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7/10

Supercondriaco - Ridere fa bene alla salute regia di Dany Boon

Commedia
recensione di Valerio Zoppellaro

All’alba dei 40 anni, Romain Faubert non è ancora sposato e non ha figli. Fotografo per un dizionario medico online, Romain è vittima di un’ipocondria che segna la sua vita ormai da troppo tempo, facendo di lui un nevrotico in preda alle paure. Il suo unico, vero amico è il dottor Dimitri Zvenka, suo medico curante, la cui unica colpa è stata prendere a cuore il caso di Romain, salvo poi pentirsene amaramente. Il malato immaginario, infatti, è un soggetto difficile da gestire e Dimitri farebbe qualsiasi cosa per sbarazzarsene definitivamente. Zvenka pensa, però, di aver trovato il rimedio che lo libererà definitivamente, ma senza traumi, da Romain Faubert: lo aiuterà a trovare la donna della sua vita.

Dopo i successi di Giù al nord e Un piano perfetto Danny Boon torna con una commedia brillante che tratta in modo ironico l’ipocondria, un aspetto estremamente attuale nella società contemporanea. Il risultato è apprezzabile, soprattutto nella prima parte, con un ritmo alto e gag che strappano numerose risate. Il regista prova a dare qualche spunto di riflessione sulla realtà che lo circonda e da questo punto di vista il risultato si può definire riuscito a metà perché se la descrizione della solitudine dell’ipocondriaco metropolitano è senza dubbio azzeccata, altrettanto non si può dire delle scene ambientate nel luogo di guerra che appaiono fuori contesto ed eccessive, così come  la vicenda del collega di Faubert che non ha nulla a che vedere con il resto della storia e sembra un mero riempitivo.  Ottimo invece il personaggio di Alice Pol con il quale si coglie l’ occasione per prendere in giro le contraddizioni di molte donne borghesi che si battono per grandi ideali ma rimangono strettamente dipendenti dal marito. Scontato l’happy ending, ma pur dilungandosi eccessivamente in alcune parti, il regista ha il merito di arrivarci con una serie di trovate originali che mostrano pienamente il suo spirito creativo.

Danny Boon è istrionico nel personaggio di Romain Faubert, con un’interpretazione che strizza l’occhio a Woody Allen e alla mimica del Monsieur Hulot di Jacques Tati. Se nella prima parte le sue gag risultano eccessive in alcuni frangenti, il suo personaggio diventa irresistibile nei panni del finto rivoluzionario con alcune scene, come quella della descrizione degli agguati alle stupitissime amiche della sorella di Dimitri Zvenka, assolutamente memorabili. Notevole anche il personaggio del medico interpretato da Kad Merad che, con il suo stile serafico, si rende protagonista di diversi episodi di grande comicità.

L’ opera in generale è senza dubbio  apprezzabile, specie se paragonato ad alcune commedie italiane del giorno d’oggi che sembrano fatte con lo stampino. Danny Boom si mostra in grado di rinnovarsi di volta in volta non rimanendo imbavagliato in facili luoghi comuni ed è quindi facile immaginare molti consensi e prevedere malinconiche copiature anche per questo suo ultimo film.  

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