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10/10

Salvate il Soldato Ryan regia di Steven Spielberg

Guerra
recensione di Enzo Barbato

Francia, 6 giugno 1944. Sbarco in Normandia alla spiaggia "Omaha". Migliaia di soldati americano verranno trucidati dall'artiglieria nazista. Un plotone di coloro che espugneranno la spiaggia verrà incaricato di ritrovare il possibile sopravvissuto di quattro fratelli morti in battaglia. L'impresa è di elevata difficoltà, ma...

Il fiato pesante dell'uomo affaticato dagli anni sembra essere spezzato dalla voglia di trovare quella croce. Quella croce bianca uguale a migliaia di altre, differenziate dal nome o dalla data nei casi di omonimia, incisovi sul lato parallelo al terreno. Memoria che fa tremare le mani al solo scintillio di un drammatico ricordo. Vociare sommesso, conati di vomito, segni della croce, l'acqua fredda che lambisce gli elmetti già fradici e le mimetiche tutte uguali.

Gli ultimi ordini, le ultime ipocrite precauzioni e l'apertura del pannello di ferro fa alzare il feroce sipario di uno dei più grandi massacri inutili della storia.

Troppo presto il mare tende a cambiare colore. troppe urla spezzano tragicamente il silenzio leggermente disturbato dalle sole onde del mare. Nulla di più reale, nulla di più eccezionale in quella mezz'ora di pellicola che ha lasciato un solco magistrale nella storia del cinema. Scene cruente, apoplettiche, di una crudeltà troppo vera si susseguono con straordinaria professionalità nella descrizione dello sbarco in Normandia da parte delle truppe statunitensi. Migliaia di soldati che vengono crivellati dalle sibilanti cartucce tedesche prima ancora di poggiare i loro pesanti anfibi sulla sabbia insanguinata della spiaggia di Omaha.

Il genio di Spielberg si evidenzia nel sapiente uso della macchina da presa, dove non vi è stato utilizzo di tecnologie digitali e dove per la maggior parte delle scene sono state utilizzate telecamere a mano per garantire al meglio l'impronta dei cinegiornali dell'epoca. Inquadrature che tagliano trasversalmente lo scenario, accompagnate da sinistri effetti sonori, (per creare al meglio la soluzione del proiettile che si conficca nella carne, furono registrati dei colpi sparati su carcasse di mucche) rendono la sequenza dello sbarco assolutamente inimitabile.

Quando sembra che sia tutto momentaneamente finito, inizia il massacro morale dell'ingorda ipocrisia guerrafondaia americana. Bisogna salvare un certo Ryan! E' un ordine che viene dall'alto e non ci si può esimere. Bisogna creare una squadra di alcuni uomini, cinque o sei, per salvarne uno. Nel bel mezzo di una colonia nazista. Come per "Orizzonti di gloria" e per "Hamburger Hill", si evidenzia anche in questa pellicola, la nullità che può assumere un uomo che si sta battendo per la patria. Al di là del gesto nobile o di facciata, di rimandare a casa almeno l'unico superstite di quattro fratelli deceduti per salvare il culo agli USA, si denota la fin troppo ricorrente spregevolezza di coloro che impongono ordini agli inferiori gettati nel tritacarne. Tra una battuta ilare, una scommessa sul possibile impiego del capopattuglia, uno scontro a fuoco con relative perdite e il racconto di un'altra ingiustizia subita a causa dell'ottusità dei superiori de quibus, ecco Ryan, che probabilmente mostra l'unico vero sincero sentimento di patriottismo che bilancia positivamente, anche se per poco, i principi ipocriti della guerra.

Preferire il campo di battaglia al calore del familiar camino e "combattere fino alla fine con i miei compagni perchè hanno sofferto, rischiato e combattuto quanto me" è forse l'unico sibilo di speranza che alberga ancora nel cuore di qualche uomo. Così volge al termine, dopo una drammatica sfida contro i nazisti, uno dei più bei film di Spielberg, girato con poco patriottismo e senza retorica.

La guerra fa schifo, è ipocrita non guarda in faccia a nessuno e ognuno da una parte o dall'altra, cerca di salvare la vita. Bisognerebbe valutare le origini di uno scontro prima di giudicare se i buoni siano stati davvero gli americani e i cattivi siano stati davvero i tedeschi. Premettendo che tutto va condannato delle vergognose repressioni nazifasciste, delle purghe russe e dei logistici suicidi giapponesi...ma gli americani si sono davvero comportati così bene?

La memoria tende a farmi riflettere e a ricordare quel grande uomo che era il capitano Miller. Le ginocchia cedono un pò all'emozione. L'ultimo saluto alla visiera con deferenza e rispetto, le troppe croci bianche. La bandiera degli Stati Uniti. Dissolvenza...

Steven Spielberg ancora epico, Tom Hanks ancora eccellente così come per Edward Burns, Tom Sizemore, Matt Damon. John Williams raffinato, Janusz Kaminski imponente, Michael Kahn puntiglioso e magistrale.

Hollywood ancora più becera. Solo 5 statuette e miglior film alla sdolcinata e sfarzosa commedia sentimentale "Shakespeare in love". Obbrobrio!

 

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 12 voti.

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Marco_Biasio (ha votato 5 questo film) alle 22:14 del 19 ottobre 2009 ha scritto:

5? Mamma mia. Per quanto mi riguarda sono proprio in disaccordo: uno dei film di guerra più insopportabili e pompati di sempre. Certo, niente di che se paragonato a obbrobri subumani stile "Pearl Harbour", ma pure qui la retorica abbonda a grappoli e, non me ne vogliate, ci leggo molto situazionismo sionista all'interno di alcuni frangenti. Il che ci può stare, considerate le radici di Spielberg. Peccato, però, che questo sia un film, non una sua biografia.

Enzo Barbato, autore, alle 10:29 del 20 ottobre 2009 ha scritto:

RE:

Gentilissimo Marco, ti ringrazio per il commento e dal momento che analizza il film in maniera opposta alla mia, mi farebbe piacere conoscerne i particolari. Ergo, potresti descrivermi le sequenze in cui è particolarmente evidenziata la retorica o i fattori che la accentuerebbero? Io, probabilmente per superficialità, non riesco a vederne, nonostante mi sia stato fatto presente più volte ma mai in maniera obiettiva e/o esauriente. Ti ringrazio in anticipo con viva cordialità.

Marco_Biasio (ha votato 5 questo film) alle 22:10 del 20 ottobre 2009 ha scritto:

RE: RE:

Ti ringrazio della gentile risposta. Per quanto riguarda i frammenti specifici, mi riservo di visionarlo un'ulteriore volta per entrare più nel dettaglio. Sono andato un po' a memoria, visto che l'ho visto due volte di cui l'ultima un paio di anni fa, e non ne ricordo alla perfezione le scene. Appena l'ho fatto li riporto

swansong (ha votato 8 questo film) alle 15:39 del 2 marzo 2010 ha scritto:

Questo è senz'altro un ottimo film, tecnicamente impeccabile, nulla da dire..ma, scusate, scompare se paragonato al meraviglioso "La sottile linea rossa" di Terrence Malick uscito lo stesso anno..se poi penso che entrambi (ma almeno Ryan ha preso quello per la regia) hanno perso il titolo di miglior film agli Oscar a favore di "Shakespeare in Love"...beh mi girano che mi girano!

s.m.a.c. (ha votato 8 questo film) alle 13:04 del 6 aprile 2010 ha scritto:

la celeberrima sequenza dello sbarco è giustamente entrata a far parte della storia del cinema. per il resto ottimo e retorico quanto basta. condivido comunque swan, la sottile linea rossa è di un altro livello.

s.m.a.c. (ha votato 8 questo film) alle 13:04 del 6 aprile 2010 ha scritto:

ops, il voto

ffhgui (ha votato 6 questo film) alle 18:51 del 19 giugno 2011 ha scritto:

5 a questo non è esagerato, molto di più. Un'Americanata ben confezionata nulla di più. Ci Sono film sulla guerra che sono veri e propri colossi anche da un punto di vista emotivo-psicologico oltre che tecnico (Full Metal Jacket, Apocalypse Now, La Sottile Linea Rossa, Orizzonti di Gloria, Il Cacciatore). Questo è filmettino, niente di più.

alexmn (ha votato 10 questo film) alle 11:40 del 20 giugno 2011 ha scritto:

filmettino mi sembra esagerato. non sarà un capolavoro assoluto, ma dargli del filmettino è decisamente svilente. c'è da considerare anche l'autore, spielberg farà sempre film alla spielberg...dalla sua mano registica non uscirà mai un apocalypse now, un cacciatore, un full metal jacket o la sottile linea rossa, non è il suo linguaggio. la retorica (nel bene e nel male) è (quasi) sempre stata una caratteristica del suo cinema..

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 16:59 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Modesto

Modesto

tramblogy alle 23:06 del 28 ottobre 2012 ha scritto:

Orribile

Upuaut alle 19:52 del 26 gennaio 2014 ha scritto:

Quando si parla di Spielberg, purtroppo, si fa in fretta a criticare e dimenticare il suo ruolo (e il ruolo di questo film in particolare) nel panorama cinematografico moderno. Ci si dimentica spesso, per fare un esempio, che questo film ha inventato uno stile, un look molto specifico fotografia desaturata e "sporca", camera a mano, montaggio frenetico, piani molto stretti, ecc.) legato al genere bellico, copiato e stracopiato perfino ora, quasi 15 anni dopo. Ci si dimentica che questo film segna un forte cambiamento nella grammatica cinematografica usata da Spielberg fino a quel momento. Che poi la pellicola in sé sia seminata di patriottismo un po' facilotto e retorica è inevitabile, basta guardare il resto della filmografia del regista (Schindler's List in primis).

Però mi pare un po' disingenuo utilizzare questa debolezza per eliminare del tutto il valore del film, anche perché a mio parere rimane forse uno dei film meno furbetti di Spielberg da questo punto di vista. Già solo il rapporto che il personaggio di Tom Hanks ha con il prigioniero tedesco mostra una certa maturità dell'autore e lo mette al di là della macchina retorica e propagandistica tipica dei film guerrafondai americani.

Per non parlare del fatto (importantissimo) che la pellicola sostanzialmente parla di un America che cerca di salvare se stessa, personificata nei personaggi di Miller e Ryan. Questo é evidente nel comportamento del personaggio stanco e disilluso del capitano che da principio non vuole salvare Ryan, non ne capisce il valore, fino a quando (dopo una serie di "peripezie") non lo incontra, e realizza che salvarlo significa salvare la parte di se che conta ancora qualcosa. E per farlo deve morire, la parte vecchia, stanca e disillusa non può tornare a casa.

L'unica parte che davvero mi urta di questo film é il finale, l'appendice piuttosto, con la sviolinata di Ryan al cimitero, anche se un suo senso narrativo sicuramente cel'ha, soprattutto nello scambio tra Ryan e la moglie (nell'ambito del parallelo Ryan/America quando Ryan chiede alla moglie se è un uomo buono sta chiedendo in pratica se il sacrificio di una certa parte di America é servito a trasformarla in qualcosa di meglio) .

Però, dopo due ore e mezza di morte e fango, vedere la bandiera americana svolazzante e le lapidi bianche mi sembra un po' fuori luogo.

alexmn (ha votato 10 questo film) alle 20:00 del 26 gennaio 2014 ha scritto:

il finale in effetti è vero che stona rispetto al resto del film..l'unica giustificazione è che il buon spielberg-cuore-d'oro è tendenzialmente mainstream. detto questo, son d'accordo sulle altre argomentazioni a difesa del film.

potendo, diminuirei il voto a 9. probabilmente ai tempi del voto mi è scappato un eccesso di buonismo. a posteriori, e dopo aver visto quella zozzeria di war horse, lo diminuirei.