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7/10

Lincoln regia di Steven Spielberg

Drammatico
recensione di A. Graziosi

Le vicende del celebre presidente Lincoln nei suoi ultimi quattro mesi di vita, caratterizzati dalla lotta politica per l'approvazione al senato del 13° emendamento, il quale avrebbe portato all'abolizione costituzionale della schiavitù. Il tutto all'ombra della sanguinosa guerra di secessione americana.

E' difficile giudicare un film come Lincoln, così colmo di informazioni storiche, ed è difficile stabilire se in tutto l'insieme di dialoghi e conflitti politici ci sia davvero ciò che di essenziale c'è da raccontare su un personaggio così importante. Lincoln è senza dubbio grandioso sotto moltissimi aspetti: dalla splendida fotografia di Kaminski alla dettagliatissima scenografia di Rick Carter alle epiche musiche di John Williams. Ogni dettaglio artistico e tecnico del sempreverde e collaudatissimo team di Spielberg non fa altro che convergere verso un realismo praticamente perfetto. Anche la regia di Steven Spielberg è più perfetta che mai: non c'è altra posizione in cui la macchina da presa starebbe meglio in quel determinato contesto e i suoi movimenti non sono mai invasivi, sempre discreti e funzionali al racconto. Magistrali le interpretazioni di Daniel Day-Lewis, Sally Field e Tommy Lee Jones, tutti perfettamente in parte e credibili nei loro rispettivi ruoli e nell'epoca, coadiuvati da make up e costumi impeccabili. Nonostante l'innegabile bravura di Day-Lewis, c'è da ammettere però che l'obiettivo di rendere davvero umana e profonda la difficile figura, quasi mitologica, del presidente Lincoln non è stato completamente raggiunto, forse a causa del fatto che i "momenti emotivi", quelli che a Spielberg da sempre riescono meglio, sono un po' troppo pochi in proporzione alla mole, soprattutto politica e storica, del film. Paradossalmente, i personaggi che a conti fatti risultano più umani sono l'emotivamente sbilanciata Mary Todd/Sally Field, ma ancor più l'antagonista radicale Thaddeus Stevens/Tommy Lee Jones, imperfetto, spontaneo e capace di cambiamento. I difetti principali di Lincoln dipendono più che altro dalla sceneggiatura, che, oltre ad essere un po' verbosa, tende a proporre i conflitti politici in maniera manichea, rappresentando i repubblicani come portatori di ideali universali, i democratici come antipatici, ma soprattutto tralasciando i moventi politici ed economici di entrambe le fazioni in merito alla questione dell'abolizione o meno della schiavitù.

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 9 voti.

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lorenzof.berra (ha votato 8 questo film) alle 22:32 del 30 gennaio 2013 ha scritto:

Conoscendo le precedenti produzioni cinematografiche ,del grande regista americano Steven Spielberg,posso condividere pienamente questo articolo,potrei aggiungere che LINCOLN,sia il proseguimento di un precedente film storico ,dello stesso regista,AMISTAD,con il grande attore inglese ,Antony Hopkins,nella parte di un altro presidente USA,John quiency Adams,che nella sua arringa finale davanti alla corte suprema ,in difesa di quel povero uomo di colore ,afferma:e se questo significa spezzare le catene,allora che guerra civile sia!ecco la guerra civile è arrivata con questo grande colossal,elogiato dal mondo intero ,per la sua grande messa in scena,per la stupenda componente narratologica,e per il rivoluzionario linguaggio cinematografico rappresentato ,questa volta ,da un nuovo presidente USA Abrahm Lincoln ,interpretato dall'altro grande attore ,questa volta americano,Danny Day Lewis,(ricordato per l'interpretazione di un grande affresco L'ETA' DELL'INNOCENZA,che fa eco per lo stile ,la raffinatezza dialogico.estetica,ai grandi affreschi del nostrano LUCHINO VISCONTI.(SENSO,GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO,E IL GATTOPARDO);ma qui il regista ha ,per le tematiche narratologiche un grande modello cinematografico del passato,quello del grande regista americano David Griffithcon il grandissimo colossal per allora1915,THE BIRTH OF A NATION,180 minuti,per un totale di 120 rulli,anche qui narra le vicende della guerra civile americana ,del presidente LINCOLN,e del suo asssassinio,del KU KLUX KLAN,e di tutto cio' che ne consegui'.Griffith per quei tempi uso' tecniche innovative rivoluzionando il profilmico,la concatenazione delle inquadrature,un montaggio analitico omogeneo,i contrasti di luce,e la centralita' dell'attore ,superando ,i modi di rappresentazione primitiva ,per approdare al modo di rappresentazione istituzionale del cinema classico narratologico.Se il cinema con Griffith inizio a mutare ,e a "raccontare", oggi 2013 ritornano le stesse istanze ,ma ben congeniate e riattualizzate.il cinema con SPIELBERG,TORNA AD ESSERE UN VETTORE SOCIALE ,ARTISTICO ,E INFORMATIVO.

alejo90 (ha votato 6 questo film) alle 16:47 del 2 febbraio 2013 ha scritto:

Non è una biografia di Lincoln: si racconta invece il complicato processo politico che portò all'approvazione del tredicesimo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d'America, il 31 gennaio 1865.

Non è un caso che una delle prime scene del film sia un racconto di sogno dello stesso Lincoln, sperduto du una chiatta, da solo, in mezzo al mare, a scrutare l'orizzonte in cerca della terraferma. L'utopia realizzata di quest'uomo somiglia essa stessa ad un sogno, o ad una fiaba, e perciò non poteva non interessare Spielberg, che più che mai in questo film trova la possibilità di declinare nella Storia le sue idiosincrasie per il fiabesco-realistico. Tantopiù che l'argomento gli permette anche di essere patriottico, e senza eccezioni: si celebra la fine della schiavitù (cosa che, nell'anno della rielezione obamiana, non può che far piacere a democratici) operata da un repubblicano. Nemmeno i sudisti sembrano poi tanto brutti, sporchi e cattivi. Tutti felici insomma? Quasi: per lo spettatore non americano sorbirsi 150 minuti di kammerspiel legislativo può essere fatale. Meno male che c'è Daniel Day-Lewis che allieta la visione con una performance imbarazzante da quanto sia perfetta (reparto trucco e costumi sono anch'essi eccellenti). Peccato che Spielberg proprio non riesca ad evitare di inserirci un paio di scene un po' troppo mielose (il dialogo moglie-marito in carrozza, la trnsizione incorciata nel finale), specie in virtù del fatot che riesce ad astenersene per il resto del film. ma in fondo ci sta un po' di emozione e umanità; resta tuttavia dubbia la scelta regisitica: l'altalena fra il dibattito politico (con la compravendita di parlamentari democratici per far passare l'emendamento alla Camera) e le parentesi famigliari del presidente non sempre si conciliano molto bene: se il focus fosse stato la vita di Lincoln, allora si sarebbe potuto dire che ne servivano di più. Dato che però il topic è de facto l'iter legislativo di cui sopra, queste scene sembrano in eccesso, rallentano un po' il ritmo di un film già di per sè lento.

Lincoln avrebbe insomma beneficiato di una direzione più definita. Così rimangono invece un paio di attori sprecati (Tommy-Lee Jones e soprattutto Joseph Gordon-Lewitt) e un indubbio interesse cronachistico. Certo, il prerequisito è essere interessati a tale cronaca.

Peasyfloyd (ha votato 8 questo film) alle 12:59 del 16 febbraio 2013 ha scritto:

ho apprezzato molto l'opera, sia per le capacità attoriali del protagonista, davvero spettacolare nel calarsi nel ruolo di Lincoln, sia per la capacità di trattare un tema delicato in una maniera tutto sommato godibile. Soprattutto è un film che fa emergere il realismo politico di cui occorre tener conto, utile a capire che certi "maneggi" sono sempre esistiti, e che in fin dei conti "il fine giustifica i mezzi". Spettacolari i costumi e le scenografie. Peccato per la costruzione di alcuni personaggi secondari, inutili o sacrificati. Sceneggiatura più che buona, anche se è un peccato siano stati trascurati molti elementi importanti come emerge bene nell'articolo "Quello che il film Lincoln non dice su Lincoln" (presente sul sito)