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5/10

Robin Hood regia di Ridley Scott

Drammatico
recensione di Dmitrij Palagi

Inghilterra, 13simo secolo. Robin Hood, un arciere esperto stanco della guerra e interessato solo a sè, dopo la morte di Riccardo Cuor di Leone, torna in Inghilterra. A Nottingham si innamora della vedova Lady Marian (Cate Blanchett), scegliendo di restare nella città per combattere povertà e tirannia, finendo per ritrovarsi coinvolto in una guerra civile, fomentata dai francesi, tra i nobili del nord e il nuovo re.

Ondate di delusione si infrangono su questa monumentale opera di 148 minuti. Delusione per chi si era lasciato illudere di trovarsi davanti a un nuovo Il Gladiatore. Delusione per chi venerava Ridley Scott come alter ego di Steven Spielberg. Delusione per chi si aspettava un Crowe in calzamaglia che salta tra un albero e l'altro, costantemente alle prese con l'arco.

Per gli altri, purché non schizzinosi, un buon film dalle dimensioni epiche, privo di profondità. Stai due ore e mezzo sulla poltroncina (fate che sia comoda), incantato e ammirato. Mancano il coinvolgimento e la passione. Sembra una versione più riuscita de Le Crociate, non certo quel capolavoro cui cercava di prepararci il lancio pubblicitario. Si stringe l'occhio al patchwork popolare de Salvate il soldato Ryan. Si decide di lasciare la storia di Robin Hood in secondo piano, tanto da indurre qualcuno a lamentarsi che per 90 minuti nulla si richiami alla tradizione dell'immaginario comune.

Al solito ogni tentativo di ricostruire storiograficamente il contesto è abbandonato a favore di un realismo fantastico. Si aggiunge la voglia di piegare a canoni scottiani la storia che già diversi registi e attori statunitensi si erano apprestati a trattare. Possibile che sia solo un prequel, possibile che il bello debba ancora venire. Intanto un invecchiato e ingrassato Crowe intenerisce e si fa sopraffare dalla donna forte di turno (per fortuna Cate Blanchett non è il soldato Jane).

Per appassionati del settore, come il sottoscritto, c'è la possibilità di un nuovo film da imparare a memoria, lasciandosi trascinare più e più volte davanti agli assedi dei castelli inglesi e all'ironia storica di Ridley Scott. Per gli altri un insieme di elementi già visti e scenografie curate quanto non inedite.

Curioso come il regista abbia omaggiato Cannes, mostrando francesi spietati e costruendo un monumento all'epopea britannica. 

Funzionano, al solito, le scene di massa e le riprese di largo respiro. Lascia dei rimpianti la ricostruzione del rapimento al carro del clero.

Occhi e orecchie escono dalla sala soddisfatti. Il cervello quasi addormentato.

La delusione di chi si era costruito delle aspettative, l'entusiasmo di chi ama i polpettoni dalla consistenza leggera.

V Voti

Voto degli utenti: 5,6/10 in media su 7 voti.

C Commenti

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otherdaysothereyes (ha votato 6 questo film) alle 19:39 del 9 giugno 2010 ha scritto:

Si fa guardare, non mi è dispiaciuta la prima parte che ha secondo med un bel ritmo, invece paradossalmente mi è sembrata più fiacca (oltre che più scontata e banalotta) proprio la parte finale con più azione.