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7/10

Confessions regia di Tetsuya Nakashima

Drammatico
recensione di Alessandro Giovannini

L'ultimo giorno di scuola in una classe media, la professoressa Moriguchi (Takako Matsu) incolpa due studenti della morte di sua figlia, annegata in circostanze misteriose nella piscina dell'istituto. Conscia che i ragazzini, in quanto minorenni, non siano incarcerabili, Moriguchi architetta una diabolica vendetta.

Tratto dal romanzo omonimo di Kanae Minato (che verrà a breve ripubblicato nel nostro paese), Confessions è l'opera matura del regista Tetsuya Nakashima, sconosciuto al pubblico italiano, ma che forse gli appassionati di cinefestival conosceranno per Kamikaze Girls e Memories of Matsuko. Il film risale al 2010, fu candidato all'Oscar per Miglior Film Straniero nel 2011 ed ora esce nelle sale nostrane grazie alla lodevole iniziativa distributiva di Tucker Films.

E' un film interessante per chi voglia avere una panoramica sul disastroso stato di disgregazione sociale che il Giappone si trova a vivere dagli anni '80 a questa parte. In particolare si analizzano vari fenomeni che hanno come centro gravitazionale il sistema scolastico e l'età pre-adolescenziale in Giappone: il bullismo scolastico sistematico (in Giappone il termine usato è Ijime, con cui si indica un'ostracizzazione violenta ai limiti della persecuzione), i casi celebri di omicidi efferati commessi da ragazzini (come il caso di Sakakibara, pseudonimo di un quattordicenne che nel '97 uccise e fece a pezzi dei bambini delle elementari, o il Sasebo Slashing, caso in cui una dodicenne fu sgozzata a scuola da una compagna di un anno più giovane), il fenomeno degli hikikomori (giovani o adulti, spesso maschi, che cessano qualunque attività lavorativa o scolastica e si rinchiudono in casa, non uscendone più per anni; un fenomeno che vede centinaia di migliaia di casi in Giappone, diagnosticati ufficialmente).

Stilisticamente si tratta di una pellicola assai personale, connotata da una fotografia ombrosa e desaturata con una color correction che vira tutto in blu-grigio, un piattume cromatico che si appaia con un piattume esistenziale. Il montaggio, virtuosistico ed enfatico fino al limite della sopportazione (spettatoriale) e dell'autoindulgenza (autoriale), fa largo uso di ralenti, alternanza di campi medi e primi piani/dettagli, non-linearità narrativa e raccordi analogici. La messinscena sembra rispettare rigorosi studi spaziali (in figure geometriche circolari o rettangolari) e cinetici, specie dall'alto verso il basso: è un film di cadute, di crolli, di morti, di discese agli inferi, di fallimenti; i piani dei personaggi non arrivano mai a compimento; persino il finale, drammaticamente aperto, non offre alcuna prospettiva di salvazione.

Film di un nichilismo estremo, che ha come maestri Shinya Tsukamoto e Sion Sono, ricordandoci che tutti questi hanno come padre nobile Ozu ed il suo capolavoro assoluto Viaggio a Tokyo: registi ed opere che mostrano come, dal secondo dopoguerra in avanti, la società giapponese abbia dilaniato prima la famiglia, poi l'individuo, in nome di un collettivismo senza freno nè scopo.

Piacevole colonna sonora non originale, specie per i fan dei Radiohead.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 3 voti.
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