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6/10

Blair Witch regia di Adam Wingard

Horror
recensione di Fabio Secchi Frau

Un gruppo di studenti universitari si avventura nella foresta di Black Hills, nel Maryland, per cercare di svelare il mistero legato alla sparizione della sorella di James Donahue, Heather, avvenuta 17 anni prima e che in molti pensano sia collegata alla leggenda della Strega di Blair. Il gruppo è inizialmente ottimista, soprattutto quando alcuni abitanti del posto si offrono di guidarli nella foresta. Nel corso di una notte infinita, però, i ragazzi iniziano a sentire intorno a loro una presenza sinistra e lentamente si rendono conto che la leggenda è molto più reale e inquietante di quanto potessero immaginare.

Dal 1895 al 2016. Dal cortometraggio “sperimentaleL'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei fratelli Lumière, che leggenda vuole terrorizzò i parigini dell’ultimo decennio ottocentesco, fino a quei cittadini americani che, negli Anni Trenta, scambiarono il radiodramma La guerra dei mondi di Orson Welles in una vera notizia, andando nel panico. Ma spingendosi fino a Ruggero Deodato e il suo Cannibal Holocaust (1980) che fu il primo film a sfruttare la tecnica del “falso documentario” (l’uso di alcune scene filmate attraverso una videocamera amatoriale che segue i protagonisti nel loro viaggio) e a Stefan Avalos e Lance Weiler con il loro The Last Broadcast, oggi dimenticato, ma storicamente precedente a The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair di Daniel Myrick e Eduardo Sánchez .

 Una lunghissima eredità che ci ricorda che il più grande trucco del cinema è sempre stato quello di convincerci che ciò che stiamo guardando è “reale”. Siamo ancora quei francesi che scapparono a gambe levate durante la proiezione dei Lumière per la paura di essere travolti dal treno? Siamo ancora quegli americani che presero i fucili e si barricarono in casa, temendo l’invasione aliena che la radio raccontava? Ma soprattutto siamo ancora quei ragazzini traumatizzati che credettero veramente alla storia del ritrovamento di uno strano filmato, girato da tre persone scomparse nei boschi di Blair, e furono incapaci di distinguere tra realtà e finzione di fronte a ciò che vedevano sul grande schermo (fino poi ai titoli di coda con la didascalia “La storia e i personaggi raffigurati in questo film sono del tutto immaginari, ma per favore non dirlo a nessuno”)? La risposta è sì, ogni tanto lo siamo. E gli Studios lo sanno!  

  Infatti, quando si tratta di far soldi, le case di produzione cercano di mettere le mani su qualsiasi cosa abbia in passato creato un po’ di guadagno (dall’orrore al western, ai film d’azione… tutto fa portafoglio), senza alcun limite di resurrezione. In alcuni rarissimi casi, riescono a condurre anche un nuovo pubblico verso sequels/reboots/remakes, ma il più delle volte fanno solo arrabbiare gli aficionados. Blair Witch, purtroppo, rientra proprio in quest’ultima categoria. Grazie Lionsgate per questo sequel!

  Malgrado nuove tecnologie audiovisive e molte idee prese in prestito dal film precedente e malgrado spaventi intelligentemente e magistralmente attraverso suoni raccapriccianti e senza mostrare nulla (quindi sfruttando al massimo il potere della suggestione), ci sono pochissime cose che rimangono significative. Certo, scontrarsi con una monumentale storia dell’orrore che ha scatenato una vera e propria mania per quella tipologia di riprese (mania che è ancora in voga, vedi i vari Paranormal Activity , [Rec], L'ultimo esorcismo, The Visit) non è facile. Ma volendo proprio trovare qualcosa di positivo della pellicola, si potrebbe dire che Blair Witch è uno dei migliori sequels di cui nessuno aveva bisogno.

  Se invece c’è un difetto, è che il film pesca il suo pubblico praticamente solo fra chi c’era in sala nel 1999 e ha vissuto e condiviso la suggestione della pellicola originale. Ai più giovani, sembrerà un po’ confuso, malgrado si ricolleghi alla timeline storica (un sentito ringraziamento allo script di Simon Barrett che non ha minimamente tenuto conto del pessimo Il libro segreto delle streghe - Blair Witch 2). Per il resto, come per molti found footage horror, l’inizio è un po’ lento e prepara il terreno per ciò che accadrà in seguito. Tuttavia, una volta avviato, non si rallenta nemmeno per un secondo, fino a raggiungere il culmine dell’orrore con una conclusione non del tutto originale.

  Buone le prestazioni del cast, in gran parte sconosciuto, anche se nessuno, e ripeto nessuno, sarà mai come la piangente e iconica Heather Donahue nel suo ultimo saluto prima di scomparire nel nulla.

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