R Recensione

5/10

Der Nachtmahr regia di AKIZ

Fantastico
recensione di Alessandro Giovannini

Durante un rave, alla quindicenne mentalmente instabile e drug-addicted Tina sembra di scorgere un mostriciattolo annidato in mezzo a dei cespugli. Da quel giorno inizia ad essere perseguitata dalla visione che minaccia di farsi sempre più pervasiva e concreta.

Der Nachtmahr è un pastiche di generi, e purtroppo questo finisce per essere un difetto anzichè un pregio. La regia infatti si mantiene sempre uguale nonostante il registro passi dall'orrorifico al malinconico al surreale, provocando una sorta di scollamento tra narrazione e messa in scena che risulta inevitabilmente nella mancata sospensione dell'incredulità. Anche la scarsa qualità dei VFX concorre al risultato, con il mostriciattolo che sembra privo di un reale "peso", cioè si nota troppo il suo essere "appiccicato" al girato. In alcuni momenti in cui è inquadrato da vicino invece il problema sembra risolversi, credo grazie al fatto che per queste scene sia stato usato un pupazzo. Il film ha l'ambizione di essere un'esplorazione in una psiche disturbata  ed una metafora del disagio adolescenziale (un po' come qualunque teen horror in effetti...) di fronte alle imposizioni della società che improvvisamente riversano sul/sulla giovane aspettative di vario tipo. La tossica Tina invece vorrebbe sfasciarsi tutto il giorno tra un rave ed una pomiciata con un DJ orso dai capelli viola di cui è invaghita, ma una malattia mentale latente esplode a seguito di un innesco, rappresentato dalla foto di un feto abortito in formalina. Il mostriciattolo che inizia a vedere di lì a poco ha proprio le fattezze di quell'esserino mai nato, anche se più grosso ed in grado di emettere dei versi gutturali. L'aspetto più interessante del film di AKIZ (nome d'arte di un videoartista tedesco che firma anche le musiche) è lo slittamento tra i piani di realtà: il mostro passa dallo stadio dell'immaginazione di Tina al piano dell'immanenza, ed anche il rapporto che la ragazza ha con lui cambia; dapprima terrorizzata da queste visioni, Tina si accorge ben presto che la creatura non solo è del tutto inoffensiva, ma è anche completamente inerme e spaurita, cosicchè finisce per accudirla. Sarà allora che scoppierà quindi un conflitto totale con genitori, amici ed il resto dell'umanità, tutti disgustati o intenzionati a separare la ragazza dal suo mostruoso amico. Che è come dire: eliminare la scintilla di unicità e di diversità per rendere un soggetto omologato al sistema. Questo messaggio anarcoide e in definitiva trito e ritrito si traduce in un film dalla sceneggiatura inutilmente ingarbugliata con salti temporali che complicano la diegesi per il gusto di farlo (perchè non aggiunge alcunchè al 'messaggio' del film), che gioca la carta dell'allucinazione visiva (luci stroboscopiche, musica spaccatimpani) per tentare di rendersi interessante, nonostante metta in scena personaggi antipatici delle cui sorti nulla importa a chi guarda perchè gratuitamente borderline. Da salvare è invece un riuscito lavoro di montaggio che ha l'intuizione di lasciare le code delle scene di rave inframezzarsi con successive scene di normalità, a dare l'idea del flusso ininterrotto, atemporale in cui i giovani protagonisti-zombi del film vagabondano.

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