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6/10

The Party regia di Sally Potter

Black Comedy
recensione di Francesco Ruzzier

 

Janet, esponente di spicco del partito Laburista britannico, decide di festeggiare la nomina a ministro assieme al marito e a qualche amico intimo. Durante il rinfresco una serie di rivelazioni personali da parte dei vari invitati trasformerà la festa in una vera e propria tragedia.

 

The Party è un film che ha un ritmo veramente pazzesco, degli attori straordinari, una sceneggiatura di ferro, una bellissima fotografia in bianco e nero e una regia che riesce a valorizzare tutti questi elementi; è divertente, irriverente e non annoia mai. Tutto sembra funzionare con la precisione di un orologio svizzero, eppure, il film di Sally Potter, arriva ai titoli di coda che quasi te lo sei già dimenticato.

Janet, esponente di spicco del partito Laburista britannico, decide di festeggiare la nomina a ministro assieme al marito e a qualche amico intimo. Durante il rinfresco una serie di rivelazioni personali da parte dei vari invitati trasformerà la festa in una vera e propria tragedia.

Già da queste poche righe di trama si intuisce che tipologia di film sia The Party: una black comedy grottesca, tutta ambientata in un unico luogo, che segue la storia quasi in tempo reale. E da un punto di vista narrativo e formale, come già detto, tutto funziona davvero alla grande. Il problema è però la totale mancanza di profondità. Come lascia intendere il doppio senso del titolo, che si riferisce sia alla festa messa in scena che al "partito" Laburista di cui i protagonisti ne rappresentano le varie sfaccettature, il film vuole essere prima di tutto una divertente satira politica; il problema è che non riesce ad esserlo se non in superficie. Il gioco ad incastro delle varie situazioni e gli scambi continui di battute funzionano, però, purtroppo, senza mai dare l'impressione di essere in qualche modo collegati alla società a cui fanno riferimento; per tutti i 71 minuti si ha infatti quasi la sensazione che se il film fosse stato girato 10, 20, 30, 40 o 50 anni fa, probabilmente, non sarebbe cambiato di una virgola. Il che lo depotenzia e lo relega ad essere un film di puro intrattenimento: non per forza di cose un male, però da un film selezionato in concorso al Festival di Berlino è lecito aspettarsi di più.

Ed è interessante pensare ad un film come Perfetti Sconosciuti, che in un certo senso mette in scena quasi allo stesso modo un valzer di inganni e tradimenti, partendo però da un contesto sociale decisamente più ancorato al nostro mondo, e per questo decisamente più efficace. Bastano in effetti pochi elementi per dare ad un film un motivo per non autodistruggersi con l'arrivo dei titoli di coda, ed è un vero peccato quando ci si accorge che non succede, anche quando tutto sembrava così perfetto.

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