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R Recensione

8/10

A Fabrica regia di Aly Muritiba

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

Un carcerato convince sua madre a portare illegalmente un telefono cellulare in prigione.

Una donna anziana rischia di essere accusata di contrabbando, quando decide di portare al figlio in prigione un telefono cellulare. Le scene che precedono l'incontro tra i due descrivono visivamente il contesto culturale in cui prende atto la vicenda: la città brasiliana dove vivono i protagonisti è una realtà povera, in cui le case sono poco curate e le prigioni molto trascurate: molti uomini dividono lo spazio di una piccola cella, al cui interno è presente una rudimentale doccia.

Lo scambio del telefono tra madre e figlio avviene in modo insospettabile, nonostante i numerosi controlli a cui entrambi sono sottoposti. Quando finalmente il figlio ottiene il bramato telefono e contatta un uomo dall'aspetto malavitoso, il regista Aly Muritiba inserisce un colpo di scena: l'intento dell'uomo non è quello che ci si aspetta, ma egli compie un gesto paterno, augurando un buon compleanno alla sua bambina di cinque anni, che si trova in una casa d'accoglienza.

L'originalità dell'intreccio e la sensibilità dei personaggi rendono questo cortometraggio un'opera delicata e ben realizzata. Il corto è interessante anche tecnicamente, soprattutto per la fotografia, che si dimostra ben studiata e adatta al tipo di racconto che si sta portando sullo schermo.

La pacatezza con cui il regista combatte il pregiudizio nei confronti dei carcerati è magistrale: Muritiba non vuole offrire allo spettatore uno slogan, egli racconta una storia tenera che permette di confrontare l'umanità di alcune persone chiuse in carcere con la disumanità delle leggi che isolano i carcerati dal resto del mondo.

Il corto ha partecipato al “Festival de Brasilia do Cinema Brasilero”.

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