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7/10

La Doppia Ora regia di Giuseppe Capotondi

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Sonia fuggita dalla Slovenia per ricongiungersi al padre italiano, innamoratasi di un ladro fugge con lui a Torino e qui si presta all’attività criminale del fidanzato.

L’incontro con Guido, custode di una villa, obiettivo di rapina, porrà dei dubbi alla donna e la farà riflettere sul suo comportamento sino a quel momento

Opera prima del regista di videoclip e spot Giuseppe Capotondi, il film narra le vicende di Sonia (Kseniya Rappoport), inserviente in un hotel di Torino e legata sentimentalmente a un ladro professionista.

Per facilitare l’attività del fidanzato, Sonia dovrà fingersi amante di un guardiano (Guido-Filippo Timi) di una villa storica, al cui interno si trovano molti quadri e oggetti di valore.

L’incontro sembrerà fortuito, e avverrà attraverso la formula dello speed-date.

Questo incontro segnerà, tuttavia, la vita di Sonia, lasciando spazio ad un innamoramento vero.

Il film è costruito attraverso un complesso meccanismo che lega realtà e sogno. Se la prima e la terza parte della pellicola narrano le vicende reali di Sonia e Guido, la seconda parte mette in immagini i sogni di Sonia durante il coma, provocatole da un colpo di pistola, partito dal suo vero fidanzato durante la colluttazione con Guido all’interno della villa saccheggiata.

Questa costruzione in cui realtà e sogno si mescolano richiama in qualche modo opere come il lynchano Mulholland Drive.

Lo spettatore non è conscio del fatto che la seconda parte sia una finzione: la condizione di sogno viene rivelata solo al termine di una mezzora che viene costruita filmicamente con tutti i canoni del film thriller-horror, riprendendo alcuni topoi come la scena della vasca (ad esempio proposta ne Le verità nascoste) o la casa abitata da fantasmi.

In qualche modo vi è nel sogno un richiamo anche a La donna che visse due volte hitchcockiano, per quel ripresentarsi di Guido anche dopo la sua morte (presunta).

Il tema del doppio è inoltre un elemento pregnante dello script e dà il titolo alla pellicola: la doppia ora caratterizza l’incontro di Sonia e di Guido; i momenti cardine del loro rapporto sono contrassegnati dall’apparire sull’orologio di ore come le 23:23, le 14:14, le 05:05

Il senso di colpa della protagonista per l’omicidio causato (nel sogno) caratterizza inoltre il suo personaggio, e fa continuamente apparire nel suo sogno l’uomo ingannato (Guido), oltre che altre morti, come quella dell’amica Margherita.

Questo senso di colpa è filmicamente presentito dal senso di colpa per il suicidio di una delle ospiti dell’albergo, che si getta da una camera che Sonia sta rassettando.

Vi è forse inintenzionale un richiamo, nel nome della protagonista, all’eroina dostoevskiana di Delitto e Castigo, ma in questo caso i piani si ribaltano e Sonia assume le caratteristiche di Raskolnikov, mentre Guido cerca di redimere il crimine di Sonia.

Filmicamente la pellicola si regge su una sceneggiatura solida e su una fotografia ben studiata, oltre che su una costruzione registica accurata, che ha saputo lavorare alacremente per mettere in immagini una sceneggiatura già data.

Forse il film non si distingue per un’originalità particolare, ma risulta comunque interessante e gradevole ad una visione attenta, presentando molti rimandi e spunti.

La prova attoriale è di tutto rispetto, mostrandoci una coppia di protagonisti affiatata e molto preparata.

Un film italiano di qualità, presentato nel 2009 in concorso alla Mostra del cinema di Venezia.

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alexmn 7/10

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