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7/10

Possession regia di Andrzej Zulawski

Horror
recensione di Francesco Carabelli

Marc e Anna una coppia sposata attraversa una grossa crisi. Neanche l'amore per il figlio Bob riesce a tenere assieme il loro matrimonio. Ma a metterlo a repentaglio non è l'amore di Anna per un altro uomo... mostra spoiler

anzi una presenza mostruosa sconvolge i giorni e le notti di Anna, avvinghiandola a sé fino a succhiarne ogni umanità.

Un horror realista, ecco quello che ci propone con questa pellicola  il regista polacco Andrzej Zulawski. Realista perché entra nella vita dei personaggi con uno sguardo disincantato, volto a svelarne le pulsioni e le isterie, così come le debolezze. Sfondo della vicenda è la Berlino di prima della caduta del muro, che il regista raffigura deserta, fredda e divisa, non mancando di scegliere location proprio al confine tra Berlino ovest e Berlino est. Una coppia in crisi.

Un marito, Sam Neill, che decide di smettere di lavorare per dedicare più tempo alla moglie, Isabelle Adjani, la quale già da tempo lo tradisce con un uomo, dedico a pratiche orientali. Ma vi è un’altra presenza, dapprima oscura, che  riempie la vita  di Anna (Isabelle Adjani) e la rende folle e intrattabile, staccandola sempre più da Marc (Sam Neill). Il marito ingaggia addirittura un ispettore privato per scoprire la verità, e nel frattempo trova conforto nella maestra del figlio Bob, la quale si presta ai lavori domestici e alla cura del bambino (maestra incarnata dalla stessa Adjani).

La ricerca su Anna dà i suoi frutti, ma provoca anche atti delittuosi, in quanto questa, per difendere il proprio segreto, si sbarazza degli uomini che la cercano. Il marito mette allora sulle sue tracce l’amante coinvolgendolo nelle pazzie della moglie. Da ultimo anche Marc si recherà presso la nuova abitazione di Anna, scoprendo il segreto della donna, fino a partecipare della sua follia. Il film è una riflessione sul bene e sul male, incarnato qui dalla creatura che possiede Anna e la rende sua schiava.

Una riflessione anche quindi  sulla libertà umana e sul limite oltre il quale l'uomo non può spingersi se non lasciando emergere la sua parte beluina e irrazionale (caos come perdita di fede). La parte di bene che c’è in Anna soccombe di fronte al male che la possiede e lo stesso succede in Marc. La coppia muore e lascia il posto ai propri alter-ego che sembrano ritrovare una tranquillità persa e mai più ricostruita. Da segnalare stilisticamente la macchina in continuo movimento nelle scene di esterni e l’uso insistito dei primi piani a carpire ogni movimento dei volti degli attori, che riescono ad esprimire in modo stupefacente l’angoscia e il dolore di ciò che stanno vivendo.

Memorabili scene come quelle della metropolitana in cui la Adjani manifesta una possessione e quella in cui la stessa si taglia la gola con un coltello elettrico, per la realisticità e per la passione espressa dalla attrice francese, che per questo ruolo ha ricevuto il premio per la miglior interpretazione a Cannes ed il César. Un film tutto sommato originale, anche se talvolta presuntuoso stilisticamente rispetto ai contenuti.  

 

V Voti

Voto degli utenti: 8,9/10 in media su 7 voti.
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Cas 8/10
B-B-B 9/10

C Commenti

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loson79 (ha votato 8 questo film) alle 16:34 del 29 settembre 2010 ha scritto:

Nervosamente tentacolare, viscido, il cinema di Zulawski è eccesso visivo/semantico, surreale grido d'impotenza e malcelata misoginia. La fotografia è fredda, come la Berlino pre-riunificazione. L'obiettivo dissangua il corpo straziato della Adjani (superba) e restituisce crudi oggetti in cerca di un'anima. Dulcis in fundo: Sam Neill paranoico è sempre uno spettacolo (provare "Il Seme della Follia" di Carpenter per avere conferma).

Cas (ha votato 8 questo film) alle 21:55 del 23 dicembre 2011 ha scritto:

Impressionante (e bellissima) Adjani, un'interpretazione che mette i brividi dall'inizio alla fine. Film angosciante, surreale, colmo di pieghe di significato dai risvolti oscurissimi. Una bella mazzata che vale la visione.

alejo90 (ha votato 8 questo film) alle 9:56 del 22 agosto 2013 ha scritto:

Film stranissimo, veramente weird, recitato in modo straordinario e decisamente sopra le righe, ricco di momenti visivamente strabilianti e all'insegna dell'eccesso, è una pellicola ingiustamente poco considerata e giustamente riassemblata, che oggi appare in tutta la sua portata provocatoria. Film unico nella sua commistione di generi ed impossibile da catalogare, ha il suo punto di forza (e di debolezza) nel voler a tutti i costi essere originale: ciò produce risultati talvolta geniali, talvolta discutibili, ma sempre d'effetto. Ambientato significativamente nella Berlino divisa dal muro, è fondato sul conflitto degli opposti: marito/moglie, uomo/donna, razionalità/follia, Religione/Caso (quest'ultimo direttamente esplicitato nel film), realtà/sogno (meglio dire "incubo"). Tracima di sangue, urla, sesso e morte, con una regia barocca che alterna momenti lenti e cinepresa fissa a sequenze concitate con telecamera a spalla, dialoghi deliranti e situazioni da brivido; intriga grazie al mistero del segreto che Anna porta con sè e costringe lo spettatore a proseguire la visione fino in fondo, per concludere con una finale sospeso immerso in un clima allucinante e apocalittico.

E' il tentativo di mettere in immagini il senso di vuoto interiore (Anna dice di non provare più "niente per nessuno") che può affliggere un individuo la cui vita sembra apparentemente normale, ma di cui non sa trovare un significato.

Probabilmente l'horror più originale degli anni '80.