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8/10

Rosemary's Baby regia di Roman Polanski

Horror
recensione di A. Graziosi

Una giovane e novella sposa di provincia, Rosemary Woodhouse, va a vivere insieme a suo marito Guy a New York. I loro vicini sembrano inizialmente molto gentili ma gradualmente sembrano diventare sempre più oppressivi, in particolare in seguito all'avanzare della gravidanza di lei e in seguito anche a strani e inquietanti avvenimenti concomitanti.

Tratto da un omonimo romanzo di Ira Levin e riadattato da Polanski stesso, è il film che ha consacrato il successo del regista a Hollywood, ricevendo un Oscar per Ruth Gordon e una nomination per la miglior sceneggiatura adattata. La pellicola ha inizio con dei titoli in rosa corsivo che, accompagnati da un'inquietante ninna nanna canticchiata, danno un effetto molto straniante. Essi sembrano essere seguiti da un normale idillio di una coppietta appena sposata alla ricerca di un nido, anche se sono già presenti alcuni particolari perturbanti nell'appartamento: ad esempio c'è un grande armadio che ostruisce l'ingresso a una porta e non se ne capisce inizialmente il perché. Rosemary, interpretata da Mia Farrow, non ha un' occupazione e passa molto da sola in casa, in particolare da quando il marito Guy, interpretato dal famoso regista John Cassavetes, attore con problemi di carriera, ottiene una parte importante in seguito all'improvvisa cecità di un attore più famoso. Il centro focale del film è indubbiamente la famosa scena del presunto rapporto con il diavolo e le conseguenze che ci saranno nel perverso rapporto che Rosemary avrà nei confronti della gravidanza, sempre più mal vissuta all'insegna del rifiuto di femminilità e di cure mediche consone al suo stato. Piuttosto che accettare la propria maternità e, soprattutto, piuttosto che essere penetrata dagli aghi del dottore per le analisi, Rosemary preferisce bere intrugli teoricamente curativi che le provocano crampi, preparatigli dalla sua inquietante e onnipresente vicina Minnie, ed è disposta a tenere al collo un ciondolo con dentro un' erba che puzza di morte, ma che però le hanno detto che porta "fortuna". Il genio di Polanski, sia in qualità di scrittore che di regista, sta nel fatto che riesce a mettere in scena un horror psicologico in cui è possibile sia, da una parte, credere, insieme alla protagonista Rosemary, che lei sia davvero incinta del diavolo, e dunque provare terrore e paura come in un horror vero e proprio, sia, d'altra parte, raccogliere tutti gli indizi che il film ci offre fin dall'inizio (l'educazione rigidamente religiosa, la sua superstizione e influenzabilità) e dunque, a questo punto, provare pena per la giovane donna che si ritrova sempre più in trappola. Gli indizi dati attraverso i sogni avvicinano moltissimo l'opera di Polanski a quella del più anziano e surrealista Bunuel: i sogni a sfondo religioso di Rosemary somigliano moltissimo a quelli che fa Tristana nell'omonimo film di Bunuel del 1970. Come Tristana sogna di rifiutarsi di fare la comunione, poiché si sente trasgressiva e ribelle, così Rosemary sogna di essere rimproverata dalle suore mentre canta, poiché fragile e paurosa di peccare e di aver peccato. E' inoltre sempre presente, come in tutti i film di Polanski, ancora di più in questo che è il secondo film della cosiddetta "Trilogia dell'appartamento" (gli altri due sono "Repulsion" e "L'inquilino del terzo piano") il forte conflitto tra interno e esterno: si pensa sempre che sia in atto una grave congiura dall'esterno, e in genere, come anche nelle altre pellicole dell'autore, una base di verità c'è sempre, ma è dall'interno che il vero e proprio disagio mentale proviene. Il disagio interiore è incancrenito ancor più in occasione di un isolamento forzato che fa rompere del tutto i margini che prima contenevano e delimitavano l'io: un io che quindi si ritrova a straripare, giungendo a un punto di non ritorno in cui realtà e ossessione diventano indistinguibili, irrimediabilmente fuse. Anche se si prova a fuggire, oramai sembra essere troppo tardi e poi, mentre dagli altri si può fuggire, come si fa a scappare da se stessi? Questa è infatti la situazione in cui si trova Rosemary verso la metà del film: ha preso consapevolezza di molti avvenimenti, ma la sua inguinità e influenzabilità la continuano a mettere nuovamente in pericolo. In questo film Polanski vuole dunque mostrare il modo in cui coloro che credono in qualcosa di trascendente, è molto facile che diventino vittima anche di altre credenze considerate, in teoria, diametralmente opposte alle proprie. E' come una diga che si apre che ormai non può essere richiusa e che, anzi, comporterà a catena danni sempre maggiori sia inflitti dall'esterno, da persone più furbe, sia autoinflitti da un disagiato e oscuro interno.

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Voto degli utenti: 9,2/10 in media su 11 voti.

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claudiaccio1 (ha votato 10 questo film) alle 22:08 del 24 novembre 2013 ha scritto:

Uno dei migliori film di genere horror-fantastico della storia del cinema

lorenzof.berra alle 17:32 del 26 dicembre 2013 ha scritto:

Un film veramente angosciante ,sotto ogni aspetto,mi ricordo che allora c'era il vhs,e presi ,dopo la visione del suddetto film ,la cassetta e la nascosi,devo aggiungere che Roman Polanski ha realizzato questo film,su satana,solo dopo che la povera moglie Sharon Marie Tate,mori' nel 1969,per colpa del gruppo di satanisti invasati,chiamati con il nome di ,Charles Manson's Family.Un fatto atroce che sconvolse l'america e il povero regista Polanski.Mi sono sempre chiesto come una attrice del calibro di Mia Farrow,possa aver accettato di fare un film cosi' violento,sul piano empatico-emotivo,la vedremo dopo ,interpretare,una ragazza paranoide, che poi sara' la omicida,nella saga di Poirot,"DEATH on the Nile"bellissimo film con un parterre di attori d'eccezione,SIR Peter Ustinov,Angela Lansbury,e Olivia Harschey.Ma torniamo a ROSMARY'S BABY,tutto è silente,è lo spettatore a dover intuire il male che aleggia nei vicini e nel marito Guy,ma tutto alla fine si complica per ambizione del marito, in un solo giorno il marito acquisisce una fortuna sul lavoro totale,tanto che la moglie Rosemary è allibita;ma il tutto si complica. Primi piani, piani americani, si alternano, tutto è posto nel silenzio,è il silenzio dei protagonisti,un silenzio assordante,che è determinato dal male ,ma il male ,l'inferno,che la povera donna vive,è il male sociale,la crisi di valori secolarizzati,la scena ,finale è forse quella piu' paradossale,e "demenziale"del film ,Rosemary,alla fine rinuncia a lottare ,a fuggire con il suo bambino,perchè il senso di maternita' prevale su tutto, Polanski sembra suggerci una tematica importante :"è il male che alla fine sconvolge il mondo ,è il male, che è dentro di noi ,l'inferno siamo noi uomini".la musica è per me angosciante,quella spinetta finale,chiude un ciclo personale di vita che lo stesso Regista ha vissuto, nel lontano 1969.

Alessandra Graziosi, autore, alle 17:09 del 27 dicembre 2013 ha scritto:

Concordo pienamente su tutto. L'unica cosa è che in realtà Sharon Tate è morta un anno dopo rispetto all'uscita di Rosemary's Baby. In quel momento Polanski stava progettando un film con Jack Nicholson a Londra e per questo non si trovava alla festa dove lei è poi stata stata uccisa. L'avrebbe raggiunta a giorni.

lorenzof.berra alle 23:11 del 27 dicembre 2013 ha scritto:

Comunque concordiamo su tutto

Alessandra Graziosi, autore, alle 1:11 del 28 dicembre 2013 ha scritto:

Era solo una questione puramente, diciamo, "filologica", della vita di Polanski, niente di importante, è solo che cambia leggermente la prospettiva con cui guardare il film, perché, sembra paradossale, ma in pratica è stato quasi sicuro un caso che sia stata uccisa la Tate: sembra che avrebbero ammazzato chiunque si fosse trovato lì in quella villa, a caso, perché in precedenza ci avevano abitato altre star, ora non ricordo chi. Comunque era solo una precisazione così, di cronaca, per il resto l'analisi è molto calzante.

Paul Ghetti (ha votato 10 questo film) alle 13:15 del 10 aprile 2015 ha scritto:

Ciao, in precedenza ci abitava il produttore che aveva rifiutato di lanciare e produrre il disco di Manson, che preso dalla frenesia, dopo la visione dei Beatles angeli, che al suono di "helter skelter" gli intimavano di fare giustizia per il torto subìto, credendo di trovare lì l'odiato produttore perpetrerà comunque l'eccidio in cui perì anche la povera Tate, tra l'altro in dolce attesa. Atroce. Detto questo, complimenti per la disamina e la scelta della recensione, di un film-capolavoro, terrificante ancora oggi. La scoperta finale, della setta e del figlio - demonio, con tanto di "Ave-Satan" e il tema angosciante dell'immenso jazzista Krzysztof Komeda (del quale consiglio, oltre ai temi delle colonne sonore di Polansky, anche il capolavoro "Astigmatic) mi fa venire i brividi ancora adesso che ci penso. Chapeau

Paul Ghetti (ha votato 10 questo film) alle 13:16 del 10 aprile 2015 ha scritto:

Terry Melcher, il produttore in questione e proprietario della villa