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7/10

Alla ricerca di Dory regia di Andrew Stanton

Animazione
recensione di Fabio Secchi Frau

Alla Ricerca di Dory si svolge dopo un anno dalla storia del primo film e presenta ancora una volta gli amati personaggi di Marlin, Nemo e la Gang dell’Acquario. Ambientato in parte vicino alla costa californiana, la storia presenta anche una schiera di nuovi personaggi, alcuni dei quali si riveleranno molto importanti nella vita di Dory.

    Sequel di Alla ricerca di Nemo. Quest’ultimo, tradotto in Storia del cinema, significa “il cartone più amato dai bambini” ed emblema della valorizzazione di una disabilità, seguendo le lezioni impartite anticamente dal lungimirante e sensibilissimo Hans Christian Andersen con il suo “Soldatino di stagno”.

  E come ogni sequel che si rispetti, anche qui nuotiamo seguendo la stessa identica corrente, perché guai a non andare verso la boa, scegliendo una storia dalla spinta diversa e magari originale! Quindi, non aspettatevi qualcosa di diverso. Ciò che esce dalla porta rientra dalla finestra, anche in questo caso!

  Peccato che la Pixar, un colosso aziendale che 10 anni fa non sbagliava un colpo, si ostini a perseverare con i sequels (non è bastata la bastonata di Monsters University e Cars 2?), invece di pensare a opere inedite (certo, Il viaggio di Arlo non era questo granché, ma tremo al pensiero di Toy Story 4 e di Cars 3 che si fanno sempre più vicini), malgrado il buonissimo risultato di Inside Out.

  Che cosa l’ha spinta a tornare alle profondità marine nascoste? È per spiegare ciò che è emotivamente complesso ai bambini? Far affiorare il calore familiare nei loro cuori? Naaaah. I soldi. Money! $$$. E basta.

  Bisogna essere onesti. Generalmente, i sequels sono il peggior terreno di lavoro cinematografico. Alcuni sono poco brillanti, altri non catturano l’atmosfera e la magia della pellicola originale. Tantissimi hanno risultati miserabili ai botteghini. Eppure, ne vediamo a dozzine ogni anno perché, anche se stroncati dalla critica, nei verdi occhi delle case di produzione americane, sono un incasso certo grazie al richiamo dei fans. E la Pixar non fa ragionamenti diversi da questo.

  Andrew Stanton alterna scene in cui Dory cerca i suoi familiari, mentre Marlin e Nemo cercano Dory, con una serie di flashback che ricostruiscono l’infanzia della pesciolina smemorata, chiudendo il tutto con un immancabile happy ending. Il film è quasi sempre diretto con mano sicura, con tutti i raccordi che funzionano alla perfezione.

 Nella sceneggiatura, scritta dallo stesso Stanton e da Victoria Strouse, manca però la varietà delle tematiche, sebbene il lato dell’affresco più intimo e sentimentale sia sostenuto dalla malinconia di Dory. Per di più, è moderatamente divertente e viene il sospetto che alcune inutili scene siano state inserite solo per mettere in vetrina le star statunitensi che hanno prestato la voce ai vari personaggi. Gli echi e i paralleli del primo film sono evidenti e si sprecano, così come la discutibile scelta di riusare i vecchi messaggi (la speranza, la perseveranza, l’importanza dell’amicizia, il superare i propri limiti personali), ma senza lasciare la stessa forte impronta. Il film inizia come un’avventura abbagliante, ma poi si avverte l’assenza di un pericolo reale o di un reale conflitto, e per gran parte della sua durata è semplicemente uno spostarsi da un punto A a un punto B, per poi tornare al punto A, attraverso una serie di soluzioni che i protagonisti trovano via via nello sviluppo del plot. E l’oceano, da quel posto straordinario che era stato presentato sul finale di Nemo, diventa invece un luogo ingannevole, con foreste di alghe alte come grattacieli minacciato da pericolose correnti e da calamari giganti che emergono dai relitti dei pescherecci. Un po’ scoraggiante. Simpatico il personaggio di Destiny, lo squalo balena cieco come Mr Magoo.

  La prova di doppiaggio è la cosa più convincente, grazie a una scuderia italiana di alta qualità di doppiatori.

  Tirando le somme: in casa Pixar la creatività si sta esaurendo? Forse sì, forse no. Ma non vi preoccupate di rispondere a questa domanda, quasi sicuramente quest’anno vedrete il film candidato comunque all’Oscar e, magari, la Pixar vincerà ancora una volta la mitica statuetta, sebbene la presenza di pellicole d’animazione ben più meritevoli, che hanno come unici difetti quelle di non essere state realizzate dalla Pixar e di avere una provenienza diversa, tipo europea.

V Voti

Voto degli utenti: 5,3/10 in media su 3 voti.
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Alby70 6/10

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Alby70 (ha votato 6 questo film) alle 22:59 del 4 settembre 2017 ha scritto:

Deludente. Per me merita a stento la sufficienza. Ripetitivo e senza una vera trama con una serie di flashback che creano solo confusione e disorientano molto lo spettatore Non ho trovato il film molto creativo ma da un sequel è difficile aspettarsi di più. È finita l'era Pixar? Se continuano su questa strada si. Peccato perché come dice la recensione con inside out avevano fatto centro. Qui navigano nel buio...