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8/10

Abyss regia di James Cameron

Fantascienza
recensione di Alessandro Pascale

Un sottomarino americano si schianta dopo essere entrato in contatto con qualcosa di "inspiegabile". In uno scenario di guerra fredda partono immediatamente i soccorsi dell'esercito per tentare di salvare eventuali sopravvissuti, rientrare in possesso delle testate nucleari e soprattutto capire la causa dell'incidente. Si fa ricorso ad una squadra della Navy SEAL, spedita a bordo di una piattaforma subacquea privata, chiedendo agli operai della compagnia petrolifera proprietaria dell'impianto di collaborare. Ben presto però scoppieranno numerosi e forti tensioni sia all'interno della piattaforma, rimasta isolata dalla superficie a causa di un ciclone, sia a livello internazionale, con l'incremento di incidenti diplomatici tra USA e URSS. Tutto ciò però passa in secondo piano per gli operai che negli abissi del mare entrano in contatto con una realtà sconosciuta dai tratti extraterrestri...

Prima di Avatar James Cameron era “quello di Terminator e Titanic”, quindi di alcuni dei kolossal di maggiore successo del cinema hollywoodiano moderno.

Poco ricordato è però Abyss, opera costosissima (all'epoca costata circa 70 milioni di dollari) e maestosa per la sua ambizione artistica e progressista. Anticipiamo subito che prendiamo qui in considerazione la versione director's cut di 171 minuti (25 in più di quella uscita nelle sale all'epoca, con un cambiamento di finale notevole).

Di carne al fuoco Cameron ne mette davvero tanta, ma i temi davvero importanti vertono verso la necessità da parte dell'uomo di controllare la propria schizofrenia animalesca e un po' infantile, giungendo ad uno status vivendi in cui non vi sia spazio per la paura del “diverso”, per la minaccia nucleare e per le guerre.

Per giungere a queste conclusioni “politiche” Cameron sceglie una storia che appare un misto tra fanta-politica e pura fantascienza stile UFO Spielberg-hiana, in cui gli alieni sono esseri pacifici, buoni e protettivi verso l'umanità.

Si sfiora il genere catastrofico solo nel finale, con spettacolari effetti speciali che anticipano numerosi film successivi che mostrano le città del globo invase dalle acque (un esempio su tutti Deep Impact). In realtà Abyss è un film che indaga soprattutto la psiche umana: nel versante canonico e tradizionale del rapporto sentimentale di una coppia in crisi (e ovviamente l'amore trionferà...); soprattutto però per la grandezza dei pericoli che può apportare la pur minima deviazione dalla razionalità di un essere umano dotato di una certa dose di poteri conferitigli. Si mette sotto accusa la gerarchia e l'autorità (rispecchiate nell'opera dalle forze armate), a favore del dialogo e dell'autorevolezza. Tale è l'antitesi tra anti-eroe (il tenente Hiram Coffey, alias Michael Biehn) ed eroe (Virgil 'Bud' Brigman, impersonato da Ed Harris), semplificazione dello scontro tra bene e male, tra apocalisse nucleare e salvezza dell'umanità, tra istinto e razionalità, tra follia omicida e altruismo solidaristico.

Il messaggio di Cameron è chiaro: solo l'atto buono fine a sé stesso e privo di secondi scopi riesce a dare una speranza all'umanità di un qualsiasi futuro. Lo sfondo storico in cui è calata la vicenda è ancora quello della guerra fredda tra USA e URSS, che a causa di un incidente ad un sottomarino nucleare americano arrivano presto ai ferri corti per la mancanza di fiducia reciproca. Il fatto che il film sia uscito nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino, rende un po' meno probabile il pericolo politico cardine dell'opera, ma se l'attenzione viene spostata sul pericolo nucleare in sé la questione diventa invece attualissima sia per l'epoca (fresca la vicenda di Chernobyl avvenuta nel 1986) che per l'attualità (Fukushima...). Il pericolo nucleare veleggia per tutta l'opera e diventa il motore attorno a cui ruotano tutte le azioni e i pensieri dei vari personaggi. In ultima istanza è la sua presenza che porta alla pazzia Coffey, ed è per sventarne la minaccia che “Bud” rischia la vita garantendo la salvezza della razza umana.

Interessante la scelta di Cameron (autore anche di soggetto e scenografia) di ambientare la vicenda negli abissi del mare, facendo “pratica” per alcune scene del successivo mastodontico Titanic (peraltro con grandissimi problemi e disagi, a detta degli stessi attori). L'effetto costante è quello di un thriller psicologico che mantiene punte di tensione assai alte, sfruttando (come in Alien) l'ambiente chiuso e claustrofobico, inquadrato con un'eccellente fotografia. Buoni gli effetti speciali complessivi (con lo zampino della Industrial Light & Magic di George Lucas), anche se forse inseriti un po' troppo a forza e fini a sé stessi in un film che trova la sua forza nei travagli individuali più che nelle scenografie maestose.

Un punto debole consiste forse nel cast non esaltante: Mary Elizabeth Mastrantonio e Ed Harris appaiono un po' ingessati senza riuscire a trascinare emozionalmente fino in fondo, mentre non si riesce ad affiancare loro delle “spalle” adeguate in grado di dare un valore aggiunto all'opera. Nell'ingessamento generale degli attori l'unico motivo di interesse diventa la degenerazione di Michael Biehn, che aggiunge senz'altro dinamicità all'azione.

Complessivamente però un film che merita ampiamente di essere (ri)-scoperto.

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 2 voti.
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Slask 7/10

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tramblogy alle 23:24 del 26 giugno 2012 ha scritto:

Insomma...