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7/10

Ogni Maledetta Domenica regia di Oliver Stone

Drammatico
recensione di Valerio Zoppellaro

Tony D’Amato è il vecchio e tormentato allenatore degli Sharks, squadra di football americano in preda a una vera e propria crisi di risultati. Le guerre di spogliatoio, gli infortuni e le intrusioni della nuova proprietaria Christina Pagliaccini serviranno a plasmarlo e a dargli nuova grinta, in una gigantesca e confusionaria partita di football.

Oliver Stone mette in mostra ancora una volta il suo eclettismo e dirige un film al passo con la moda di fine secolo, intriso di video clip stile MTV e caratterizzato da ritmo altissimo, musica alta e pause improvvise. È forse la sua opera più americana, che racconta il mondo dello sport che più caratterizza gli Stati Uniti. Il ritratto che ne fa è tutt’altro che idilliaco, con giocatori mono neuroni e mogli interessate esclusivamente all’apparenza. Anche il conflitto tra bianchi e neri, rappresentato in innumerevoli pellicole americane fin dagli anni ‘10, viene ridimensionato a una guerra di ghetto senza contenuti in cui le varie parti non fanno altro che sostenere la loro cultura di appartenenza senza una vera ragione. Più che lo scontato happy ending, l’insegnamento principale deriva dall’incontro/scontro tra la presunzione del vecchio coach Tony D’Amato e la sfrontatezza del giovane Willie Beamen, interpretato da un semi esordiente Jamie Foxx. Il ritratto psicologico del tormentato personaggio interpretato da Al Pacino è la parte più riuscita del film, con l’allenatore che viene mostrato nella sua testardaggine e nella sua fragilità. Tony D’Amato può essere definito un “vecchio bastardo” a suo modo romantico, che con la sua visione idilliaca di un football ormai datato si scontra con una realtà fatta di egoismo e di grande mediocrità. Come tutti i grandi allenatori è profondamente convinto delle sue idee e riuscirà a vincere e a cambiare solo quando gli eventi lo costringeranno a mettersi in discussione. Anche Willie Beamen è un personaggio più complesso di quel che possa sembrare, caratterizzato da autocommiserazione e grandi debolezze che verranno messe da parte a fronte del suo indiscusso talento dopo la cena senza esclusione di colpi con il suo allenatore. Rimane un po’ nell’ombra il personaggio di Christina Pagliaccini, che con la sua appassionata presunzione si rivela essere l’unica vera sconfitta del film. Azzeccati anche i personaggi di contorno come il campione sul viale del tramonto Jack Cap Rooney (Dennis Quaid), il medico senza scrupoli Harvey Mandrake (James Woods) e il giornalista Jack Rose (John C. McGinley). Stone eccede volutamente nei rallenty, con i personaggi che appaiono sempre sul punto di avere un collasso da abbassamento di pressione, come se si volesse evidenziare la loro individualità di fonte alla rumorosa realtà che li circonda. Film nel complesso godibile, anche se troppo lungo, con alcuni particolari inutili come la perdita dell’ occhio che sembra un rimando a Kill Bill fuori contesto. Il personaggio che forse spiega meglio di tutti l’ opera è Luther 'Shark' Lavay, pronto a rischiare la sua vita per sacrificarsi per i compagni perché il football per lui è tutto e non sa fare altro e forse la sua filosofia di vita rappresenta degnamente il nulla cosmico che caratterizza i protagonisti del film. Quest’opera passerà comunque alla storia per la memorabile interpretazione di Al Pacino, che alla soglia dei sessant’anni impreziosisce la sua carriera con un'altra prova di livello assoluto. Notevole anche il discorso fatto per caricare la squadra prima della partita decisiva, che viene tutt’ora utilizzato da migliaia di sportivi. In estrema sintesi Ogni maledetta domenica riesce ad andare oltre Assassini Nati e a rivelarsi,  suo modo, un cult movie.

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