A A proposito di Il mago

A proposito di Il mago

Per i cinefili sarebbe stato impossibile perdersi una chicca di questo genere (e il fatto che questa proiezione fosse un "evento speciale" – presente nelle sale soltato il 30 novembre e il 1 dicembre 2015 – ha messo alla prova la cinefilia di ciascuno di noi): se Alfred Hitchcock è considerato da molti il più grande regista della storia del cinema (nei termini, naturalmente, della "tecnica" cinematografica), Orson Welles è certamente la divinità del Cinema scesa sulla Terra. Il documentario di Chuck Workman ci mostra proprio questo: il potere divino, magico (da Mago, appunto) di Orson attraverso la macchina da presa, ma non solo. Nel ripercorrere tutta la sua vita, privata e professionale (tramite immagini di repertorio, documenti, interviste allo stesso Orson Welles e alle molte persone che l'hanno conosciuto o gli sono state care) viene delineato il profilo di quello che è un genio (attributo ormai riconosciuto, affermato e consolidato) della Settiman Arte. Nonostante Welles possedesse il dono dell'immagine, le sue capacità non vennero mai riconosciute in vita. Il documentario racconta anche questo, dall'altro lato del genio, ovvero la sua incapacità di essere compreso e incoraggiato dalle produzioni, la sua difficoltà perenne a reperire finanziamenti per i suoi film, ma al contempo anche il suo non arrendersi mai, gli escamotage per spendere meno soldi possibili (quali il riciclo di costumi o di ambientazioni) le sue interpretazioni in film altrui (alcuni anche mediocri) per accumulare soldi per i suoi film; si tratta di elementi che lo rendono a tutti gli effetti il primo regista indipendente della storia (e grazie al suo operato in qualche modo si apre la prospettiva, del tutto nuova ai suoi tempi, di cinema prodotto in maniera indipendente). Lo spettatore non può non entrare in empatia con le disgrazie di Welles in vita (così come probabilmente dev'essere capitato allo stesso regista del documentario, certamente non insensibile al tema dell'eterno scontro tra registiautori e produzioni a cui interessa soprattutto far cassa ai botteghini), e stupisce, per certi aspetti, la sua tenacia quando, in un'intervista, lo vediamo sostenere che sarebbe stato tutto molto più semplice se lui avesse continuato a recitare in teatro (era uno straordinario attore shakespeariano), ma la verità era che del cinema non poteva farne a meno, perché era come uno di quegli amori non corrisposti, una passione che logora ma che non si è in grado di cancellare. A 100 anni dalla nascita di Orson Welles (classe 1915) gli spettatori di tutto il mondo sono grati che lui non abbia mai abbandonato quella passione per la pellicola che tante tribolazioni gli diede nel corso della sua vita.  

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