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8/10

Kill Bill Vol. 2 regia di Quentin Tarantino

Pulp
recensione di Maurizio Pessione

Prosegue la vendetta della ex killer ‘Black Mamba’ sopravvissuta miracolosamente ad una strage il giorno del suo matrimonio durante il quale sono stati trucidati lo sposo, i parenti e persino il prete. Lei aveva cercato di cambiare vita e scomparire, ma Bill, suo datore di lavoro e padre di sua figlia l’ha inseguita e quindi rintracciata. Da quando s’è ripresa miracolosamente da un lungo coma, Black Mamba insegue i suoi aguzzini ed ex colleghi.  Nella sua lista c’è anche il fratello di Bill ma quando pensa di averlo in pugno si ritrova in trappola, prigioniera e chiusa dentro una bara sotto terra. Con la forza della disperazione riesce a venirne fuori anche questa volta e, contando sugli insegnamenti del rude maestro Pai Mei, che negli anni precedenti le aveva insegnato molti trucchi del mestiere riguardo le arti marziali, giunge infine al rendez-vous con Bill che però le riserverà una grande sorpresa.

Come si conviene ad un’opera divisa in due parti e dieci capitoli, Kill Bill – Vol. 2 inizia dal sesto, che racconta in realtà i dettagli dai quali è partita l’inquadratura sia della prima che della seconda parte, con Uma Thurman che, in un primo piano angosciante, appare sanguinante, sudata e sull’orlo di essere finita dal killer che, fuori quadro, la tiene sotto tiro. Subito dopo però è Uma Thurman stessa, in una scena completamente diversa, mentre guida un’auto, a fare un riassunto della situazione maturata sin lì, rivolta direttamente allo spettatore, in uno splendido bianco e nero che sembra uscire da un film con Lana Turner di qualche decennio fa.

Nei titoli di coda, in un’analoga sequenza in auto, Uma invece fa l’occhiolino rivolta al pubblico in sala, in un primissimo piano, a sottolineare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, il contrasto fra una trama di ostentata violenza e l’ironia, il senso caricaturale e dello spettacolo, come divertimento innanzitutto, che è connaturato al cinema di Quentin Tarantino. Inclusa la distinzione fra la crudezza del contesto e la finzione, in un gioco nel quale il cinema si esalta, a differenza di altre forme di espressione come il teatro, ad esempio, che svolgendosi quasi sempre in diretta, non può giocare facilmente su questo doppio piano rappresentativo.

La seconda parte di questa vendetta, che si consuma in totale nell’arco di oltre 4 ore, è stilisticamente diversa dalla prima, nei ritmi innanzitutto. Lo si nota particolarmente se si ha l’opportunità di vederle subito in sequenza, una dopo l’altra. Laddove c’era la splendida scenografia dei combattimenti con la spada e le arti marziali, in omaggio ai film di kung-fu ed uno stile tutto votato alla fittizia rappresentazione dei rituali e delle schermaglie di stampo orientale, qui invece prende il sopravvento il carattere proprio del western, con numerose citazioni e persino una scena ripresa pari pari da John Ford, incredibilmente riadattata. Al quale si può aggiungere una concretezza di fondo che ristabilisce la distanza, se vogliamo, fra il puro divertimento ed il rigore di un racconto che diventa decisamente più truce e sin troppo aspro in alcuni momenti.  La lunga sequenza del sotterramento nella bara è claustrofobica non solo per la malcapitata protagonista ma anche per lo spettatore ed è un grande momento del film che sconfina nel thriller/horror quasi a sancire che il tempo nel quale si è giocato e scherzato è finito ed inizia invece la fase nella quale si fa sul serio, per chiudere il cerchio del gioco, in bilico fra serio e beffardo.

Se è ancora indubbiamente divertente, almeno per lo spettatore, non certo per la protagonista, la parte che riguarda il suo addestramento alle arti marziali presso il rude maestro Pai Mei (ed è solo in questo capitolo che vengono rappresentate le ultime scene, per così dire, esagerate ed impossibili), prendono invece corpo in questo Vol. 2 tre figure che in Vol. 1 avevano giocato un ruolo da comprimarie: David Carradine, nei panni di Bill, Michael Madsen in quelli del fratello Budd e Daryl Hannah in quelli della perfida Elle Driver. La trama intanto continua ad ondeggiare fra presente e passato, chiarendo via via particolari che erano stati solo accennati in precedenza, ma diventano preponderanti i primi piani, come nel più classico dei film di Sergio Leone, quando si devono chiudere i conti e la musica accompagna i tic nervosi dei protagonisti nei duelli decisivi, mentre i dialoghi tornano ad essere a volte surreali, in pieno stile tarantiniano. Come quello metaforico su Superman da parte di Bill durante il rendez-vous con Uma Thurman, oppure quello di Budd, da dipendente stranamente remissivo del locale deserto dove dovrebbe svolgere il compito di buttafuori, con il suo capo che gli da il benservito a seguito di un ritardo.

La sequenza che vede Uma Thurman entrare nella casa, dove l’aspetta Bill con un’inaspettata sorpresa, è un altro momento di grande cinema perché condensa in pochi minuti commozione, rabbia, dubbio, fermezza, determinazione in un caleidoscopio di sentimenti e di generi cinematografici che s’intersecano fra di loro sino alla conclusione, con un colpo di scena ancora una volta tanto efficace quanto inverosimile nella sostanza.

Grande la prova di Uma Thurman, mai vista così bella ed atletica come in quest’opera nella quale esalta la sua piena conformità al ruolo. David Carradine gioca invece sui toni lievi per disegnare una figura di cattivo e lucido impenitente come solo certi personaggi carismatici riescono a rappresentare. Ma anche Michael Madsen è un Budd convincente e contradditorio nella personalità, quanto Daryl Hannah, con quell’occhio solo che la fa somigliare ad un aguzzino delle SS, è malvagia e sembra la versione seriosa di Crudelia ne La carica dei 101. Divertente infine Chia Hui Liu nei panni del maestro Pai Mei, un personaggio che sembra uscire direttamente dai cartoni animati.

Meglio Kill Bill - Vol.1 o Kill Bill - Vol. 2? Diciamo che la prima parte è più lirica e dà sfoggio di una sfrenata fantasia, quindi è più spettacolare nell’omaggiare il cinema, la cultura orientale ed i fumetti Manga, mentre la seconda è una chiara rivisitazione del cinema classico americano ed europeo, con ritmi e scenografie conseguenti. Che piaccia più una o l’altra è solo questione di gusti personali: è come stabilire se è meglio la Maserati o la Lamborghini… Resta quindi la prova di un grande autore che si conferma fra i talenti maggiori del cinema attuale, certamente il più dotato dal punto di vista della creatività e della classe.

I titoli di coda durano più di dieci minuti ed oltre ad essere un omaggio ai vari personaggi che si sono succeduti nel corso dell’opera, della quale, in qualche modo, ne viene quindi fornito un sunto, c’è la lunga sequenza nella quale Uma Thurman è ripresa in primo piano mentre guida l’auto e poi schiaccia l’occhio al pubblico e si chiudono infine, a sorpresa, con un backstage della scena nella quale la protagonista cava l’occhio a Daryl Hannah e poi, ridendo, chiede di ripeterla. È significativa del fatto che tutto il film vive appoggiato sulle quattro gambe di un’ipotetica sedia che sono: brutalità, sarcasmo, ironia e finzione, e nel contrasto di questi elementi, fra serietà e divertimento, che sono propri del cinema di Quentin Tarantino, che piaccia o no.

Chi cerca un cinema di contenuti, forse non ha scelto il contesto giusto, ma chi vuol vedere un esempio di cinema di intrattenimento e di cultura cinematografica ai massimi livelli in questo caso troverà pane per i suoi denti.

 

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Voto degli utenti: 8,7/10 in media su 19 voti.

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fabfabfab (ha votato 10 questo film) alle 12:28 del 5 febbraio 2011 ha scritto:

"brutalità, sarcasmo, ironia e finzione"

Bravo. Altra bella recensione.

bargeld (ha votato 10 questo film) alle 20:08 del 5 febbraio 2011 ha scritto:

Ribadisco...

Marco_Biasio (ha votato 8 questo film) alle 13:05 del 6 febbraio 2011 ha scritto:

Mi è stranamente piaciuto molto più il volume 2 del volume 1. Buono ma non strepitoso. L'eccessivo citazionismo di Tarantino mi dà, più che altro, lo slancio propedeutico per andare ad approfondire da vicino le sue fonti.

dalvans (ha votato 7 questo film) alle 17:01 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Discreto

Mai piaciuto molto