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8/10

Naples '44 regia di Francesco Patierno

Documentario
recensione di Eva Cabras

Francesco Patierno ripercorre lo sbarco a Napoli di Norman Lewis, soldato inglese innamorato di Napoli che con il suo diario privato ha raccontato la tragedia della Seconda Guerra Mondiale nel capoluogo campano.

Nel 1943 l'esercito degli alleati sbarca nel sud Italia e libera il paese dall'occupazione tedesca. Norman Lewis è un soldato inglese incaricato di provvedere alla ricostruzione di Napoli e, nell'anno che trascorse nella città, tenne un diario che non solo racconta avvenimenti e dettagli dell'epoca, ma lo fa con la perizia letteraria di un autore consumato. Memoria e letteratura procedono fianco a fianco, come nel lavoro di Francesco Patierno che sostiene infatti la necessità di concervazione sia della Storia, sia dello specifico modo in cui è raccontata dalle fonti. Mettendosi in contatto con la famiglia di Lewis, il regista ha potuto consultare i diari originali del soldato, editi per la prima volta nel 1978, dando inizio a un periodo di ricerca di materiale durato oltre un anno. Per realizzare "Naples '44", Patierno ha impiegato complessivamente quasi tre anni, ma il risultato non tradisce le aspettative di fedeltà, interesse storico ed emozione che un simile lavoro di scavo poteva far presagire. Le parole di Norman Lewis tornano a prendere vita grazie alla voce over di Benedict Cumberbatch, colonna sonora principale del film che funge da elemento guida all'interno della mastodontica mole di reperti fotografici, video, audio e scritti. Il materiale è organizzato su due diversi macro piani temporali: il più vicino a noi prende ispirazione dal viaggio che Lewis compì negli anni '80 alla riscoperta dei luoghi visti durante la guerra. Un immaginario Norman vaga per la città, proiettando i propri ricordi nella voce che ci guida nella sua memoria.

L'impatto emotivo di "Naples '44" è notevole, anche perché la natura documentaria del lavoro viene addolcita dalla scelta di far narrare le vicende in prima persona, con la voce suadente di un grande attore britannico (in Italia il compito sarà affidato ad Adriano Giannini). Ciò che quindi prende inizialmente avvio con le sembianze di un cine-giornale, si trasforma nel personalissimo racconto di un viaggio dell'anima, che esplora una parte della storia della Liberazione decisamente poco esplorata. L'arrivo delle truppe americane produsse danni enormi alla città, presa contemporaneamente di mira dei tedeschi, che tentarono di far saltare in aria qualsiasi luogo utile dell'avamposto che stavano cedendo al nemico. Lo scenario che accoglie Lewis al suo arrivo è di desolazione, paura e morte, con le montagne dei cadaveri che marcivano sotto le macerie o nelle case affamate dalla mancanza di acqua e cibo. Le epidemie di tifo e vaiolo misero in ginocchio un'intera popolazione, mentre coloro che avrebbero dovuto salvarla provocavano l'incremento vertiginoso del tasso di prostituzione e la latente insofferenza verso un eroe che si faceva sempre più invadente.

Nonostante la morte e la miseria della Napoli del 1944, Norman Lewis conserva nei suoi diari uno sguardo sorprendentemente comprensivo, clemente e curioso, sempre carico di empatia verso quella che diventò la sua seconda casa, almeno emotiva. Grazie a un serrato alternarsi di generi, toni, formati, piani temporali e fonti, Francesco Patierno confeziona un film ibrido che ha la fedeltà storica del documentario, ma anche lo spessore narrativo del cinema di finzione. Immagini di repertorio inedite e stralci di presente lasciano spesso spazio a spezzoni di film (tra i molti "La pelle" con Marcello Mastroianni), che compongono della Napoli in guerra un ritratto lontano dalla volontà di giudicare, veritiero e sentito, figlio della consapevolezza che, giusta o sbagliata, la guerra è sempre stata e sempre sarà una cosa sporca.

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