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7/10

Promettilo regia di Emir Kusturica

Commedia
recensione di Alessandro Pascale

Il giovane Tsane vive con il nonno e la mucca Cvetka su una remota collina. Quando il nonno avverte di essere arrivato agli ultimi giorni della sua vita, chiede al nipote di onorare tre promesse: recarsi nella città più vicina e vendere la mucca al mercato, poi, con i soldi ricavati, comprare un'icona di San Nicola e qualche cosa che desidera veramente per sé. In ultimo, deve trovare una moglie e tornare a casa con lei prima della morte dell'anziano parente. Inizia il viaggio di Tsane verso un mondo completamente diverso da quello campagnolo...

Promettilo vede l’intensificarsi di tutta una serie di elementi da sempre presenti nel cinema di Kusturica: la disgregazione dell’ordine istituzionale-politico nella regione dell’ex-Jugoslavia, la presenza di un amore idealizzato e perfetto in grado di superare ogni avversità, il libero scorrazzare di una serie di furfanti “simpatici” nonostante una naturale tendenza verso la più bieca violenza, una realtà zingaresca vitalistica e fantasiosa, il contrasto tra un contesto agricolo-contadino semi-utopico e un panorama urbano in cui qualsiasi cosa più accadere.

Le pallottole e le morti, che pur sono presenti in una certa misura, così come più in generale certe tematiche “pesanti” e serie (come l’attività delle mafie e la prostituzione minorile in primo luogo) non turbano un registro trionfante di commedia tendente al fantastico, in cui si presentano con leggerezza elementi di degrado ostentando un candido ottimismo sulle possibilità di risolvere situazioni intricate con una risata e un tocco di fantasia o pazzia. Siamo dalle parti del neorealismo italiano alla Zavattini e Fellini, capaci di far volare i vagabondi nei cieli e concretizzare le più incredibili fantasie di straordinari personaggi.

Così se il piccolo Tsane è assieme al nonno il protagonista davvero “positivo” della storia diventa difficile identificare un personaggio realmente negativo, venendo a mancare quella linea di demarcazione che segna cosa sia buono o cattivo. I cattivi qui sparano, stuprano, rapiscono, bombardano addirittura, ma ne escono sempre bene, non sembrano “realmente cattivi”, anzi quasi necessari come antagonisti loro malgrado recitanti una parte non voluta. L’idea complessiva è quindi un mondo assai simile a quello dei cartoni animati, dove ciò che conta davvero è il ritmo e l’invenzione scenica, oltre che una marcata caratterizzazione psico-fisica di ogni personaggio.

Nel complesso Promettilo è un’opera divertente, eppure decisamente minore rispetto ai grandi capolavori del passato (Underground, Gatto nero, gatto bianco). Probabilmente è più un’opera di transizione che sceglie di affrontare solo marginalmente l’aspetto politico (l’amara rappresentazione dello stato di frantumazione sociale del proprio paese in cui può accadere tutto e il contrario di tutto) accogliendo una visione spensierata e romantica della capacità di evasione del singolo individuo.

Forse con quest’opera Kusturica vuole dare più che in altri casi un messaggio di speranza, cercando di sollevare un sorriso più che un’indignazione morale. Perché un sorriso porta fiducia nel futuro, e la capacità di sollevarsi spiritualmente. E allora poco importa che al di là del registro semi-comico il resto sia un’accozzaglia di immagini e cliché ormai tipici del regista. Se ha raggiunto il suo scopo anche solo in minima parte tanto basta ad assolverlo con ampia sufficienza.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.
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Enzo Barbato (ha votato 8 questo film) alle 8:28 del 16 agosto 2010 ha scritto:

Grande Emir!

Un film pazzesco come tutti quelli del grande regista serbo. Roba da matti davvero. E Kusturica non sbaglia mai...