che dovrà controllare se vi siano feriti da soccorrere. Durante l’esplorazione del pianeta da cui proviene il segnale, una strana forma di vita attacca uno degli astronauti, attaccandosi alla sua faccia come una piccola piovra: al ferito vengono prestati soccorsi immediati all’interno della navicella, fino a che l’alieno non abbandona spontaneamente la sua posizione…

Dopo una lunga parentesi sulla sua filmografia “minore”, finalmente mi sono concesso la visione di uno dei pezzi da novanta di Ridley Scott, ovverosia il primo, omonimo capitolo della saga sul mostro Alieno più famoso di tutti i tempi (insieme ad E.T., ovviamente). E, finalmente, ho avuto la soddisfazione che cercavo da tempo in un film di Scott: Alien è un thriller fantascientifico di sicura presa, con tutti gli ingredienti al suo posto per offrire un intrattenimento intelligente allo spettatore, senza rinunciare alla qualità che contraddistingue i grandi film del Cinema mondiale.

Partendo dall’aspetto più ovvio, è impossibile non rimanere colpiti dalla validità “tecnica” della pellicola: scenografie spettacolari e claustrofobiche, fotografia atta a rendere più oscuri i già poco illuminati corridoi della navicella, montaggio che rimedia ad alcune problematiche tecniche (quando l’alien uccide il terzo astronauta, lo vediamo frontalmente e si nota che è un pupazzo/comparsa in costume, ma grazie ad una rapido taglio sulla scena l’effetto è comunque assicurato: stesso discorso per la scena della “nascita” dell’alieno). E gli effetti speciali che animano il mostro alieno (firmati anche da Carlo Rambaldi, lo stesso che lavorò proprio alla figura del succitato E.T.) finirono premiati con un giustissimo Oscar: oscuro, viscido, nauseante, con due bocche allungabili ed un esoscheletro quasi da insetto, l’Alien è uno dei più terrificanti ed angoscianti cattivi della Storia del Cinema.

La regia di Scott aumenta a piccole dosi il pathos. Alien è giocato su un’alternanza continua fra tempi morti e picchi di tensione (coincidenti con le incursioni “mordi e fuggi” del mostro), dove le lunghe sequenze di calma apparente servono solo a far rilassare parzialmente lo spettatore, per poi colpirlo a tradimento quando la guardia è ormai abbassata. Mano a mano che la vicenda avanza, però, Scott calca sempre di più la mano, e non viene più concesso di tirare il fiato: i personaggi sono immersi in un costante clima di angoscia e smarrimento, esattamente come la navicella è ormai satura di gas fuoriuscito dai macchinari danneggiati. E quando uno pensa che tutto sia ormai concluso, e il clima si stempera nuovamente, Scott provvede a farci cambiare subito idea e stato d’animo.

Per quanto riguarda lo script, Alien è una sapiente Matrioska narrativa, perchè proprio come la statuina russa, dove più bamboline sono inglobate l’una nell’altra, qui i colpi di scena sono svelati all’improvviso, uno alla volta: apri la prima Matrioska, e dopo poco ti accorgi che ce n’è un’altra, e un’altra ancora… E anche quando arrivi a quella piccolissima, quella che reputi essere l’ultima, osservando meglio ti accorgi che anche quella è un involucro, e che le bamboline hanno ancora una sorpresa in serbo per te. Un susseguirsi continuo di colpi di scena, che al pari dell’alternanza fra rilassato e tensivo delle atmosfere creano un fortissimo saliscendi emozionale. Per fare un esempio: oggi sappiamo che Ripley è la protagonista, ma se ci sforziamo di scordarci questo dettaglio vediamo che la pellicola presenta Dallas/Tom Skerritt (il capitano) come personaggio principale; la sua morte a metà film è dunque spiazzante, perchè lo spettatore perde completamente quei pochi punti di riferimento/sicurezze che poteva avere (lezione ripresa con grande maestria da Wes Craven nel suo sottovalutatissimo Scream).

Con un cast davvero valido, zeppo di ottimi attori all’epoca poco conosciuti, ma che avrebbero fatto molta strada (Sigourney Weaver, John Hurt e Ian Holm/Bilbo Baggins, vennero praticamente lanciati da questo film), Alien conferma anche a distanza di 33 anni il suo status di capolavoro fantascientifico. È un thriller solido e ben strutturato, che crea atmosfere uniche nella loro oscurità, e che ha praticamente lanciato il genere “mostro”, creando due Icone assolute della Cinematografia (oltre all’Alien stesso, il personaggio di Ripley/Sigourney Weaver è la “final girl” più famosa e valida di tutte): forse ci sono un paio di forzature, come quando la lucidissima e razionale Ripley si butta all’inseguimento del gatto pur sapendo del pericolo che incombe, ma visto l’altissimo livello generale ci si può passare sopra senza troppi problemi.

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Voto degli utenti: 9,2/10 in media su 13 voti.

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tramblogy (ha votato 10 questo film) alle 15:25 del 20 ottobre 2012 ha scritto:

Forzature sul gatto....si chiama briciolo di umanità prima che esploda tutto, non ti sembra normale?e poi e' inserito obbligatoriamente nella narrazione del film, impossibile da eliminare...l inseguimento come lo chiami tu, sta solo in un unico ambiente,...comunque e' un 10.