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8/10

Still Alice regia di Wash Westmoreland, Richard Glatzer

Drammatico
recensione di Verdiana Paolucci & Gloria Paparella

Alice Howland, felicemente sposata e madre di tre ragazzi, è una rinomata professoressa di linguistica che, improvvisamente, inizia a dimenticare le parole. Quando le diagnosticano una forma precoce di Alzheimer, Alice e la sua famiglia vedono messi a dura prova i loro rapporti. La sua battaglia per cercare di rimanere legata alla persona che era una volta è terribile, commovente e ammirevole.

Verdiana Paolucci (Voto 8):

Still Alice è l'adattamento dell'omonimo romanzo (uscito in Italia col titolo "Perdersi") dell'esordiente Lisa Genova e pubblicato nel 2007. Il film è delicato, lento, fatto apposta per far riflettere lo spettatore su cosa sia il morbo di Alzheimer. Julianne Moore è perfetta nel ruolo di Alice, forse uno dei più difficili interpretati da lei. I primi piani sulla protagonista sono studiati a dovere: si parte dal suo volto, tracciandone i lineamenti, alle sue mani impegnate a preparare la cena per il Natale; è su di lui che si focalizza l'attenzione e il lento e progressivo Alzheimer che invade la sua vita. Kristen Stewart dimostra di essersi finalmente tolta il 'peso' di Bella Swan della saga di Twilight, un ruolo che l'ha resa celebre, per dedicarsi a pellicole più impegnative. In Still Alice, la Stewart interpreta la figlia minore della protagonista, una ragazza indipendente che cerca di coronare il suo sogno di diventare attrice. La malattia di Alice, avvicinerà madre e figlia, mettendole di fronte all'importanza della famiglia.

Still Alice è un film emozionante e commovente, ma non perfetto: l'unica pecca è il non aver approfondito il legame tra Alice i suoi famigliari, tanto citati (perfino dal marito, un commovente Alec Baldwin, disposto a tutto per aiutare sua moglie) ma mai mostrati, se non attraverso vecchi flashback nella mente della donna, poichè sarebbe stato un ottimo punto di vista per capire la malattia che Alice ha ereditato da sua madre. Altra imperfezione è la mancanza di un confronto tra madre e figlia maggiore (Anna, Kate Bosworth), che scopre di avere il gene del morbo. Viviamo il dramma della protagonista attraverso gli occhi di Alice: il mondo intorno a lei si sfoca, prende un altro colore, e cambia espressione quando perde la memoria, non ricordando i nomi dei suoi figli. Still Alice insegna l'importanza dell'avere una memoria e del vivere ogni momento come se fosse l'ultimo, ricordando che seppur malata con i ricordi che andranno a deteriorarsi, Alice ha vissuto una vita piena e soddisfacente.

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Gloria Paparella (Voto 8):

Tutto inizia con qualche parola che sfugge durante un discorso; poi la brillante professoressa di linguistica Alice Howland (Julianne Moore) si perde mentre fa jogging. Allora comincia a capire che qualcosa non va e decide di rivolgersi ad un medico, il quale le diagnostica una rara forma precoce di Alzheimer. Un fulmine a ciel sereno. Scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, Still Alice, nelle sale da domani, è la storia commuovente di una dura battaglia contro quella malattia che inizialmente lascia intatto il corpo e attacca la cognizione per poi distruggere totalmente l’individuo. Protagonista è una straordinaria Julianne Moore che, dopo aver messo in bacheca il suo secondo Golden Globe, ha incassato anche la nomination all’Oscar come Migliore Attrice Protagonista.

Tratto dal romanzo della neurologa Lisa Genova, il film parla in modo perentorio degli effetti devastanti che questa malattia ha sulle sue vittime e le loro famiglie: il fatto che una donna intelligente come Alice perda giorno dopo giorno le tracce di sé e del tempo, sta a significare che il male non risparmia nessuno. Una storia che tocca da vicino il regista Richard Glatzer, malato di SLA, anch’esso incurabile; è possibile, dunque, una connessione tra l’esperienza personale del regista e il romanzo della Genova. Quello che è certo è che la storia è appassionante, emozionalmente accessibile grazie allo stile onesto dei due registi che rappresentano senza fronzoli gli effetti di una malattia che annulla l’identità delle persone.

Il film lascia da parte il semplice racconto e scava in profondità, portando lo spettatore a vivere un viaggio nella mente della protagonista, che si svuota rapidamente, minando la sua identità e il rapporto con gli altri. E la Moore si cala nel personaggio in modo intenso, interpretando il panico di fronte a un mondo che si disgrega: il mondo di una donna la cui vita era perfetta, ora mandata in frantumi da un male che le sta mangiando il cervello. Per ironia della sorte, ciò che ha sfruttato di più nella vita per la sua professione.

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Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 3 voti.
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Marco_Biasio (ha votato 7 questo film) alle 11:19 del 9 febbraio 2015 ha scritto:

Ci sono due recensioni dello stesso film... Ve ne eravate accorti? Mi ripeto sul giudizio.

alejo90, autore, (ha votato 8 questo film) alle 17:49 del 20 febbraio 2015 ha scritto:

ups, grazie della segnalazione, ora sono inglobate nello stesso articolo!