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9/10

Il laureato regia di Mike Nichols

Drammatico
recensione di Gloria Paparella

Benjamin torna a casa dopo la laurea e, durante una festa organizzata dai suoi genitori, incontra la signora Robinson, amica di famiglia, che tenta di sedurlo. Tra i due nasce una relazione che si complica quando Benjamin si innamora della figlia della sua amante.

L’incertezza sul proprio avvenire, la sempre minor tolleranza nei confronti dell’alta società, il bisogno di liberarsi come da una sorta di fardello: Il laureato, basato dal romanzo di Charles Webb, è datato 1967 e porta con sé quello spirito di ribellione e di disobbedienza alle regole che esploderanno un anno più tardi. In realtà il film riprende più volte il taglio della commedia e non vi è un vero e proprio atto di protesta di parte del protagonista: ma il regista Mike Nichols riesce a cogliere perfettamente il senso di disorientamento e di insicurezza di quella generazione, a partire dalla sequenza iniziale, quando il neolaureato Benjamin (Dustin Hoffman) cerca un momento di solitudine all’affollata festa organizzata dai suoi genitori. Bagnato in fronte, il ragazzo appare spaesato, confuso e assente da quel mondo di vanità borghese. L’unica distrazione sembra essere la Signora Robinson (Anne Bancroft), moglie del socio del padre, una donna matura e spregiudicata che lo seduce, simbolo della perversione e dell’emancipazione sessuale del protagonista, il quale col passare del tempo diventa nullafacente e incurante di quale strada prendere per il suo futuro. La trasgressione continua fino a quando Ben si innamora di Elaine (Katharine Ross), la figlia della sua amante, che risveglia in lui il vero sentimento dell’amore. Ma il rapporto viene ostacolato in tutti modi dalla Signora Robinson e il dramma si accende quando Elaine scopre tutto. Nonostante questo, il film si conclude con un lieto fine, incerto però sul futuro dei personaggi che scappano in autobus, restando immobili a fissare il vuoto.

Il film, arricchito dalla celebre colonna sonora di Simon & Garfunkel, lanciò il trentenne Dustin Hoffman nel mondo del cinema, trattando il tema, non affatto banale, della solitudine di molti giovani appartenenti all’annoiata classe borghese. Una ribellione crescente che il regista descrive al meglio nella magnifica scena dell’immersione nel fondale silenzioso della piscina, dove il protagonista è in isolamento e lontano da tutti, e di quella in chiusura del disperato urlo all’interno della chiesa.

Il laureato è diventato per questo un film cult, simbolo di una generazione come lo erano stati Gioventù bruciata e Il selvaggio, figlio della propria epoca così come lo fu Easy rider.

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