R Recensione

6/10

Unfriended regia di Levan Gabriadze

Horror
recensione di Eva Cabras

Laura Barns è una giovane e popolare ragazza che frequenta un liceo di Fresno, California. Durante una serata a base di alcool e brutte figure, uno dei suoi amici gira un video talmente umiliante da spingere la ragazza a suicidarsi. A un anno di distanza dalla sua morte, Blaire e i suoi compagni si ritrovano su Skype per una chiaccherata, ma un anonimo e ben informato utente si insinua nella conversazione e tenta di mettere gli uni contro gli altri. L'obiettivo dell'inquietante intruso è uno solo, ma ognuno dei personaggi coinvolti dovrà fare i conti con le proprie malefatte.

Leggendo la trama di Unfriended non si rimane certamente affascinati dalla sua particolare voglia di innovazione, ma se spostiamo il focus sulla sua realizzazione potremmo avere qualche brivido di curiosità. Questo piccolo film del 2015, e per piccolo s'intende low budget, si svolge infatti interamente sullo schermo di un computer. Lo schermo in questione è quello della protagonista Blaire, liceale come tante che si ritrova a conversare con i propri amici su Skype. L'antefatto risale a un anno prima, quando una cara amica della ragazza si suicida in seguito alla pubblicazione di un video che la ritrae devastata alla fine di una festa. Nell'anniversario della scomparsa di Laura, un utente sconosciuto si intrufola nella chat del gruppo e inizia lentamente a mettere zizzania, ponendo domande scomode e facendo rivelare a tutti i propri sordidi segreti. Dietro all'anonimo stalker si cela la defunta Laura, che non fa altro che vendicarsi per la sua pubblica umiliazione, usando tutti i mezzi social a sua disposizione.

Ecco quindi che nasce e, presumibilmente, prolifica un nuovo genere di horror: la celebrazione della quotidianità in tempo reale, con tutto ciò che ci tiene attaccatti allo schermo dei pc per una quantità sempre maggiore di ore ogni giorno. Facebook, Skype, mail, Youtube e quant'altro, tutto messo al servizio del più classico dei revenge movie, dove la vittima di turno si accanisce senza sosta contro i propri carnefici. L'utilizzo sistematico ed esclusivo delle webcam ha dato frutti inaspettati, facendo di Unfriended un esemplare pioniere, capace di mostrare una pluralità sinergica di azioni e soggetti all'interno della medesima inquadratura. Di fatto si tratta di una perpetua soggettiva, poiché il nostro punto di vista si fonde con quello di Blaire, facendo a tratti dimenticare la bizzarra sorta di stratificazione che si crea quando guardiamo uno schermo in cui è rappresentato uno schermo. L'esperienza immersiva che regala il film ha quindi il pregio di sopperire alla statica classicità della trama, arcinota e prevedibile ancora prima di aver premuto play.

Unfriended non soltanto sfrutta la tecnologia per attualizzare i contenuti, ma adotta la tecnologica come proprio mezzo espressivo, riducendo lo spazio di manovra del linguaggio cinematografico al puro montaggio. Il film può essere considerato come un esperimento, un'estremizzazione di spunti fino ad ora soltanto accennati e mediamente riuscito nel suo intento di sorprendere. Non ci sarà ovviamente modo di affezionarsi a nessuno dei personaggi, poiché a farla da padrone nell'ora e mezza di film è essenzialmente la mobilità. Da una finestra all'altra, da una mano in un frullatore a un video girato di nascosto, in questo film imprigionato sullo schermo di un computer non ci sono paradossalmente momenti di contemplazione, anche perché in effetti non c'è proprio niente da contemplare. L'idea è comunque buona e la realizzazione all'altezza delle aspettative. Inoltre, per la prima volta nella storia gurdare un film sul computer invece che al cinema potrebbe rendere l'esperienza ancora più suggestiva.

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