A Venezia 70 - Future Reloaded

Venezia 70 - Future Reloaded

La prima intensa giornata di festival si è conclusa con la proiezione dell'opera Venezia 70 - Future Reloaded, omaggio ai settant'anni della Mostra. L'obiettivo di Alberto Barbera era quello di far rappresentare a settanta registi provenienti da tutto il mondo la loro idea di cinema del futuro in un minuto di girato. Sebbene abbiano partecipato al progetto molti dei migliori autori della nostra epoca, il risultato si è rivelato piuttosto deludente, con davvero poche eccezioni. Alcuni cortometraggi si sono dimostrati troppo criptici, primo fra tutti quello della regista francese Claire Denis, che ha espresso la sua idea di cinema del futuro con un'unica inquadratura su un materiale indefinito. L'opera si presta certo a centinaia di interpretazioni e forse - si spera - era proprio questo il suo obiettivo. Anche il brillante Apichatpong Weerasethakul ha deluso e perplesso con la sua inquadratura di un tergicristalli in movimento.

Il corto di James Franco sembrava invece molto promettente nella prima parte, ma il regista si è poi lasciato andare ad un'autocelebrazione, preferendo inserire inquadrature di se stesso piuttosto che proseguire con la riflessione sul futuro del cinema, scelta che ha fortemente danneggiato l'opera.

Tra i lavori più interessanti, vanno elencati Scarpette Rosse di Bernardo Bertolucci, che usa metaforicamente la sua sedia a rotelle per rappresentare le future difficoltà a cui va incontro il cinema - ma l'opera si presta a numerose altre letture politico-sociali -, My Mother di Kim Ki-Duk, che, nonostante abbia pochi punti di contatto con il futuro del cinema, resta uno splendido cortometraggio, Film Muto di Jean-Marie Straub, opera estremamente ironica, e il corto senza titolo di Pauk Schrader, il lavoro che meglio esprime il futuro del cinema. Anche Abbas Kiarostami si è fatto notare grazie alla sua tenera ed efficace rivisitazione di L'arroseur arrosé dei Lumiere.

Diversi registi italiani sono stati invitati a partecipare a questo progetto. Il risultato più interessante oltre a quello di Bertolucci è quello di Davide Ferrario, realizzato in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino, in cui, in una visione notturna della città, un cinema all’aperto diventa il cuore dell’inquadratura che si allontana verso l’alto, lasciano un suggestivo messaggio di speranza il futuro: il cinema può e deve continuare a rappresentare un mezzo efficace di crescita sociale e di intrattenimento intellettuale.

Sono stati forse i tempi stretti di realizzazione a penalizzare questo progetto, che si sarebbe potuto rivelare un interessante specchio sull'idea di futuro del cinema, ma si è dimostrato purtroppo solo un approssimativo bozzetto.

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.