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10/10

Essential killing regia di Jerzy Skolimowski

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Un uomo solo contro il mondo, in fuga, disperso nella natura selvaggia, deve lottare per sopravvivere, contando solo sulle proprie forze e sulla pietà di coloro che non lo considerano ostile….

Qualcuno lo definirebbe un film politico, altri un film di guerra, ma nelle intenzioni dell’autore Essential killing non è né l’uno né l’altro; è piuttosto il racconto di un uomo che combatte per la propria sopravvivenza in un ambiente a lui sconosciuto e lontano migliaia di chilometri da casa sua. Il protagonista, afgano o forse iracheno (non è dato sapere e l’ambiguità è voluta) viene trasferito in Europa dopo aver ucciso dei soldati americani, non sappiamo se solamente per paura o perché era stato addestrato per questo. Sottoposto a tortura (waterboarding), deve poi affrontare un lungo viaggio aereo e, arrivato in Europa, mentre viene trasferito dall’aeroporto alla prigione, una delle jeep del convoglio ha un incidente e l’uomo può darsi alla fuga. Dovrà così fare i conti con un ambiente ostile: la neve copiosa, il freddo, gli animali e poi l’assenza di cibo; tutte condizioni che lo porteranno allo stremo delle forze. L’ambientazione è assolutamente affascinante. Il film è stato girato tra Polonia e Norvegia e gli scenari sono da favola. Tanto più che la fotografia molto pittorica (ricordiamo i 17 anni dedicati dal maestro polacco alla pittura , ovvero dal 1991 al 2008, prima di tornare sulla ribalta internazionale con l’elegiaco Quattro notti con Anna) ci affascina per l’equilibrio della rappresentazione. Alle sequenze di insieme che vedono il nostro protagonista muoversi all’interno dei boschi norvegesi (molto spesso riprese dall’alto con l’ausilio di un elicottero), si alternano le soggettive dell’uomo che si muove di soppiatto tra la vegetazione per nascondersi dai militari che sono sulle sue tracce. Il tema della solitudine e del confronto con la natura e della lotta per la sopravvivenza è un tema forte della pellicola che ci ricorda film  come Into the wild, ma Skolimowski insiste maggiormente sull’animalità del protagonista, sfruttando le doti attoriali di Vincent Gallo, che vediamo intento in scene che metterebbero in crisi gli attori dello star system (ad esempio quando mangia pesce crudo o si nutre di corteccia e di formiche). L’attore ha vinto per questo ruolo il premio per la migliore interpretazione maschile (Coppa Volpi) alla 67° Mostra del Cinema di Venezia. Il regista gioca molto sulla contrapposizione di tonalità di colori: il bianco e il verde delle foreste norvegesi, di contro all’ocra del medio oriente e ad altri colori come il rosa e il blu che compaiono nei ricorrenti sogni del protagonista, che ricorda casa sua e la sua famiglia. Un’altra componente interessante è la colonna sonora che gioca molto sui silenzi degli ambienti in cui si svolgono gli eventi e sulla sordità acquisita del protagonista a seguito della sua cattura avvenuta mezzo bombardamento da parte di un elicottero (il regista ricorre ad una soggettiva non solo delle immagini, ma anche del sonoro). I dialoghi sono ridotti all’osso, anche per le difficoltà di comprensione tra persone che parlano lingue differenti (come nel finale).

Skolimowski parlando del film dice di averlo trattato come una poesia, ovvero di averlo costruito tramite l’immaginazione, senza effettuare ricerche specifiche, ma lasciandosi ispirare dalla propria fantasia, arrivando a considerarlo il proprio miglior film di sempre.

Il cast di rilievo (Vincent Gallo, Emanuelle Seigner) , la fotografia molto curata, lo script che lascia spazio all’improvvisazione e l’instancabile ricerca sul singolo uomo opposto al mondo e in lotta per la sopravvivenza, tema caro al maestro polacco, ne fanno di sicuro un’opera degna della nostra attenzione e aprono una terza fase nella carriera di Skolimowski, dopo la gioventù in Polonia e i suoi film più politici, l’esilio in Inghilterra e in America, ora il ritorno alle origini, pronto a narrarci nuove storie che partano dalla realtà polacca ma non solo.

 

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 2 voti.
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alexmn 8/10

C Commenti

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fellinirimini alle 23:50 del 21 agosto 2013 ha scritto:

Un capolavoro assoluto. Skolimovski, con La ragazza del bagno pubblico, mi ha aperto al mondo del cinema.

frankbin, autore, alle 10:36 del 22 agosto 2013 ha scritto:

se ti è piaciuto ti consiglio anche la visione di "The shout"

fellinirimini alle 13:50 del 22 agosto 2013 ha scritto:

Grazie, me lo procuro!

frankbin, autore, alle 13:53 del 22 agosto 2013 ha scritto:

il titolo italiano è "L'australiano"