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7/10

Le Meraviglie regia di Alice Rohrwacher

Drammatico
recensione di Francesco Ruzzier & Giorgia Zampa

Gelsomina è un'adolescente introversa che vive nella campagna umbra con i genitori e le sorelline. Primogenita tutelare e solerte nelle faccende familiari, Gelsomina è inquieta e vorrebbe andare via, scoprire il mondo che comincia dopo il suo casale. A trattenerla è un padre esclusivo e operaio, alla maniera delle sue api, che guarda a lei ancora come a una bambina. La loro routine, scandita dalle stagioni e dall'impollinazione delle api mellifere, è interrotta dalla presenza di una troupe televisiva e dall'arrivo di Martin, un ragazzino con precedenti penali che deve seguire un programma di reinserimento.

Francesco Ruzzier (voto 8):

Le meraviglie di Alice Rohrwacher racconta il percorso di esplorazione del mondo esterno da parte di una ragazzina di 12 anni che ha sempre vissuto fuori dal resto del mondo per volere del padre, deciso a voler proteggere lei e le sue sorelle da tutto ciò che secondo lui porterebbe alla fine dell'universo nel quale sono abituati a vivere. Gelsomina, alle soglie dell'adolescenza, l'età del rinnovamento per eccellenza, cerca in continuazione di captare e fare suoi tutti gli stimoli provenienti dall'esterno, spinta da un'irrefrenabile voglia di cambiamento e di rinnovamento. Il punto di svolta della sua vita e di quella della sua famiglia coincide con il momento in cui, per puro caso, la ragazzina si imbatte sul set dello spot di un programma televisivo chiamato "Il paese delle meraviglie" che invita le famiglie che popolano la zona a presentare i propri prodotti caserecci e a raccontare le proprie tradizioni, gareggiando per un premio in denaro. Le meraviglie racconta quindi uno scontro generazionale che è anche una contrapposizione di ideologie e di esigenze, schierandosi apertamente dalla parte della voglia di scoprire, sperimentare ed esplorare nuovi orizzonti. La Rohrwacher ha voluto trasmettere il senso di oppressione che il padre provoca in Gelsomina utilizzando spesso e volentieri inquadrature ravvicinate e claustrofobiche, cercando di portare sullo schermo quelli che probabilmente sono i suoi ricordi d'infanzia (come nel film, il padre della regista era tedesco ed apicoltore). Ad incrementare la spinta verso il mondo esterno contribuisce l'arrivo alla fattoria di un ragazzino tedesco, spedito in campagna per svolgere dei lavori socialmente utili dopo essere stato espulso dal riformatorio. Gelsomina si dimostra essere subito incuriosita dal nuovo silenzioso inquilino, poiché rappresenta il primo elemento esterno ad entrare nella sua vita. Perfetto è anche l'uso che la regista fa della canzone "T'appartengo", cantata da Ambra Angiolini a "Non è la Rai", poiché diventa simbolo di un universo totalmente estraneo a quello raccontato nel film, e contemporaneamente incarna la voglia della protagonista di abbandonare una realtà che le sta stretta e la fa sentire prigioniera per seguire il sogno di vivere una vita come quella che vede rappresentata alla televisione.

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Giorgia Zampa (voto 6):

Gelsomina è soltanto un’adolescente, ma nonostante questo conosce già l’asprezza della vita rurale. La sua esistenza ruota intorno all’attività di famiglia, l’apicoltura, essendo lei un aiuto fondamentale per il padre, uomo estremamente severo e dedito al lavoro. Egli infatti combatte la realtà dei soldi, della novità e del cinismo, costruendone una alternativa per sé e per il suo nucleo familiare, lontana dal resto del mondo corrotto e immersa in una natura arida e desolata. Ad affiancarlo nelle sue mansioni, oltre alla moglie Angelica (Alba Rohrwacher), donna paziente e madre premurosa, e Coco, il cui ruolo all’interno della famiglia è sconosciuto, c’è la primogenita Gelsomina, che lo segue con zelo, al contrario delle tre sorelle ancora spensierate e giocose. Un senso del dovere degno di un adulto, che non permette svaghi e colpi di testa. O forse no. Forse la voglia di cambiare vita, di uscire da una monotona routine alienante, di percorrere una propria strada, è più forte, anche di un’imposizione dall’alto di un genitore. L’arrivo di una troupe televisiva per un programma a premi, presentato da una fiabesca Milly Catena (Monica Bellucci), infrange le convinzioni della ragazza. Milly racchiude in sé un mondo costruito e genuino allo stesso tempo, da cui Gelsomina è letteralmente ammaliata, tanto da portarla ad imporsi sul padre. L’artificiosità della televisione si contrappone alla franchezza della comunità di contadini e allevatori, specie per alcuni, come dimostra la difficoltà del padre di fronte alle telecamere, ai tempi televisivi.

L’arrivo del ragazzo “difficile” dalla Germania avvicina Gelsomina all’altro sesso fino a farle scoprire la naturalezza dei sentimenti adolescenziali, da sempre celati sotto la scorza dura da lavoratrice. Alla fine tutti, compreso il padre, dovranno accettare una ragazza che diventa donna, insieme allo sconvolgimento delle novità, che conduce a deviazioni di rotta spesso inaspettate.

Una recitazione naturalistica e spontanea, a tratti divertente- da sottolineare le scene di ballo tra le due sorelle sulle note di T’appartengo- fa da contrappeso ad una narrazione che procede con lentezza. Offre infatti un ritratto minuzioso della vita campestre e delle persone che ne fanno parte, cogliendone i momenti di istintività ed operosità. La regia essenziale di Alice Rohrwacher, limitata a pochi movimenti di macchina e a piani ravvicinati, mostra in maniera oggettiva uno spaccato di vita di altri tempi, il tutto filtrato da uno sguardo giovane e soprattutto femminile di una ragazza in cerca di sé.

 

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alexmn 7/10

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