R Recensione

7/10

Geographie Humaine regia di Claire Simon

Documentario
recensione di Francesca Bozzetto

All'interno della Gare du Nord di Parigi, crocevia di viaggiatori che si fermano per qualche istante per poi scomparire, persone di ogni tipo raccontano dubbi, problemi ed esperienze.

Vi è mai capitato di trovarvi in un luogo affollato e chiedervi che tipo di persone fossero quelle che vi passavano frettolosamente accanto? Di guardare la donna seduta davanti a voi in treno e domandarvi che vita avesse? O perché un ragazzino in metropolitana avesse lo sguardo tanto triste? Ogni giorno le nostre vite sfiorano quelle delle persone che capitano per caso sulla nostra strada. Per qualche istante ci si guarda negli occhi, talvolta ci si scambia un mezzo sorriso e poi, solitamente, ci si gira dall'altra parte.

Claire Simon prova a dare un significato ai volti di alcune persone incontrate alla Gare du Nord di Parigi: la terza stazione più grande al mondo viene scelta dalla regista come luogo ideale in cui girare un documentario sulla "geografia umana". La telecamera segue la mite figura di Simon Mérabet, figlio di immigrati algerini cresciuto nel sud della Francia, mentre, con discrezione e gentilezza, invita uomini, donne e ragazzi a raccontare qualcosa di sé o del motivo per cui si trovano lì in quel momento. La Gare du Nord, stazione delle diversità, svela un'umanità accomunata dalle stesse questioni: la famiglia, il lavoro, il denaro e, naturalmente, l'amore in tutte le sue forme.

La Simon ha preso parte alla 66° edizione del Festival di Locarno con due pellicole: mentre Géographie humaine è inserita nella sezione Fuori Concorso, Gare du Nord è stata presentata in prima mondiale all'interno del Concorso Internazionale. Ai personaggi reali del primo film si contrappongono quelli fittizi del secondo, ma in entrambi lo sfondo è costituito dall'affollata stazione parigina.

Il documentario mostra uno spaccato della società contemporanea, presentata con la semplicità e la naturalezza delle persone che, prima di salire sul treno, decidono di regalare qualche minuto e qualche parola a Simon Mérabet e a tutti noi. C'è chi parla a ruota libera e chi appare invece un po' imbarazzato, chi si dilunga e chi è più sintetico, chi resta serio e chi ride forte. Ognuno però ci lascia qualcosa: una speranza per il futuro, una perla di saggezza personale, uno sguardo malinconico. Un piccolo pezzo della sua vita.

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