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R Recensione

8/10

No regia di Pablo Larrain

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

Cile, 1988. Il giovane Renè Saavedra accetta di occuparsi della campagna pubblicitaria contro la riconferma di Pinochet al referendum indetto dal dittatore stesso. Le sue stravaganti idee, trasmesse per quindici minuti durante la notte, danno speranza al popolo cileno.

Le tragiche pagine di storia del Cile durante gli anni di dittatura di Pinochet sono un capitolo aperto per il popolo cileno. I soprusi che il regime ha attuato, dal colpo di stato del 1973 fino alla caduta del 1988, hanno provocato indelebili ferite. Pablo Larraìn torna a parlare della storia del suo Paese dopo “Post Mortem” (2010), questa volta adottando un approccio più umoristico.

Gael Garcia Bernal si riconferma un grande attore, capace di calarsi in ruoli di difficile interpretazione. In “No”, interpreta Renè Saavedra, giovane pubblicitario che deve trovare un'idea per lo spot contro la riconferma del generale Pinochet per il referendum indetto da lui stesso. Piuttosto che elencare i numerosi crimini commessi dal regime, quali torture, esili ed esecuzioni, René propone di trasmettere uno spot più simpàtico che possa dare speranza al popolo. Rifacendosi allo spot della bibita Free, suo precedente lavoro, il ragazzo raccoglie immagini di vita quotidiana, in cui i protagonisti sorridono di fronte ad un futuro felice e democratico.

Mentre le pubblicità per la riconferma di Pinochet vengono e tutto il giorno, quelle contro il dittatore hanno diritto a quindici minuti nella fascia notturna. La sfida tra le due fazioni diviene umoristica, in quanto l'una riformula le idee dell'altra, cercando di persuadere la popolazione a votare a suo favore.

Nella mente di Renè, la democrazia diventa un prodotto da pubblicizzare attraverso un linguaggio positivo; d'altra parte, anche i pubblicitari di Pinochet ricorrono a tecniche di marketing per vendere il loro dittatore, scegliendo quale tipo di abbigliamento e quale situazione possano essere i migliori per ingannare il pubblico.

La ricerca di fotogrammi sempre più convincenti si protrae per gran parte del film, fino all'ultimo giorno di campagna elettorale. Le idee di Renè divengono sempre più efficaci, tanto che lui e il suo gruppo di lavoro si ritrovano minacciati dalla forze avversarie. Attraverso queste situazioni, Larraìn racconta la storia di un Paese non libero, dove non era possibile portare avanti le proprie idee. La sua regia non cerca il dramma, ma vuole far pensare lo spettatore: la libertà non si raggiunge solo lottando, ma usando la propria creatività, senza perdere le speranze. E infatti sono le pubblicità, le manifestazioni e i concerti ad aggregare il popolo cileno e a dare un senso al loro futuro.

La vittoria del no al referendum è il segnale positivo che cambia la situazione politica: la creatività e la perseveranza sconfiggono la forza del regime.

Non mancano momenti di dramma, necessari per descrivere la situazione storica cilena negli anni '80: sin dall'inizio, il regista non dimentica di inserire scene di arresti e di pestaggi di manifestanti, puniti dal regime in modo crudele.

Dal punto di vista tecnico, la fotografia di Sergio Armstrong rende il film ancora più interessante: l'uso della camera a mano e il tipo di pellicola riconducono agli anni '80, aiutando lo spettatore ad entrare nel periodo storico.

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Voto degli utenti: 8,7/10 in media su 3 voti.
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alexmn 9/10

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