Benvenuti al Sud regia di Luca Miniero
CommediaAlberto (Claudio Bisio), responsabile dell'ufficio postale di una cittadina della Brianza, sotto pressione della moglie Silvia (Angela Finocchiaro), è disposto a tutto pur di ottenere il trasferimento a Milano. Anche fingersi invalido per salire in graduatoria. Ma il trucchetto non funziona e per punizione viene trasferito in un paesino della Campania, il che per un abitante del nord equivale a un vero e proprio incubo. Rivestito di pregiudizi, Alberto parte da solo alla volta di quella che ritiene la terra della camorra, dei rifiuti per le strade e dei "terroni" scansafatiche. Con sua immensa sorpresa, Alberto scoprirà invece un luogo affascinante, dei colleghi affettuosi, una popolazione ospitale e un nuovo e grande amico, il postino Mattia (Alessandro Siani), al quale darà una mano per riconquistare il cuore della bella Maria (Valentina Lodovini). Il problema ora però è un altro: come dirlo a Silvia? Già, perché da quando è partito, non solo il loro rapporto sembra rifiorito, ma agli occhi dei vecchi amici del nord Alberto è divenuto un vero e proprio eroe...
Trattasi di commedia. Dunque le prime curiosità che vengono in mente sono: si tratta di un film divertente? Fa sorridere? E' piacevole, godibile?
Risposta: sì, nel complesso il film diverte, e in certi momenti si ride anche tanto. Il merito qui va suddiviso tra interpreti e scrittori. Da un lato, Bisio e la Finocchiaro svolgono il proprio ruolo in maniera egregia, con una particolare nota di merito ad Angela, bravissima nel rappresentare gli stupidi timori prevenuti di chi, residente al Nord Italia, immagina il meridione alla stregua di un campo-nomadi somalo. Dall'altro lato, il film ha delle belle idee, che giocano astutamente sui comportamenti sociali dell'esemplare italiano: gli spunti più divertenti sono le acrobazie di Alberto-Bisio nel cercare di convincere amici e familiari che "stare al Sud è davvero difficile", e l'iperbolica messinscena di un intero comune partenopeo per spaventare Silvia-Finocchiaro (con tanto di scippo in scooter e sindaco con fucile a due canne).
Però l'analisi del film non può fermarsi qui. Perchè intento dichiarato della pellicola è evidenziare la stupidità dei luoghi comuni di cui si convince chi dal Nord giudica il Sud senza conoscerlo. Il messaggio che si vuole comunicare sta tutto nell'ironia della Finocchiaro, che dopo aver visto coi suoi occhi ciò che aveva sempre mal visto a priori, si interroga: "E io sono cretina, vero?". Ecco, qui la domanda che dobbiamo farci è: riesce il film a trasmettere questo sacrosanto messaggio allo spettatore?
Risposta: non benissimo. Nel senso che il messaggio c'è e arriva, ma riflettendo bene ci rendiamo conto che alcuni aspetti potevano essere migliorati. La prima parte del film concentra quelle false convinzioni riguardo al Sud Italia sul personaggio della moglie, esasperandone le preoccupazioni in modo grottesco (le epidemie di colera, le temperature sopra i 50 gradi, l'incomprensibilità del parlato meridionale). Con risultati piuttosto fastidiosi, non soltanto per chi al Sud ci vive, ma per chiunque possieda un briciolo di buonsenso. Poi finalmente il Sud arriva, e ci si aspetta un grandioso, netto riscatto delle terre campane contro i pregiudizi finora esposti. E invece assistiamo a delle immagini che in parte giustificano quei pregiudizi: i personaggi osservati risultano effettivamente incomprensibili nel parlato (il pensionato del "postamàt"), rozzi (la pernacchia di Costabile grande), poco produttivi ("Direttore, ma qui non c'è mai niente da fare prima di mezzogiorno"), incivili (l'immondizia buttata dal balcone come prassi quotidiana), quasi animaleschi (l'impulsività a tratti rabbiosa di Mattia-Siani, la reazione manesca del motociclista su Alberto).
E allora da questo punto di vista l'obiettivo fallisce miseramente. La rappresentazione del Sud non risulta sufficientemente convincente e non rassicura abbastanza sulla completa irragionevolezza delle credenze prima esposte. E non può essere accolta nemmeno l'obiezione riguardo al fatto che è stata scelta una piccola località tra le montagne campane, e che quindi molte anomalie sono giustificate: perchè la cosa può essere vera, ma lo è anche per i piccoli borghi dell'oltrepò pavese o della valtellina, e il paragone con un comune dell'hinterland milanese non era opportuno.
Più azzeccato sarebbe stato il confronto con una città come Messina, Brindisi o la stessa Napoli, che offrono le stesse bellezze naturali, relazionali e climatiche di Castellabate, ma anche adeguate efficienza e civiltà. Così però, con tutta probabilità il film avrebbe fatto ridere meno. Perchè è su questo che l'umorismo di Benvenuti al Sud si poggia: su quella stessa immagine ridicola che vuole demonizzare. Un'incoerenza imperdonabile.
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