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6/10

Treno Di Notte Per Lisbona regia di Bille August

Drammatico
recensione di Flavio De Cinti

La vita di Raimund Gregorius è ben organizzata, ma monotona e prevedibile. Il 57enne professore di latino vive in un piccolo appartamento a Berna, ogni giorno si reca a scuola dove insegna una materia che suscita poco interesse negli studenti, la sera, non potendo dormire, gioca da solo a scacchi. Il giorno che cambierà per sempre la sua vita inizia come qualsiasi altro... Mentre Raimund attraversa il ponte che lo conduce a scuola vede una giovane donna con un cappotto di pelle rossa che si sta per gettare nel fiume. Le salva la vita, ed inconsapevolmente, lei salva la sua. Lei lo accompagna a scuola. Lungo la strada lui le chiede se avesse realizzato che avrebbe potuto cambiare la sua vita in un solo istante. Quando l’enigmatica giovane donna dimentica il soprabito in classe, Raimund, sotto l’occhio stupito dei suoi alunni, l’afferra e le corre dietro. Non riesce a trovarla, ma nella tasca trova un libro e un biglietto del treno per Lisbona. Arriva alla stazione appena prima che il treno parta. La donna è introvabile e, inspiegabilmente, all’ultimo momento, Raimund sale sul treno. Nel viaggio inizia a leggere il libro appena trovato, un profondo lavoro di Amadeu Prado, un dottore portoghese, rivoluzionario e filosofo. "Se così fosse, che viviamo solo una piccola parte della nostra vita, cosa succede al resto?" Arrivato a Lisbona Raiumund è impaziente di conoscere l’uomo le cui parole lo hanno toccato cosí profondamente.

Presentato al 63esimo festival di Berlino e tratto dall’omonimo romanzo di Pascal Mercier, “Treno di notte per Lisbona” non è il primo bestseller riadattato sullo schermo dal regista danese Bille August (che aveva già firmato in passato “La casa degli spiriti” e “Il senso si Smilla per la neve”). L’idea di partenza è molto classica; un professore di mezza età spento e noioso sfugge dalla routine quotidiana di una piovosa Berna per inseguire intrecci e storie in una soleggiata Lisbona. È proprio la cornice della città portoghese la caratteristica più interessante del film. Lisbona e la storia della dittatura di Salazar sono soggetti che il cinema contemporaneo non ha mai approfondito e questo poteva caratterizzare il film in maniera determinante. Purtroppo però August non è riuscito a sfruttare queste potenzialità, firmando un lavoro che lascia dietro di sé molti rimpianti. Il regista , due volte palma d’oro, ha cercato di confezionare un film “classico”, finendo però per essere molto didascalico. L’utilizzo del flashback è intelligente e funzionale, ma non basta ad evitare una serie di scelte un po’ telefonate (a cominciare dai dialoghi). Alcune scene come quella dello studio oculistico e il finale sono risultate davvero troppo standard e non si riusciva purtroppo a levarsi di dosso l’impressione di un film romantico di serie b. Jeremy Irons, bravo come sempre, non riesce purtroppo a rendere sempre credibili alcuni dialoghi pesanti ed ultrasimbolici di cui non si sentiva assolutamente il bisogno; detto questo, la sua prova è misurata e nel complesso riuscita. Alla fine sono proprio Irons e gli altri attori (grande cast con Jack Huston, Melaniè Laurent, Martina Gedeck ed un sontuoso Bruno Ganz) a salvare “Treno di notte per Lisbona”, rendendolo tutto sommato gradevole e in alcune parti interessante. Se pensiamo poi all’ottima fotografia di Filip Zumbrunn,alle piacevoli musiche di Annette Focks e alla bellezza di una Lisbona che, come dichiarato dallo stesso Irons, è sempre stata poco utilizzata nel cinema, non può non rimanere un po’ di amaro in bocca. Un’ occasione sprecata principalmente dalla regia e da una sceneggiatura che si limita a fare il compitino e poco altro.

Un film che per cercare di essere classico e profondo è risultato troppo prevedibile ed innocuo, nonostante una serie di spunti interessanti che non sono però abbastanza per elevare l’ultima fatica di August oltre la sufficienza.

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