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7/10

Hungry Hearts regia di Saverio Costanzo

Thriller
recensione di Gloria Paparella

Jude è americano, Mina è italiana. S'incontrano per caso a New York. S'innamorano, si sposano e presto avranno un bambino. Si trovano così in poco tempo dentro una nuova vita. Sin dai primi mesi di gravidanza Mina si convince che il suo sarà un bambino speciale. E' un infallibile istinto di madre a suggerirglielo. Suo figlio deve essere protetto all'inquinamento del mondo esterno e per rispettarne la natura bisogna preservarne la purezza. Jude, per amore di Mina, la asseconda, fino a trovarsi un giorno di fronte ad una terribile verità: suo figlio non cresce ed è in pericolo di vita, deve fare presto per salvarlo. All'interno della coppia inizia una battaglia sotterranea, che condurrà ad una ricerca disperata di una soluzione nella quale le ragioni di tutti si confondono.

Già presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, e vincitore di due Coppe Volpi, Hungry Hearts segna il debutto “americano” di Saverio Costanzo con una storia drammatica, ambientata a New York, di due giovani sposi, Mina (Alba Rohrwacher) e Jude (Adam Driver), e del loro bambino, che una veggente ha predetto essere speciale, tanto da portare la madre ad essere ossessivamente preoccupata per la sua salute, impedendogli di crescere come dovrebbe. Il piccolo viene nutrito, infatti, con un regime alimentare vegano: un’astinenza forzata che secondo Mina porta alla purificazione del corpo, ma che Jude non tollera. All’interno della coppia inizia così una vera e propria battaglia alla disperata soluzione per il bene del bambino.

Dopo La solitudine dei numeri primi, il regista torna ad esplorare il malessere esistenziale, basandosi sul romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso. Il suo film è un thriller su una realtà quotidiana, quella di una madre che cerca di proteggere il suo bambino da un mondo sporco e nebuloso, ma le sue ragioni finiscono per diventare una malattia ossessiva che rendono la maternità problematica. La vita della donna è unicamente centrata su quel figlio che ribadisce essere suo, tanto che il marito viene praticamente annullato da ogni attività genitoriale. Quando Jude vede che il bambino sta rischiando la vita, lo porta a vivere da sua madre, mettendo in atto un vero e proprio rapimento. Il film prende poi una piega horror dopo una girandola di disperazione e rabbia, sentimenti che ognuno dei personaggi vive in difesa del proprio amore nei confronti del piccolo.

Hungry Hearts è un esperimento interessante ed intrigante soprattutto nella parte iniziale, quando descrive l’amore estremo di Mina per suo figlio e il contrasto sempre più acuto tra i due genitori; mentre la seconda parte sembra maggiormente manipolata dalla coproduzione americana, che ne impedisce l’articolazione di un finale più rischioso. A parte questo, il regista riesce a creare un senso di inquietudine in maniera trasversale, per far riflettere su un tema, quello dell’universo “organic”, di cui spesso si praticano abusi incoscienti: anche da parte di una madre, che con la sua scelta di vita radicale, rischia di fare male al suo bambino.

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