R Recensione

8/10

The Whispering Star regia di Sion Sono

Fantascienza
recensione di Eva Cabras

In futuro l'umanità diventerà un specie in via di estinzione e le macchine colonizzeranno l'universo. I pochi superstiti della razza umana si sparpaglieranno su inospitali pianeti, in attesa di ricevere dalla fattorina intergalattica Yoko i cimeli di una quotidianità ormai dimenticata. La trama è comunque l'ultimo dei pensieri di Sion Sono, che realizza un film al limite dell'astrazione interamente dedicato all'essenza del genere umano.

Quando le macchine e i robot colonizzeranno la Terra, gli esseri umani rimasti lasceranno il proprio pianeta per rifugiarsi in nuove e lontane galassie dall'aspetto comunque fortemente familiare. Per mantenere il contatto con le proprie origini, i profughi galattici si spediscono a vicenda oggetti insignificanti carichi di ricordi, ma con un sistema talmente obsoleto da far trascorrere decine di anni tra la partenza e l'arrivo. Ad occuparsi delle consegne in giro per l'universo c'è Yoko, un'automa antropomorfa che viaggia sulla navicella spaziale più assurda mai vista. La suddetta navicella è, infatti, una piccola casa simile ad un garage prefabbricato, dove la fattorina svolge anacronisticamente tutta una serie di attività senza dubbio di pertinenza umana: beve il thè, si taglia le unghie, prende il raffreddore, fa le pulizie. L'unica interazione all'interno della casa-nave è quella con il computer di bordo, che ha le sembianze di una vecchia radio anni '50.

Tra una consegna e l'altra, Yoko mostra segni di cambiamento, abbandonando gradualmente l'efficenza robotica per una più emotiva visione del destino della razza umana. Rintracciare la trama all'interno di "The Whispering Star" non è semplice, data la struttura altamente concettuale e simi-astratta dell'ultimo lavoro del giapponese Sion Sono. A complicare la già difficoltosa struttura di questa opera d'arte post-moderna in bianco e nero c'è, innanzitutto, la scansione temporale che indica i vari giorni della settimana. Fin qui niente di strano, se non fosse che il passaggio da un giorno all'altro è puramente casuale: si può passare da lunedì a martedì nell'arco della preparazione di un thè o subito dopo un primo piano muto di 4 secondi. Il tempo non ha più senso, come quasi tutte le attività e le emozioni umane, ridotte a meccanici gesti in successione, proprio come quelli di Yoko. La ripetitività ossessiva è una costante fondamentale durante tutto il film e coinvolge in egual misura le azioni dei personaggi, il commento sonoro e il lavoro di regia.

Sion Sono costruisce il film su movimenti di macchina puliti ed essenziali, lenti e precisi, prediligendo gli stacchi netti e i cambi drastici di angolazione anche all'interno delle medesima sequenza. La proporzione tra scene all'interno della navicella e scene in esterna sui vari pianeti segue di pari passo l'evoluzione emotiva della postina intergalattica, da un primo momento quasi esclusivamente al chiuso a una progressiva preponderanza di ambienti aperti. Un discorso a parte va dedicato all'impianto sonoro di "The Whispering Star", elemento ben più rilevante di un semplice accompagnamento. Nella prima parte del film, quando Yoko è confinata all'interno della sua navicella, gli unici suoni presenti sono quelli delle ripetitive azioni compiute dalla protagonista, ma quando avviene la prima consegna qualcosa cambia. Un improvviso sprazzo di colore illumina la scena e la musica prende corpo riempiendo le orecchie, ormai abituate soltano a lavandini che perdono e passi attutiti. Una volta tornati a bordo, la musica scompare, per ricomparire potente sul successivo pianeta popolato da umani. Ecco che si configura una costante. La musica è identificata con il genere umano e, in particolare, con il suo lato emotivo.

Quando nel finale Yoko arriva sul pianeta esclusivamente popolato da esseri umani, la musica si fa assordante, in totale contrasto con il bizzarro divieto di parlare al di sopra dei 30 decibel. Una carrellata di ombre dietro a paraventi fanno mostra di tutta una serie di attività umane, davanti alle quali la fattorina appare confusa ma affascinata. Il rientro sulla navicella è un'epifania, perché questa volta la musica non scompare sulla soglia, ma invade l'interno portando con sé l'essenza dell'umanità. Con "The Whispering Star", dedicato agli abitanti di Fukushima non ancora tornati in possesso delle proprie abitazioni, Sion Sono realizza un film esteticamente ipnotico, criptico, concettuale e contorto, nelle cui profondità si può cogliere un'apologia affettuosa del genere umano. Un vero e proprio inno alla sopravvivenza.

V Voti

Voto degli utenti: 9/10 in media su 3 voti.
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Kakihara 10/10

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