R Recensione

1/10

Fantastic 4 - I Fantastici 4 regia di Josh Trank

Superhero Movie
recensione di Fabio Secchi Frau

Quattro giovani vengono teletrasportati in un pericoloso pianeta, che altera la loro forma fisica in un modo sconvolgente. Le loro vite vengono inequivocabilmente stravolte. Tre di loro, assieme a una ragazza anche lei vittima delle radiazioni cosmiche del pianeta, dovranno imparare a controllare le loro nuove abilità e a lavorare insieme per salvare la Terra dal loro collega, che brama la distruzione del mondo.

  Tratto dalla popolare serie di fumetti di Stan Lee e Jack Kirby, inzuppato nella luce fredda e bluastra del fotografo Matthew Jensen e diretto dal teen-scifi-specialista Josh Trank, Fantastic 4 – I Fantastici Quattro cavalca il fenomeno Marvel con un tocco di Chronicle e l’aria confortevolmente retrò (forse più Anni Novanta, che Ottanta) del più avvincente Guardiani della Galassia. Aspettarsi, quindi, ragazzi avventurosi e pieni di genialità, adulti completamente dickheads, mutazioni, poteri e drammi d’identità vari, più un nemico che si combatte al suono di “l’unione fa la forza”. L’idea centrale – non fresca ma sempre accettabile – è quella che ciò che sembra essere un handicap o una diversità possa, in realtà, essere sfruttato per superare nuove e vecchie difficoltà.

  Qui, il favoloso team è formato da un gruppo di quattro giovani universitari (Miles Teller, Kate Mara, Michael B. Jordan, Jamie Bell), ai quali si aggiunge Victor von Doom (Toby Kebbell), supportati da un paterno scienziato sull’orlo della crisi genitoriale (Reg E. Cathey) che inventano un congegno per il teletrasporto. Congegno che li disloca in un pianeta pericoloso, che altera la loro forma fisica in maniera sconcertante. Da qui in poi, le loro vite cambiano  e la squadra dovrà imparare a sfruttare le attuali abilità, vincere ogni forma di sconforto e lavorare insieme per salvare la Terra dal loro ex amico, che ora è divenuto un arcinemico.

  Iniziamo col dire che pochi film hanno avuto intorno a loro un tale miasma di maledizione cinematografica come i Fantastici Quattro. Ma c’è da dire che questa leggenda metropolitana, da anatema della Settima Arte, decade nel momento in cui si analizza tutta la storia della realizzazione di questo progetto. Da una parte abbiamo la Fox, detentrice dei diritti sui quattro supereroi, dall’altra il regista, al quale è stata data, almeno in principio, la libertà di dare sfogo all’oscurità che si cela dietro i protagonisti, sottolineandone l’aspetto fantascientifico e, soprattutto, acquisendo la facoltà di scegliere il cast. Con queste premesse, Trank comincia a lavorare, ma iniziano anche i primi screzi con lo sceneggiatore Simon Kinberg chevedeva l’opera come una sua proprietà e ha tentato (anche nella sua figura di produttore) di tagliarlo fuori da ogni scelta artistica (tono del film, caratterizzazione dei personaggi, trama). A questo punto, Trank manda allegramente a farsi friggere la Fox, filmando e firmando solo 40 cupi e grintosissimi minuti. Rimangono i restanti da riempire. Ed è qui che i produttori fanno un clamoroso errore, cercando di portare tristemente e maldestramente a casa qualcosa… ma, ovviamente, non riescono a comprendere e imitare l’atmosfera del regista (che a dispetto della serie classica di comics era priva di umorismo, gioia, emozioni e colore) e realizzano qualcosa che è perduto nella definizione che intercorre fra il “melmoso” e il “disordinato”. I dialoghi diventano improvvisamente imbarazzati e mal scritti, la narrazione schiaccia lo spettatore nella noia profonda, la regia è pessima, gli effetti speciali diventano orrendamente da telefilm di terza categoria e si va incontro a un finale brusco. Gli spettatori non sono così stupidi da bersi qualsiasi cosa e, accortisi del palese stacco, latitano le sale cinematografiche e ne decretano l’etichetta a flop. Fantastic 4 diventa matematicamente un film inutile.

  Peccato. Peccato perché, proprio nella prima mezz’ora, aveva dato il meglio di sé, rispetto ai precedenti, sfruttando uno script intelligente, ricco di mistero e che poneva le basi per una vera e propria avventura scientifica e, a tratti, noir. Si seguiva con passione il percorso dei nostri eroi, l’ottenimento dei loro superpoteri, la loro condizione da freaks che vedevano i loro corpi rivoltarsi e si osservava la paura che scatenavano nei colleghi. Il tutto con sequenze efficaci e cronenberghiane. Insomma, avevamo le fondamenta per un godibile e affascinante Fantastici Quattro in versione horror, declinato in temi sci-fi (teletrasporto, missione sul Pianeta Zero pieno di radiazioni cosmiche, creazione del gruppo, mutante supercattivo). Sarebbe stato interessante vedere la visione completa di Trank, se non altro per un quadro meno mediocre e più coeso di un blockbuster, che avrebbe portato qualcosa di diverso dai soliti film di supereroi che popolano le nostre sale. Tuttavia, lo sviluppo del progetto e l’inferno produttivo ne hanno minato l’intrattenimento, obiettivo principale di una pellicola. Si vira in un’altra dimensione. Cambia la sostanza. A un punto altissimo del film, ne segue uno bassissimo fatto di battaglie lunghissime, inguardabili, inascoltabili, poco originali e poco costose, che non sanno esplorare le abilità dei personaggi, carenti di ogni sensibilità.

  Da segnalare la tristezza di alcuni commenti da parte del pubblico americano e italiano irritato, fino alla schiuma alla bocca, perché il personaggio di Johnny era di colore! Siete i degni figli dei politici che vi meritate. Commenti del genere non fanno voi dei fans, ma semplicemente dei razzisti. Notevoli le scenografie di Chris Seagers.

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