A A proposito di Carol

A proposito di Carol

Partendo dal presupposto che Kate Blanchett sia una delle donne più fini ed eleganti del panorama cinematografico attuale (una donna che, anche se fosse in pantofole e tuta da casa, apparirebbe ugualmente impeccabile) si ha già la percezione, ancor prima di vedere il film, che sarà un film promettente. Aggiungiamoci pure che non è, questa, la prima volta che la meravigliosa attrice lavori con Todd Haynes (già nel precedente I'm not there, biopic molto particolare dedicato a Bob Dylan, interpreta "una parte" del cantautore statunitense, identica e, anche lì – concedetemelo – impeccabile), e si ha già la quasi certezza, ancor prima di vedere il film, che si stia andando a vedere un buon film.

Tratta dal romanzo di Patricia Highsmith, "The price of salt", la pellicola di Haynes ci fa immergere, con i tempi e i ritmi di quell'epoca , in quella "favolosa" America degli anni '50, opulenta, ricca e apparentemente priva di problemi. Solo apparentemente, poiché infatti ci vengono mostrati due personaggi (Carol e Therese, questa seconda intepretata da una non meno brava Rooney Mara – miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes –) insoddisfatti, a cui perennemente manca qualcosa nel trascorrere della loro vita. Fino al momento in cui non si incontrano: basta uno sguardo e qualcosa nelle due donne scatta. Carol (più smaliziata, già più esperta) avvicina la più giovane e inconsapevole Therese per stringere con lei una relazione. La vicenda amorosa si svolge parallelamente a una trattativa di divorzio che Carol sta avendo con suo marito (consapevole, ma incapace di comprendere, delle preferenze sessuali di Carol) per l'affidamento della figlia di quattro anni. Altro elemento interessante di questa vicenda è la messa in luce di certe dinamiche giudiziarie che mostrano il volto oscuro e bigotto (incarnato, credo, dal marito di Carol, Harge) dell'America benestante e (in senso più generale) maccartista dell'epoca.

Therese riuscirà a capire cosa vuole davvero dalla propria vita ("Come faccio a capire che cosa voglio se dico sempre di sì a tutto?!" osserverà ad un certo punto), ma anche Carol comprenderà di non potersi nascondere e andare contro la propria natura. Non si tratta di un manifesto del movimento gay (e sarebbe anacronistico ritenerlo tale), ma piuttosto di una storia d'amore in cui i personaggi devono far fronte alle difficoltà imposte dalla società e all'incapacità di questa di comprendere. Il tutto è raccontato con la finezza di Haynes che ricorda molto il precedente Far from Heaven. Spesso può capitare che con delle buone sceneggiature la messa in scena manchi della cosiddetta immagine filmica, ma non è questo il caso. Sceneggiatura e scelte di regia sono ben equilibrate e rendono Carol un film molto godibile e ben strutturato.

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