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8/10

Cenerentola (2015) regia di Kenneth Branagh

Fantastico
recensione di Francesco Ruzzier

La favola di Cenerentola secondo Kenneth Branagh.

L'incredibile ed immeritato successo al botteghino di Alice in Wonderland di Tim Burton nel 2010 e l'irrefrenabile mania di serializzare qualsiasi prodotto dal pubblico trasversale da parte del sistema hollywoodiano, hanno dato il via ad una delle più pericolose e meno stimolanti tendenze cinematografiche degli ultimi anni: la trasposizione - preferibilmente in chiave dark - delle fiabe classiche. Nell'ultimo lustro ci sono state regalate porcate di successo come Biancaneve e il cacciatore, Cappuccetto rosso sangue e Maleficent, nessuna delle quali era riuscita nell'intento di ricreare la magia dei testi originali, né tantomeno aveva contribuito ad aggiungere qualcosa di innovativo. Ecco che in questo contesto, disastroso e desolante, le aspettative per il Cenerentola di Kenneth Branagh erano ai minimi storici. Ogni tanto, però, è decisamente piacevole essere smentiti, e lo è anche di più l'essere sorpresi: la trasposizione cinematografica del classico Disney messa in scena dal regista britannico riesce laddove tutti avevano finora fallito, creando un gioiello di pura magia. Branagh ha dimostrato che a volte, il cinema, è una semplice questione di equilibrio, in cui, dosando al meglio gli ingredienti a propria disposizione, è possibile costruire un marchingegno calibrato che funziona su tutti i fronti. Ed è in questo modo che, inaspettatamente, il film Disney, presentato fuori concorso alla 65ª Berlinale esattamente 65 anni dopo la presentazione del classico d'animazione (che si portò a casa, tra l'altro l'Orso d’oro per il miglior film musicale), ha emozionato e commosso i giornalisti provenienti da tutto il mondo che, tornati bambini per quasi due ore, si sono abbandonati all'unico applauso a scena aperta concesso ad un film in corso di proiezione durante tutti gli undici giorni. Uno dei pregi dell’adattamento firmato dal regista britannico e dallo sceneggiatore Chris Weitz è l’aver evitato la trappola della moda di cercare stravolgere a tutti i costi il testo originale, rendendo protagonisti gli antagonisti, mandando in guerra delle principesse corazzate o realizzando spin-off basati su personaggi secondari, con l’unico intento di voler sovvertire i canoni del racconto fiabesco. Cenerentola fa del “ritorno” allo spirito dei classici Disney il proprio punto di forza, non avendo timore di puntare sui valori e i principi tipici della fiaba originale per fare breccia nei cuori degli spettatori, ma anzi sfruttando i “buoni sentimenti” veicolati dalla protagonista per ricordarci che in questo mondo, ogni tanto, è necessario che qualcuno ci faccia sperare che fare della gentilezza il proprio stile di vita possa aiutare a realizzare i propri sogni. Ad interpretare Cenerentola e Principe Azzurro troviamo Lily James e Richard Madden, due volti freschi provenienti dalla serialità televisiva (Downtown Abbey lei, Il trono di spade lui), ma a rubare la scena a tutti c'è sicuramente una eccezionale Cate Blanchett, che con la sua matrigna accecata dall'invidia regala a tutto il film uno spessore che di rado si trova in prodotti di questo genere. A restituire l'indimenticabile grazia dei disegni del Classico Disney ci hanno pensato ancora una volta le straordinare scenografie di Dante Ferretti e i magnifici costumi di Sandy Powell.

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