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7/10

Il Coltello Nell Acqua regia di Roman Polanski

Thriller
recensione di Alessandro Giovannini

Una coppia benestante, Andrzej (Leon Niemczyk) e Krystyna (Jolanta Umecka) sta andando in auto verso i laghi Masuri per trascorrere il weekend in barca a vela. Lungo il tragitto, per poco non investono un autostoppista (Zygmunt Malanowicz) . Andrzej è infastidito dal ragazzo, studente di umile estrazione sociale, ma accetta di dargli un passaggio. La coppia finisce per invitare il ragazzo con loro sulla barca. Andrzej si comporta con il ragazzo in modo sprezzante, sfoggiando la sua superiorità sociale come un vanto. In breve fra i due uomini nasce un rapporto di rivalità, con la donna come "arbitro" e ricompensa della competizione.

Polanski è noto per i suoi drammi a tinte fosche, thriller paranormali, gialli freddi e crudeli, in cui si dà largo spazio allo scavo psicologico dei personaggi. Dotato di un senso estetico di rara perfezione, confeziona opere interessanti, sebbene con sbalzi qualitativi anche notevoli. Il coltello nell'acqua è il suo film d'esordio, ed è anche il primo film polacco ad essere stato candidato all'Oscar come miglior film straniero; ha inoltre vinto il premio FIPRESCI alla mostra del cinema di Venezia. In esso compaiono in nuce molte delle tematiche polanski-ane che ne renderanno riconoscibile la poetica nel corso degli anni.

Si tratta di una raffinata analisi psico-sociologica ambientata quasi esclusivamente su una barca in mezzo ad un lago, un microcosmo autonomo dove i conflitti di classe e di sesso emergono prepotentemente, ma quasi mai sottoforma di violenza fisica: è il diverbio verbale e comportamentale che interessa Polanski, specie in questo film, praticamente una prima versione di Carnage in quanto a concept. Il regista polacco si rivela eccezionale nella rappresentazione psicologica dei personaggi, di cui spesso gli oggetti personali e di uso quotidiano diventano estensione e rappresentazione metaforica, acquistando un'importanza rilevante nella narrazione (qui il coltello appare fin dal titolo; ne La nona porta il motore dell'azione è un libro, come ne L'uomo nell'ombra; l'amuleto regalato dalla vicina in Rosemary's baby - Nastro rosso a New York e così via).

La fotografia di Jerzy Lipman fa uso di un bianco e nero che conferisce intensità e nettezza delle immagini. La staticità della situazione è compensata da un uso accorto della camera da presa, che si diverte a cambiare spesso piani e punti di vista per conferire all'immagine, quasi sempre fissa, una varietà che compensi l'immobilità. Passando a qualche difetto, a volte il film è un po' lento ed alcune situazioni sembrano prolungarsi senza ragione, ma forse è solo l'intenzione registica, non ancora compensata da una totale padronanza del mezzo, di creare una tensione erotico-competitiva che si tagli con un coltello. La vicenda ha una certa dose di prevedibilità, segno di un interesse, in fase di sceneggiatura, verso la componente dialogica piuttosto che su quella pragmatica. Pure, il risultato finale è godibile ancora oggi, specie considerato che stiamo guardando un'opera di ormai mezzo secolo fa. All'oggi non è fra i più conosciuti e citati film del regista polacco, eppure Il coltello nell'acqua rimane uno dei più validi ed interessanti lungometraggi d'esordio che possa capitare di vedere.

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