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7/10

Paranormal Activity regia di Oren Peli

Horror
recensione di Alessandro Pascale

Katie e Micah sono una giovane coppia, da poco trasferitasi in un appartamento suburbano, che inzia ad essere disturbata da qualcosa nel bel mezzo della notte. Qualcosa che potrebbe essere paranormale. Un esperto del settore viene consultato, e gli rivela che quello che li tormenta non è un semplice fantasma, ma un demone che si ciba di energie negative. Micah decide allora di piazzare una videocamera nella loro stanza da letto per vedere quello che accade mentre dormono, scoprendo realtà  inquietanti.

Proviamo per un attimo a spogliarlo di ogni orpello, facciamo finta per un attimo che non ci sia una efficentissima industria culturale che a distanza di poco tempo cerca di imporci prima la visione di Avatar poi quella dell’ultimo horror di tendenza. Cerchiamo infine di ricordare che l’opera è un piccolo filmetto indipendente arrivato in Italia con mostruoso ritardo dopo ben tre anni dalla data di realizzazione (2007).

Soltanto una volta eseguite queste manovre diventerà possibile giudicare criticamente Paranormal Activity, e si riuscirà a rendere merito al regista Oren Peli per la sua bella trovata. Innanzitutto il dato più appariscente: l’idea di girare l’intero film con camera a mano, lasciando che siano i personaggi stessi a decidere modalità e tempi delle inquadrature. L’avevamo già visto, certo: la maggior di parte di voi pensa a Cloverfield, che però è del 2008. Qualcuno di voi ricorderà forse Rec, notevole zombie-movie spagnolo del 2007. Infine i meno giovani torneranno alla matrice del genere mockumentary-horror ripescando The Blair Witch Project (1999).

In effetti soprattutto quest’ultimo pare essere il principale punto di riferimento, vista l’importanza che assume il ruolo del buio, nonché dell’attesa. Spazio che si annulla, e anzi si immobilizza, e tempo che schizza via in pochi attimi oppure si dilunga impietoso in lunghissimi attimi di tensione. Il tutto dentro un appartamento, moderna prigione familiare fuori dalla quale il nostro occhio non esce. E non ha torto chi ha messo in rilievo la notevole natura che assume il film per il suo aspetto di dramma da camera, in cui a emergere è non più il demone invisibile bensì la complessa evoluzione di un rapporto di coppia come tanti, con ricadute e slanci normali, nonostante un ragazzo un po’ troppo spaccone e (diciamocelo) pirla.

Se però Paranormal Activity merita di essere ricordato è soprattutto per il sottotesto metacinematografico che vi sta dietro: la macchina da presa riacquista tutta la sua fisicità e la sua pesantezza, giungendo ad una asfissiante immobilità nel momento in cui i protagonisti non la prendono in spalla. Eppure è l’osservatrice privilegiata della realtà, in grado di vedere meglio e più di tutti quel poco che c’è da vedere riguardo agli eventi paranormali.

Il suo rilievo viene testimoniato dalla conclusione della stessa vicenda, con un gesto che potrebbe sembrare un assurdo e banale colpo di teatro e che invece sembra tanto una provocazione dei nostri tempi: nel momento in cui la vita reale si fa reality show avviene la degenerazione dapprima spirituale ed emotiva, e infine fisica e materiale. Il demone che fa uscire quanto di peggio è in lui, decidendo di diventare la star del grande schermo, dopo essersene rimasto sonnecchiante per un ventennio a scherzare con una ragazza qualsiasi.

È questa in fondo la metafora di Paranormal Activity: l’idea che perfino uno spirito maligno si faccia prendere dall’euforia e si monti la testa nel momento in cui diventa una star televisiva. Per uno spettacolo ristretto, certo, ma non per questo meno importante, vista la sua capacità di sconvolgere completamente la vita di due persone con le proprie trovate sempre più avvincenti e appariscenti. Quello che segue è un circolo vizioso: l’ego demoniaco diventa sempre più grande e ambizioso, ricerca lo shock wagneriano, tenta di sorprendere diventando sempre più audace e molesto, finchè dopo un intenso climax ascendente non arriva all’unica soluzione possibile per concludere una volta per tutte lo spettacolo: lo shock per eccellenza, oltre il quale non si può più andare. Cala il sipario su un’opera forse non miliare ma di sicuro impatto simbolico e capacità tecnica.

nota: a quanto pare ci sono diversi finali del film. Noi abbiamo visto quello presente sul dvd, differente rispetto a quello proiettato al cinema. Le differenze di fondo però sono tutto sommato sostanzialmente minime e non mutano il discorso svolto finora.

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Voto degli utenti: 4,8/10 in media su 10 voti.

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fabfabfab (ha votato 7 questo film) alle 22:20 del 22 febbraio 2010 ha scritto:

Prima parte francamente inutile. Da metà in poi il film viene al dunque, e l'espediente della telecamera funziona. Certo da qui a mettermi paura ...

bargeld (ha votato 5 questo film) alle 23:10 del 23 febbraio 2010 ha scritto:

Complice il fastidiosissimo sghignazzare del maleducatissimo pubblico in sala (siamo in Italia eh...) ho guardato questo film molto nervosamente. La visione al cinema è la meno indicata, per un film che vive di brividi sottili e mormorati, e dell'inquietante ronzio della telecamera. Detto questo, no, non mi è piaciuto. Capisco il discorso di Alessandro sul sottotesto, ma complice l'incredibile battage pubblicitario avevo probabilmente altre aspettative. Di gran lunga gli ho preferito Rec e Cloverfield. Mi domando tuttavia di quanto sarebbe cambiato il mio giudizio avessi potuto godermelo nel silenzio della mia casa buia, e senza il tam tam mediatico.

Peasyfloyd, autore, alle 0:12 del 24 febbraio 2010 ha scritto:

eh capisco daniele. io ad esempio ho visto la versione dvd in casa, al buio, da solo. E insomma per quanto mi interessi solo fino ad un certo punto il fatto che mi faccia paura o meno devo dire che qualche scossetta ogni tanto l'ho avuta. però io non faccio testo che sono un fifone

fabfabfab (ha votato 7 questo film) alle 10:51 del 24 febbraio 2010 ha scritto:

Ah sì, anch'io l'ho visto in una sala enorme strapiena di ragazzetti urlanti... forse visto a casa in solitudine... Comunque ricordo un film simile che si chiamava "Entity" (credo) e che quando ero pischello mi aveva fatto morire di paura. Qualcuno lo conosce?

Marco_Biasio (ha votato 4 questo film) alle 22:16 del 10 marzo 2010 ha scritto:

Assieme a "Shrooms" e "The Blair Witch Project", la conclusione di un pessimo triangolo che svela tutte le brutture dell'argomento "paranormale" quando trattato coi piedi.

synth_charmer (ha votato 8 questo film) alle 15:41 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

io il feticcio dell'horror l'ho sempre avuto, e questo film l'ho apprezzato particolarmente. Il punto di forza sta nell'aver imparato una delle principali lezioni del cinema horror (che credo sia stata impartita prima di tutti da Dario Argento con Profondo Rosso): concentrarsi su qualcosa di vicino alle esperienze dello spettatore. Il bosco e le streghe non lo sono, come neanche l'assurdo mix zombie/demoni/extraterrestri/virus di REC, mentre i rumori misteriosi nel buio della notte in una casa grande rispolverano la principale delle paure infantili. Il film è ben costruito, un crescendo condotto in maniera egregia e momenti di attesa messi al posto giusto. Ovviamente non va visto al cinema, ma di notte al buio, prima di andare a dormire e possibilmente da soli: in quelle condizioni, ammetto che anch'io ho faticato ad addormentarmi bravo peasy!

Sydney (ha votato 1 questo film) alle 1:48 del 18 ottobre 2011 ha scritto:

Una vera merda.