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5/10

Come To Harm regia di Borkur Sigporsson

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

Quando Stefan si rende conto che qualcuno è entrato nel suo appartamento, il panico cresce velocemente dentro di lui. Nel frattempo, un bambino, stanco di aspettare l'arrivo del padre, decide di tornare a casa da solo. Le due storie si incroceranno.

 

Due storie si intrecciano all'interno del cortometraggio islandese “Come to harm”, fino a giungere al finale drammatico che riunisce tutti i personaggi. Un bambino, al termine di una lezione di nuoto, attende invano che il padre lo venga a prendere; decide allora di tornare a casa da solo. Nel frattempo, un uomo ha uno scontro verbale con due imbianchini in un parcheggio, dopodiché si reca sotto l'ufficio della moglie, la quale però rifiuta di parlare con lui; una volta giunto a casa, si accorge che qualcuno è entrato nel suo appartamento e non è ancora uscito. Il cortometraggio è ricco di colpi di scena; nel finale, si comprende che le due storie si svolgono su piani temporali diversi e sono l'una conseguenza dell'altra.

Il regista Börkur Sigporsson gira un film d'azione dai risvolti drammatici, che però non spiega esaustivamente i comportamenti dell'uomo protagonista. Ed è questa la debolezza di un corto, che fino a poco prima del finale si era dimostrato interessante e ben realizzato. La curiosità dello spettatore viene solo parzialmente soddisfatta: le due storie trovano una connessione, che si rivela però piuttosto fragile. I personaggi sono poco approfonditi, le azioni sono fini a se stesse.

La tensione creata nei momenti in cui il protagonista sente la presenza di intrusi nella sua casa è l'elemento più interessante del corto.

Come to Harm” ha partecipato a diversi Festival, tra cui il “London Short Film Festival” e il “Nordisk Panorama”; ha inoltre ricevuto il riconoscimento di Miglior Cortometraggio al “Reykjavik International Film Festival”.

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