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R Recensione

5/10

Benvenuti Al Nord regia di Luca Miniero

Commedia
recensione di Antonio Falcone

Ribaltando la situazione del precedente Benvenuti al Sud, in Benvenuti al Nord ecco Mattia (Alessandro Siani) trasferirsi per lavoro da Castellabate a Milano, dopo essere stato lasciato dalla moglie Maria (Valentina Lodovini); anche Alberto (Claudio Bisio) ha comunque la sua bella gatta da pelare, vedi il coinvolgimento da parte del megadirettore (Paolo Rossi) nel progetto Erpes per migliorare funzionalità ed efficienza delle Poste Italiane, che ha comportato, tra l’altro, l’allontanamento della moglie Silvia (Angela Finocchiaro)…

Non ho problemi ad ammettere di trovarmi un po’ in difficoltà nello scrivere la recensione di Benvenuti al Nord, sequel di Benvenuti al Sud (a sua volta, bene ricordarlo, fedele remake del francese Giù al Nord, Bienveneu chez les Ch’its,’09, Dany Boon) e destinato, a quanto pare dal primo giorno di programmazione, a bissarne il forte successo: regista sempre Luca Miniero, coautore della sceneggiatura insieme a Fabio Bonifacci, subentrato a Massimo Gaudioso, il film, per quanto divertente, mi è apparso meno “fresco”, spontaneo e scorrevole rispetto all’opera originaria, non riuscendo a conciliare toni piacevolmente lievi, quasi favolistici a tratti, con altri più grotteschi e surreali, in particolare nella rappresentazione dell’operosa Milano, dove i luoghi comuni, gli stereotipi, le diversità di pensiero, non trovano adeguata enfasi e caratterizzazione portante.

La difficoltà di cui sopra nasce dalla circostanza che ancora una volta mi trovo di fronte ad una commedia italiana, girando intorno a termini come “piacevolezza complessiva” o “valide prove attoriali” per poter digerire l’ennesima delusione provata nel constatare quanto sia lontano dalla nostra concezione cinematografica trarre da una buona idea di base che ha conquistato il pubblico una qualche innovazione, un inedito spunto narrativo, preferendo andare sul sicuro, assecondare piuttosto che stimolare, riproponendo, seppur ribaltandola, la situazione precedente.

Il film parte bene, in particolare nel parallelismo delle vicende lavorative e familiari di Mattia ed Alberto, con la rappresentazione di una riunione aziendale (Rossi è un efficace ibrido tra Brunetta e Marchionne) memore del miglior Fantozzi, procede con qualche gag indovinata (il viaggio di Mattia “allietato” dalle premure via telefono di mammà, la cena milanese), per poi arrancare, girare a vuoto, incartarsi pericolosamente, in particolare con l’arrivo della famiglia e degli amici di Mattia alla stazione di Milano, modellato inutilmente su quello di Totò, Peppino e … la malafemmina, con il grottesco in salsa pop della moka gigante che appare gettato là, malamente abbozzato, restando fine a se stesso.

A colmare vuoti e mancanza di idee nella scrittura, provvedono Siani, Bisio, Finocchiaro (una e bina) e Rossi, da soli o insieme, dando però sempre l’impressione di una mancanza di concretezza ed organicità, visto che la sequela di gag si sfilaccia lungo il percorso e mostra presto il suo limite, cedendo definitivamente nel finale, ovvio, pretestuoso, palesemente finto, un volemose bene stiracchiato che ripropone, banalizzandolo, il tema proprio del film precedente: lo scontro che diviene confronto, dove la speranza del superamento di tante, troppe intolleranze, diviene consapevolezza di un non cambiamento, dell’accettarsi così come si è, magari prendendo ciò che di c’è buono ora dall’uno, ora dall’altro, il tutto sottolineato da una evitabilissima strimpellata con gorgheggio di Emma Marrone sui titoli di coda (Nel blu dipinto di blu) , forse ulteriore punto di contatto con il sopra citato Totò, Peppino e … la malafemmina, nel caso specifico i numeri stile musicarello di Teddy Reno. La citazione è d’uopo: “Ma mi faccia il piacere, mi faccia!”

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